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Rinuncia all’impugnazione: inammissibilità e costi

Un soggetto, in custodia cautelare per reati aggravati dalla finalità mafiosa, ha presentato ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del Tribunale del riesame. Tuttavia, prima dell’udienza, l’imputato e il suo difensore hanno presentato una formale rinuncia all’impugnazione. La Corte di Cassazione, applicando la legge processuale, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali, sottolineando che la rinuncia comporta tale onere a meno che non sia determinata da una sopravvenuta carenza di interesse per causa non imputabile al rinunciante, circostanza non verificatasi nel caso di specie.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia all’Impugnazione: Conseguenze e Costi Processuali

Intraprendere un percorso legale e presentare un ricorso, specialmente fino alla Corte di Cassazione, è una decisione importante. Ma cosa accade se, in corso d’opera, si decide di fare un passo indietro? La recente sentenza della Suprema Corte analizza proprio le conseguenze di una rinuncia all’impugnazione, chiarendo un punto fondamentale: la decisione di abbandonare un ricorso non è priva di effetti, soprattutto dal punto di vista economico.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame che confermava la misura della custodia in carcere per un individuo accusato di reati molto gravi: traffico di sostanze stupefacenti e accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte di un detenuto, entrambi aggravati dalla finalità di agevolare un’associazione di tipo mafioso. L’indagato, tramite il suo difensore, aveva presentato ricorso in Cassazione, sollevando quattro distinti motivi di presunta violazione di legge e vizi di motivazione. Il ricorso era quindi pronto per essere discusso davanti ai giudici supremi.

La Svolta Processuale: La Rinuncia all’Impugnazione

Prima che si tenesse l’udienza, si è verificato un colpo di scena processuale: sia l’imputato che il suo legale hanno trasmesso alla cancelleria della Corte un atto scritto con cui dichiaravano formalmente di rinunciare al ricorso. È importante sottolineare che in tali dichiarazioni non veniva specificata alcuna motivazione alla base di questa scelta. Questo atto ha cambiato radicalmente il destino del procedimento.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha preso atto della volontà espressa dal ricorrente e dal suo difensore. La legge processuale penale, in particolare l’articolo 591, comma 1, lettera d), è molto chiara su questo punto: la rinuncia all’impugnazione è una delle cause che determina l’inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, i giudici non sono entrati nel merito dei quattro motivi sollevati in origine, ma si sono fermati a questa constatazione preliminare, dichiarando il ricorso inammissibile.

La Corte ha poi affrontato la questione delle spese processuali. L’articolo 616 del codice di procedura penale stabilisce che la declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese. La sentenza precisa che questa regola si applica anche quando l’inammissibilità deriva da una rinuncia all’impugnazione. Esiste un’eccezione: la condanna può essere evitata se si dimostra che la rinuncia è stata causata da una “sopravvenuta carenza d’interesse per causa non imputabile al ricorrente”. Nel caso specifico, non essendo stati forniti elementi in tal senso, la Corte ha applicato la regola generale, condannando il ricorrente al pagamento delle spese.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio procedurale cruciale: la rinuncia all’impugnazione è un atto formale con conseguenze giuridiche precise. Se da un lato pone fine al contenzioso, dall’altro lato non cancella gli oneri economici derivanti dall’aver attivato la macchina della giustizia. La condanna alle spese processuali diventa una conseguenza quasi automatica, salvo la rara e provata eccezione della carenza di interesse non imputabile. La decisione serve quindi come monito sull’importanza di ponderare attentamente non solo la presentazione di un’impugnazione, ma anche l’eventuale decisione di ritirarla.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso per Cassazione?
La rinuncia formale al ricorso ne determina la declaratoria di inammissibilità da parte della Corte, il che significa che il ricorso non viene esaminato nel merito e il procedimento si conclude a quello stadio.

Chi effettua la rinuncia all’impugnazione deve sempre pagare le spese processuali?
Sì, secondo quanto stabilito dalla Corte in base all’art. 616 del codice di procedura penale, la declaratoria di inammissibilità, anche se dovuta a rinuncia, comporta di regola la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali.

È possibile evitare la condanna alle spese in caso di rinuncia?
Sì, ma solo in circostanze eccezionali. La condanna alle spese può essere evitata se il ricorrente dimostra che la rinuncia è stata determinata da una sopravvenuta carenza d’interesse per una causa a lui non imputabile. Nel caso esaminato, non essendo state fornite tali giustificazioni, la condanna è stata confermata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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