LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rinuncia istanza di rimessione: le conseguenze

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della rinuncia all’istanza di rimessione. Il provvedimento dichiara inammissibile la richiesta a seguito della rinuncia del proponente, ma stabilisce un principio importante: non è prevista la condanna alle spese processuali, bensì solo il pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha quantificato tale somma in misura quasi minima, tenendo conto della volontaria rinuncia.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia Istanza di Rimessione: Analisi delle Conseguenze Pratiche

L’istituto della rinuncia all’istanza di rimessione rappresenta un momento procedurale delicato, le cui conseguenze economiche non sono sempre immediate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla distinzione tra spese processuali e sanzioni pecuniarie, offrendo un’interpretazione chiara e fondamentale per gli operatori del diritto e per i cittadini coinvolti in un procedimento penale. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

Il Caso: Dalla Richiesta alla Rinuncia all’Istanza di Rimessione

Il caso trae origine dalla richiesta di un imputato di trasferire il proprio processo presso un’altra sede giudiziaria, attraverso la cosiddetta istanza di rimessione. Tale strumento è previsto dal codice di procedura penale per garantire che il processo si svolga in un ambiente sereno e imparziale, qualora gravi situazioni locali possano comprometterlo.

Successivamente alla presentazione dell’istanza, lo stesso imputato decideva di fare un passo indietro, comunicando formalmente la propria rinuncia attraverso una comunicazione inviata via posta elettronica certificata (p.e.c.) e firmata digitalmente. A questo punto, la Corte di Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi sugli effetti di tale rinuncia.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile l’istanza di rimessione a causa dell’intervenuta rinuncia. La decisione, tuttavia, si concentra sulle conseguenze economiche per il rinunciante. Pur non condannandolo al pagamento delle spese processuali, i giudici hanno disposto il versamento di una somma di euro cinquecento in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: La Distinzione tra Spese Processuali e Ammenda

La parte più interessante dell’ordinanza risiede nel percorso logico-giuridico seguito dalla Corte per giungere a questa conclusione. I giudici hanno chiarito due aspetti fondamentali.

L’Ammissibilità della Rinuncia

In primo luogo, la Corte ha confermato che la rinuncia all’istanza di rimessione è un atto pienamente ammissibile. La formalità della comunicazione, avvenuta tramite p.e.c. con firma digitale, è stata ritenuta idonea a manifestare in modo inequivocabile la volontà del proponente, in linea con un precedente orientamento giurisprudenziale (Cass. Pen., Sez. 2, n. 41968/2024).

Spese Processuali: Perché non sono dovute?

La Corte aderisce a un principio consolidato secondo cui, anche in caso di rigetto, la richiesta di rimessione non comporta la condanna alle spese processuali. La motivazione è di natura sostanziale: l’istanza di rimessione non è un’impugnazione, ma uno strumento a tutela del corretto esercizio della funzione giudiziaria, protetto a livello costituzionale (art. 111 Cost.). È un mezzo per scongiurare il rischio che il processo sia condizionato da fattori esterni, e come tale non può essere equiparato a un gravame.

La Condanna alla Cassa delle Ammende

Se le spese processuali non sono dovute, diverso è il discorso per la sanzione pecuniaria prevista dall’art. 48, comma 6, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di inammissibilità o rigetto dell’istanza, il proponente privato sia condannato al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto che la rinuncia faccia scattare la sanzione, poiché porta a una declaratoria di inammissibilità. Tuttavia, nel quantificare l’importo, ha tenuto conto proprio della rinuncia come elemento attenuante, fissando una somma vicina al minimo previsto e definendola ‘equitativa’.

Le Conclusioni: Implicazioni per l’Imputato

La decisione della Cassazione offre un importante chiarimento pratico: la rinuncia all’istanza di rimessione, pur essendo una scelta legittima che chiude il procedimento incidentale, non è priva di conseguenze economiche. Sebbene l’imputato eviti la condanna alle spese del procedimento, rimane soggetto al pagamento di una sanzione pecuniaria. La pronuncia sottolinea come il legislatore abbia inteso sanzionare l’attivazione, risultata poi infondata o abbandonata, di un meccanismo processuale complesso come la rimessione. La valutazione equitativa della somma, tuttavia, dimostra che la collaborazione processuale, manifestata attraverso la rinuncia, può mitigare l’entità della sanzione.

È possibile rinunciare a un’istanza di rimessione dopo averla presentata?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la rinuncia è ammissibile e può essere validamente comunicata anche tramite posta elettronica certificata (p.e.c.) con firma digitale.

La rinuncia all’istanza di rimessione comporta la condanna alle spese processuali?
No. La Corte ha ribadito che, data la natura dell’istituto (non assimilabile a un’impugnazione), non è prevista la condanna al pagamento delle spese processuali, neanche quando l’istanza viene dichiarata inammissibile per rinuncia.

Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità per rinuncia?
L’inammissibilità per rinuncia comporta la condanna al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 48, comma 6, c.p.p. Tuttavia, la Corte ha specificato che la rinuncia stessa è un fattore che consente di quantificare la sanzione in modo equitativo e in misura prossima al minimo legale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati