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Rinuncia ricorso Cassazione: costi e sanzioni

La Corte di Cassazione chiarisce che la rinuncia al ricorso comporta la sua inammissibilità e la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Nel caso specifico, un imputato aveva rinunciato al proprio ricorso contro un’ordinanza di custodia cautelare. La Suprema Corte, dichiarando l’inammissibilità, ha applicato la sanzione di 500 euro, ribadendo che la legge non distingue tra le varie cause di inammissibilità ai fini dell’applicazione delle sanzioni economiche.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Attenzione ai Costi Aggiuntivi

La decisione di presentare un ricorso per Cassazione è un passo cruciale nella strategia difensiva, ma altrettanto importante è la valutazione delle conseguenze di una sua eventuale ritirata. Una recente sentenza della Suprema Corte, la n. 12354 del 2024, illumina un aspetto fondamentale: la rinuncia al ricorso non è un’uscita di scena a costo zero. Al contrario, essa comporta precise conseguenze economiche per il ricorrente, inclusa una sanzione pecuniaria. Analizziamo la vicenda per comprendere la logica della Corte e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Processo

La vicenda ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Bologna che confermava la misura della custodia cautelare in carcere per un individuo accusato di reati legati agli stupefacenti. La difesa, ritenendo il provvedimento ingiusto, presentava ricorso per Cassazione, lamentando principalmente due vizi:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: si sosteneva che il Tribunale del riesame non avesse realmente valutato le argomentazioni difensive, limitandosi a replicare le motivazioni del Giudice per le Indagini Preliminari.
2. Carenza delle esigenze cautelari: si evidenziava come fosse trascorso un notevole lasso di tempo dai fatti contestati, senza che l’indagato avesse commesso ulteriori reati, mettendo in discussione l’attualità e la concretezza del pericolo di recidiva.

Prima che la Corte di Cassazione potesse discutere il caso, accadeva un colpo di scena processuale: il difensore depositava in cancelleria un atto formale di rinuncia al ricorso.

La Decisione della Corte: Inammissibilità e Condanna alle Spese

Di fronte alla rinuncia, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prenderne atto. La rinuncia è infatti un atto negoziale processuale con cui la parte abdica al proprio diritto di impugnazione. L’effetto giuridico immediato è la declaratoria di inammissibilità del ricorso, ai sensi dell’art. 591, lettera d), del codice di procedura penale.

La parte più significativa della sentenza, tuttavia, riguarda le conseguenze di tale declaratoria. La Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 500,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché la Rinuncia al Ricorso Comporta una Sanzione?

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione rigorosa dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di declaratoria di inammissibilità di un ricorso, il ricorrente deve essere condannato alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

Il punto chiave, sottolineato dalla Cassazione richiamando un proprio precedente consolidato, è che la legge non distingue tra le diverse cause che portano all’inammissibilità. Che l’inammissibilità derivi da un errore tecnico, dalla tardività del ricorso o, come in questo caso, da una volontaria rinuncia al ricorso, l’esito non cambia. La sanzione pecuniaria è una conseguenza automatica dell’esito processuale.

La Corte cita anche una sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000), la quale ha chiarito che tale meccanismo sanzionatorio è legittimo, a meno che la parte non dimostri di aver proposto il ricorso “senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità”. Evidentemente, una rinuncia volontaria è un atto che è pienamente attribuibile alla volontà e alla scelta della parte, escludendo quindi ogni possibile assenza di colpa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale per chiunque affronti un procedimento penale: la rinuncia al ricorso è una scelta strategica che deve essere ponderata attentamente, anche sotto il profilo economico. Non si tratta di una semplice archiviazione del procedimento senza conseguenze. Al contrario, è un atto che attiva un meccanismo sanzionatorio previsto dalla legge.

Per gli avvocati, ciò significa avere il dovere di informare chiaramente i propri assistiti che la decisione di ritirare un’impugnazione comporterà inevitabilmente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, il cui importo viene fissato equitativamente dal giudice. La strategia processuale deve quindi tenere conto non solo delle probabilità di successo, ma anche dei costi certi legati a determinate scelte procedurali.

Ritirare un ricorso per Cassazione comporta delle spese?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la rinuncia al ricorso ne causa l’inammissibilità. Questa declaratoria, a sua volta, obbliga il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Perché si viene condannati a una sanzione anche se si rinuncia volontariamente al ricorso?
Perché l’articolo 616 del codice di procedura penale collega la sanzione alla declaratoria di inammissibilità, senza fare distinzioni sulla causa che l’ha determinata. La rinuncia volontaria è una delle cause di inammissibilità attribuibile alla parte, pertanto la sanzione viene applicata.

A quanto ammonta la sanzione pecuniaria in questo caso?
Nel caso esaminato, la Corte di Cassazione ha fissato la somma, in via equitativa, in 500,00 euro da versare alla Cassa delle ammende, oltre al pagamento delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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