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Rinuncia impugnazione: conseguenze e sanzioni

Un imputato, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro una condanna per reati legati agli stupefacenti, ha successivamente formalizzato una rinuncia impugnazione. La Suprema Corte, prendendo atto della rinuncia, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 500,00 euro a favore della Cassa delle ammende, sottolineando come la rinuncia configuri un profilo di colpa che giustifica tale sanzione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia Impugnazione: Quando Ritirare un Ricorso Comporta dei Costi

Nel processo penale, la decisione di impugnare una sentenza è un diritto fondamentale, ma cosa accade quando, dopo aver presentato un ricorso, si cambia idea? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della rinuncia impugnazione, un atto che, sebbene ponga fine al contenzioso, non è privo di implicazioni economiche per chi lo compie. Analizziamo questo caso per capire la logica della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale e parzialmente riformata dalla Corte d’Appello. In particolare, un imputato era stato condannato per il reato associativo finalizzato al traffico di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 74 del D.P.R. 309/1990. La Corte d’Appello, con una sentenza del maggio 2024, aveva ridotto la pena a sei anni e otto mesi di reclusione.

Non soddisfatto della decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando l’eccessiva entità della pena e la presunta illogicità della motivazione. Tuttavia, prima che la Corte Suprema potesse esaminare il caso nel merito, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: l’imputato ha formalmente dichiarato di rinunciare al ricorso.

L’Effetto Decisivo della Rinuncia Impugnazione

La presentazione dell’atto di rinuncia ha cambiato radicalmente le sorti del procedimento. La Corte di Cassazione ha preso atto di questa manifestazione di volontà, qualificandola come un atto processuale formale, irrevocabile e recettizio. Ciò significa che, una volta che la rinuncia perviene alla cancelleria del giudice competente (il giudice ad quem), essa produce immediatamente il suo effetto principale: l’inammissibilità del ricorso.

La Corte ha specificato che la rinuncia è un atto strettamente personale, che può essere compiuto direttamente dalla parte o dal suo difensore, purché quest’ultimo sia munito di una procura speciale apposita. Essendo state rispettate tutte le forme previste dalla legge, il destino del ricorso era segnato.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione sull’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che il ricorso è inammissibile quando vi è rinuncia all’impugnazione.

La conseguenza diretta dell’inammissibilità è duplice:

1. Condanna alle spese processuali: Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese sostenute per il procedimento in Cassazione, da lui stesso attivato e poi interrotto.
2. Condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende: La Corte ha ritenuto che la rinuncia, pur essendo un atto legittimo, configura un profilo di colpa in capo al ricorrente. Attivando un procedimento giudiziario per poi abbandonarlo, egli ha causato un inutile dispendio di risorse per il sistema giudiziario. Per questa ragione, e in considerazione delle specifiche ragioni di inammissibilità, la Corte ha stabilito il pagamento di una somma di 500,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

La motivazione sottolinea un principio importante: la scelta di rinunciare a un’impugnazione non è neutra. Sebbene ponga fine al giudizio, viene interpretata come un’ammissione implicita della superfluità del ricorso, giustificando così l’applicazione di una sanzione pecuniaria.

le conclusioni

L’ordinanza in esame offre un chiaro monito sulle implicazioni pratiche della rinuncia impugnazione. Questa scelta strategica, che può essere dettata da varie ragioni, pone fine in modo definitivo alla possibilità di ottenere una revisione della sentenza, rendendola irrevocabile. Tuttavia, essa comporta anche conseguenze economiche precise e inevitabili. La condanna alle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende rappresenta il costo per aver attivato la macchina della giustizia senza poi portarne a termine il percorso. Pertanto, la decisione di rinunciare a un ricorso deve essere ponderata attentamente, tenendo conto non solo degli esiti processuali ma anche di queste sanzioni accessorie.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La Corte dichiara il ricorso inammissibile. Ciò significa che non entra nel merito della questione e la sentenza impugnata diventa definitiva.

La rinuncia all’impugnazione comporta dei costi?
Sì. La parte che rinuncia è condannata al pagamento delle spese del procedimento e, come in questo caso, al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, poiché la rinuncia è considerata una causa di inammissibilità imputabile a colpa del ricorrente.

Chi può presentare la dichiarazione di rinuncia?
La rinuncia è un atto strettamente personale. Può essere presentata direttamente dalla parte interessata oppure dal suo avvocato, a condizione che quest’ultimo sia dotato di una procura speciale rilasciata specificamente per tale atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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