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Rinuncia all’impugnazione: inammissibilità e spese

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di rinuncia all’impugnazione presentata da un ricorrente contro un’ordinanza del Tribunale della Libertà. A seguito della formale rinuncia, sottoscritta dall’interessato e autenticata dal difensore, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, chiarendo che tale condanna si applica a tutte le cause di inammissibilità, inclusa la rinuncia.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia all’impugnazione: una scelta con conseguenze economiche

Decidere di presentare un ricorso e poi cambiare idea è una possibilità prevista dalla legge, ma non è una scelta priva di conseguenze. La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 15709/2025, chiarisce in modo inequivocabile gli effetti della rinuncia all’impugnazione nel processo penale. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale: ritirare un ricorso porta alla sua inammissibilità e, quasi sempre, alla condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le motivazioni della Corte.

I fatti del caso

La vicenda processuale ha origine dal ricorso presentato da un soggetto avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale della Libertà di L’Aquila. Tuttavia, prima che la Corte di Cassazione potesse esaminare il merito della questione, lo stesso ricorrente ha depositato un atto formale di rinuncia all’impugnazione. L’atto, regolarmente sottoscritto dall’interessato e con firma autenticata dal suo difensore, è stato depositato presso la cancelleria della Corte il 27 febbraio 2025.

A seguito di questo atto, il Procuratore Generale presso la Corte ha concluso chiedendo che il ricorso venisse dichiarato inammissibile.

La decisione della Corte di Cassazione sulla rinuncia all’impugnazione

La Corte Suprema ha accolto la richiesta del Procuratore Generale. Prendendo atto della formale e valida rinuncia, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. La decisione non si è però limitata a questa declaratoria. I giudici hanno anche condannato il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di 500 euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione è un’applicazione diretta di quanto previsto dal codice di procedura penale.

Le motivazioni della condanna

La Corte ha spiegato in modo chiaro e conciso le ragioni giuridiche alla base della condanna economica. Il punto centrale risiede nell’interpretazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto deve essere condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

I giudici hanno sottolineato che la legge non fa alcuna distinzione tra le diverse cause che possono portare a una dichiarazione di inammissibilità. Che si tratti di un ricorso presentato fuori termine, per motivi non consentiti (ex art. 606, comma 3, c.p.p.), o, come in questo caso, per rinuncia all’impugnazione (prevista dall’art. 591 c.p.p.), l’esito non cambia. La condanna al pagamento della sanzione pecuniaria è una conseguenza automatica e inevitabile, volta a sanzionare l’inutile attivazione della macchina giudiziaria.

Le conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio procedurale di grande importanza pratica. La rinuncia all’impugnazione, sebbene sia un diritto della parte, non è un atto neutro. Essa chiude il procedimento, ma lo fa attraverso una declaratoria di inammissibilità che comporta precise responsabilità economiche. Chiunque intenda ritirare un ricorso deve essere consapevole che, salvo casi eccezionali, sarà tenuto a sostenere non solo le spese del processo, ma anche una sanzione aggiuntiva. Questa regola serve a disincentivare la presentazione di ricorsi avventati o dilatori, garantendo che le risorse della giustizia siano impiegate per esaminare questioni fondate e meritevoli di approfondimento.

Cosa succede se si decide di ritirare un ricorso in Cassazione?
Se si presenta una formale rinuncia all’impugnazione, la Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito della questione.

La rinuncia all’impugnazione comporta dei costi?
Sì, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso a seguito di rinuncia comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle ammende.

Perché si viene condannati a una sanzione pecuniaria anche se si rinuncia volontariamente?
Perché l’art. 616 del codice di procedura penale non distingue tra le varie cause di inammissibilità. La condanna è una conseguenza prevista per tutti i casi in cui un ricorso viene dichiarato inammissibile, inclusa la rinuncia, per sanzionare l’aver messo in moto la macchina giudiziaria senza poi portare a termine il giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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