Rinuncia Impugnazione: Quando Ritirare un Ricorso Comporta dei Costi
Nel processo penale, la decisione di impugnare una sentenza è un diritto fondamentale, ma cosa accade quando, dopo aver presentato un ricorso, si cambia idea? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della rinuncia impugnazione, un atto che, sebbene ponga fine al contenzioso, non è privo di implicazioni economiche per chi lo compie. Analizziamo questo caso per capire la logica della Suprema Corte.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e parzialmente riformata dalla Corte d’Appello. In particolare, un imputato era stato condannato per il reato associativo finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 74 del D.P.R. 309/1990. La Corte d’Appello, con una sentenza del maggio 2024, aveva ridotto la pena a sei anni e otto mesi di reclusione.
Non soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando l’eccessiva entità della pena e la presunta illogicità della motivazione. Tuttavia, prima che la Corte Suprema potesse esaminare il caso nel merito, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: l’imputato ha formalmente dichiarato di rinunciare al ricorso.
L’Effetto Decisivo della Rinuncia Impugnazione
La presentazione dell’atto di rinuncia ha cambiato radicalmente le sorti del procedimento. La Corte di Cassazione ha preso atto di questa manifestazione di volontà, qualificandola come un atto processuale formale, irrevocabile e recettizio. Ciò significa che, una volta che la rinuncia perviene alla cancelleria del giudice competente (il giudice ad quem), essa produce immediatamente il suo effetto principale: l’inammissibilità del ricorso.
La Corte ha specificato che la rinuncia è un atto strettamente personale, che può essere compiuto direttamente dalla parte o dal suo difensore, purché quest’ultimo sia munito di una procura speciale apposita. Essendo state rispettate tutte le forme previste dalla legge, il destino del ricorso era segnato.
le motivazioni
La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sull’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che il ricorso è inammissibile quando vi è rinuncia all’impugnazione.
La conseguenza diretta dell’inammissibilità è duplice:
1. Condanna alle spese processuali: Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese sostenute per il procedimento in Cassazione, da lui stesso attivato e poi interrotto.
2. Condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende: La Corte ha ritenuto che la rinuncia, pur essendo un atto legittimo, configura un profilo di colpa in capo al ricorrente. Attivando un procedimento giudiziario per poi abbandonarlo, egli ha causato un inutile dispendio di risorse per il sistema giudiziario. Per questa ragione, e in considerazione delle specifiche ragioni di inammissibilità, la Corte ha stabilito il pagamento di una somma di 500,00 euro in favore della Cassa delle ammende.
La motivazione sottolinea un principio importante: la scelta di rinunciare a un’impugnazione non è neutra. Sebbene ponga fine al giudizio, viene interpretata come un’ammissione implicita della superfluità del ricorso, giustificando così l’applicazione di una sanzione pecuniaria.
le conclusioni
L’ordinanza in esame offre un chiaro monito sulle implicazioni pratiche della rinuncia impugnazione. Questa scelta strategica, che può essere dettata da varie ragioni, pone fine in modo definitivo alla possibilità di ottenere una revisione della sentenza, rendendola irrevocabile. Tuttavia, essa comporta anche conseguenze economiche precise e inevitabili. La condanna alle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende rappresenta il costo per aver attivato la macchina della giustizia senza poi portarne a termine il percorso. Pertanto, la decisione di rinunciare a un ricorso deve essere ponderata attentamente, tenendo conto non solo degli esiti processuali ma anche di queste sanzioni accessorie.
Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La Corte dichiara il ricorso inammissibile. Ciò significa che non entra nel merito della questione e la sentenza impugnata diventa definitiva.
La rinuncia all’impugnazione comporta dei costi?
Sì. La parte che rinuncia è condannata al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, poiché la rinuncia è considerata una causa di inammissibilità imputabile a colpa del ricorrente.
Chi può presentare la dichiarazione di rinuncia?
La rinuncia è un atto strettamente personale. Può essere presentata direttamente dalla parte interessata oppure dal suo avvocato, a condizione che quest’ultimo sia dotato di una procura speciale rilasciata specificamente per tale atto.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 8669 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 8669 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOMENOME COGNOME
Data Udienza: 07/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a NAPOLI il 07/09/1964
avverso la sentenza del 06/05/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con sentenza del 6 maggio 2024 la Corte di appello di Napoli, in parziale riforma della pronuncia del locale Tribunale del 12 febbraio 2021, come modificata dalla sentenza della Corte di appello di Napoli del 17 giugno 2022, ha ridotto la pena inflitta a COGNOME NOME nella misura di anni sei, mesi otto d reclusione in ordine al reato di cui all’art. 74 D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309.
Avverso tale pronuncia ha proposto ricorso per cassazione l’imputato, a mezzo del suo difensore, deducendo, con un unico motivo, inosservanza degli artt. 132, 133 cod. pen. e 27 Cost., nonché illogicità e inesistenza della motivazione in ordine all’eccessiva entità della pena applicatagli.
In data 6 novembre 2024 è pervenuto un atto con cui il ricorrente ha dichiarato di rinunciare all’impugnazione.
La rinuncia all’impugnazione è un atto processuale a carattere formale, consistente in una dichiarazione abdicativa, irrevocabile e recettizia, da cui discende l’effetto dell’inammissibilità dell’impugnazione, una volta che l’atto sia pervenuto alla cancelleria del giudice ad quem. Si tratta di un atto strettamente personale, che può essere proposto o dalla parte personalmente o dal difensore munito di apposita procura speciale.
L’indicata rinuncia, in quanto effettuata in ossequio alle forme previste dalla legge, comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, ai sensi dell’art. 591, comma 1 lett. d), cod. proc. pen., cui consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, sussistendo profili di colpa, al pagamento in favore della Cassa delle ammende di una somma che, in considerazione delle ragioni di inammissibilità del ricorso stesso, si ritiene congruo fissare in euro 500,00.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 500,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma il 7 novembre 2024
Il Consigliere estensore
Il Presidente
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