Rinuncia all’impugnazione: Conseguenze e Costi secondo la Cassazione
La rinuncia all’impugnazione è un atto processuale dalle conseguenze ben definite, come chiarito da una recente sentenza della Corte di Cassazione. Decidere di abbandonare un ricorso, anche se straordinario, non è un’azione priva di effetti. La Suprema Corte ha ribadito che tale scelta comporta l’immediata declaratoria di inammissibilità e una condanna economica a carico del ricorrente. Analizziamo insieme questa pronuncia per comprendere meglio il meccanismo e le sue implicazioni.
I Fatti del Caso
Un soggetto aveva presentato un ricorso straordinario avverso una precedente sentenza della stessa Corte di Cassazione. Tuttavia, prima che si tenesse l’udienza per la discussione del caso, la difesa del ricorrente ha depositato in cancelleria un atto formale di rinuncia all’impugnazione. L’atto, come richiesto dalla procedura, presentava la firma del ricorrente autenticata dal suo difensore, rendendo la rinuncia pienamente valida ed efficace.
La Decisione della Corte sulla Rinuncia all’impugnazione
Di fronte a questo nuovo sviluppo, la Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prendere atto della volontà della parte. La rinuncia all’impugnazione è una delle cause di inammissibilità del ricorso esplicitamente previste dalla legge, in particolare dall’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale.
Di conseguenza, i giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel merito delle questioni sollevate. Ma la decisione non si è fermata qui. La Corte ha altresì condannato il ricorrente al pagamento di due voci di spesa:
1. Le spese processuali relative al procedimento.
2. Una somma di tremila euro da versare alla Cassa delle Ammende.
Le motivazioni
La motivazione della sentenza è netta e si fonda su un principio cardine della procedura penale. La rinuncia all’impugnazione, una volta formalizzata, estingue il diritto a contestare la sentenza. Questo atto pone fine al procedimento, rendendo superfluo qualsiasi esame delle ragioni del ricorso.
La condanna al pagamento delle spese e della sanzione pecuniaria non è una punizione discrezionale, ma una conseguenza diretta e quasi automatica prevista dalla legge. La Corte ha sottolineato che la somma da versare alla Cassa delle Ammende è stata commisurata al “grado di colpa nell’aver determinato la causa della inammissibilità”. In altre parole, presentando un ricorso per poi ritirarlo, il ricorrente ha attivato la macchina della giustizia inutilmente. La sanzione ha quindi una duplice funzione: risarcitoria per l’impiego di risorse pubbliche e deterrente per scoraggiare la presentazione di impugnazioni non ponderate.
Le conclusioni
Questa sentenza conferma un importante principio: le scelte processuali hanno un peso e delle conseguenze concrete, anche economiche. La rinuncia all’impugnazione è un diritto della parte, ma il suo esercizio comporta la responsabilità per aver causato l’infruttuoso avvio di un procedimento. Per chiunque si appresti a intraprendere un percorso legale, è fondamentale essere consapevoli che anche un passo indietro, come la rinuncia, ha un costo stabilito dalla legge, finalizzato a garantire l’efficienza e la serietà del sistema giudiziario.
Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
In base alla sentenza, la rinuncia all’impugnazione comporta la declaratoria di inammissibilità del ricorso, impedendo al giudice di esaminarne il merito.
La rinuncia all’impugnazione comporta sempre dei costi?
Sì, il provvedimento analizzato stabilisce che la dichiarazione di inammissibilità per rinuncia è seguita dalla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.
Perché viene imposta una sanzione economica in caso di rinuncia?
La sanzione economica viene commisurata al grado di colpa del ricorrente nell’aver causato l’inammissibilità. In sostanza, si sanziona l’aver avviato un procedimento giudiziario per poi interromperlo, causando un inutile dispendio di risorse per il sistema giustizia.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 2 Num. 16400 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 2 Num. 16400 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 25/03/2025
SECONDA SEZIONE PENALE
– Presidente –
NOME COGNOME NOME COGNOME NOME COGNOME NOME COGNOME
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a REGGIO CALABRIA il 03/04/1967
avverso la sentenza del 29/05/2024 della CORTE DI CASSAZIONE udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME sentito il Pubblico ministero, nella persona del Sostituto Procuratore generale NOME COGNOME che ha concluso chiedendo dichiararsi l’inammissibilità del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
NOME COGNOME ha proposto ricorso straordinario avverso la sentenza della Corte di cassazione, Sesta sezione penale, emessa nei suoi confronti il 29 maggio 2024.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Deve darsi atto che, nelle more, Ł stata depositata in cancelleria rinuncia all’impugnazione da parte del ricorrente, con firma autenticata dal suo difensore.Ne consegue che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile ex art. 591, comma 1, lett. d), cod. proc. pen., con consequenziale condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali ed alla somma di euro tremila alla Cassa delle Ammende, commisurata al suo grado di colpa nell’aver determinato la causa della inammissibilità.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 25/03/2025.
Il Presidente NOME COGNOME