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Rinvio pregiudiziale: inammissibile senza motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5485/2024, ha dichiarato inammissibile un rinvio pregiudiziale sulla competenza territoriale sollevato da un G.U.P. La decisione si fonda sulla totale assenza di motivazione nell’ordinanza di rinvio. Il giudice si era limitato a trasmettere le eccezioni difensive senza analizzarle né esporre le ragioni per cui riteneva la questione non manifestamente infondata. La Corte ha ribadito che il rinvio pregiudiziale non è un automatismo, ma richiede una valutazione e una motivazione specifica da parte del giudice di merito.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinvio Pregiudiziale: La Cassazione Esige la Motivazione del Giudice

L’introduzione del rinvio pregiudiziale sulla competenza territoriale, attraverso l’art. 24-bis del codice di procedura penale, ha rappresentato una delle novità più significative della Riforma Cartabia, con l’obiettivo di accelerare i processi ed evitare annullamenti tardivi. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5485/2024, mette in chiaro un punto fondamentale: questo strumento non è un automatismo. La Corte ha dichiarato inammissibile un rinvio proposto da un Giudice dell’Udienza Preliminare perché totalmente privo di motivazione, stabilendo un principio di responsabilità per i giudici di merito.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine in un procedimento penale per reati tributari pendente davanti al G.U.P. del Tribunale di Firenze. Durante l’udienza preliminare, i difensori di diversi imputati hanno sollevato tre distinte eccezioni di incompetenza territoriale, sostenendo che la giurisdizione spettasse, a vario titolo, ai Tribunali di Forlì, Reggio Emilia o Roma.

Di fronte a queste eccezioni, il G.U.P., anziché decidere autonomamente o motivare la propria posizione, ha optato per attivare il nuovo istituto del rinvio pregiudiziale, trasmettendo gli atti alla Corte di Cassazione affinché questa dirimesse la questione di competenza. L’ordinanza di rinvio, però, si limitava a dare atto delle eccezioni sollevate dalle difese, senza aggiungere alcuna analisi o valutazione nel merito.

Analisi del Rinvio Pregiudiziale e la Posizione della Cassazione

L’articolo 24-bis c.p.p. consente al giudice di rimettere la decisione sulla competenza territoriale alla Corte di Cassazione, ma la norma prevede che il giudice “può” farlo, non che “deve”. Questa discrezionalità, secondo la Suprema Corte, non è arbitraria ma legata a un preciso onere di motivazione. Il giudice che intende avvalersi del rinvio pregiudiziale deve:

1. Analizzare la questione: Non può limitarsi a fare da tramite per le richieste delle parti.
2. Compiere una delibazione preliminare: Deve valutare la non manifesta infondatezza della questione di competenza.
3. Motivare la propria decisione: Deve spiegare le ragioni per cui ritiene necessario l’intervento della Cassazione, illustrando le problematiche giuridiche sollevate.

Nel caso di specie, la Corte ha censurato il comportamento del G.U.P., accusandolo di aver di fatto “delegato al buio” la decisione, costringendo la Cassazione a valutare la questione senza la mediazione e l’analisi del giudice che conosce gli atti. Questo approccio trasforma uno strumento pensato per l’efficienza in un meccanismo potenzialmente dispersivo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il rinvio pregiudiziale inammissibile perché non motivato. La ratio della norma, spiegano i giudici, è quella di prevenire la formazione di un “vizio occulto” nel processo che potrebbe portare all’annullamento di tutta l’attività svolta. Questo obiettivo si raggiunge solo se il giudice procedente si “responsabilizza”, effettuando un filtro serio sulle questioni di competenza.

Un’ordinanza di rinvio deve essere un provvedimento motivato, come previsto dall’art. 125 c.p.p., in cui il giudice prende una posizione esplicita sull’eccezione sollevata dalla parte. Se il giudice ritenesse sé stesso incompetente, dovrebbe pronunciare una sentenza in tal senso. Se, al contrario, si ritiene competente ma la questione sollevata dalla parte non è palesemente infondata, allora può attivare il rinvio, ma solo dopo averne spiegato le ragioni.

Conclusioni

La sentenza n. 5485/2024 costituisce un importante monito per tutti gli operatori del diritto. Il rinvio pregiudiziale è uno strumento potente per la definizione anticipata della competenza, ma il suo corretto utilizzo dipende dalla capacità del giudice di merito di esercitare il proprio ruolo di primo vaglio della questione. Delegare la decisione alla Cassazione senza un’adeguata analisi e motivazione non solo è contrario allo spirito della norma, ma comporta una dichiarazione di inammissibilità e la restituzione degli atti, con un’inevitabile perdita di tempo che la norma stessa mirava a prevenire. Viene così riaffermata la centralità della motivazione come pilastro fondamentale di ogni provvedimento giurisdizionale.

Un giudice è obbligato a disporre il rinvio pregiudiziale se la difesa solleva un’eccezione di incompetenza?
No, la norma usa il verbo “può”, indicando una facoltà discrezionale. Il giudice deve prima valutare la non manifesta infondatezza della questione e solo allora può decidere di rimettere la decisione alla Corte di Cassazione.

Qual è il requisito fondamentale per l’ammissibilità di un’ordinanza di rinvio pregiudiziale?
Il requisito fondamentale è la motivazione. Il giudice non può limitarsi a riportare le eccezioni delle parti, ma deve analizzare la questione, prendere posizione e spiegare le ragioni giuridiche che rendono opportuno l’intervento preventivo della Corte di Cassazione.

Cosa accade se il rinvio pregiudiziale viene dichiarato inammissibile per mancanza di motivazione?
La Corte di Cassazione dichiara inammissibile la richiesta e dispone la restituzione degli atti al giudice che l’ha proposta. Quest’ultimo dovrà quindi procedere e decidere autonomamente sulla questione di competenza utilizzando gli strumenti ordinari previsti dal codice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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