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Rinuncia all’impugnazione: inammissibilità e costi

Un’imputata, dopo aver proposto ricorso per cassazione contro una condanna per omicidio colposo, decide di effettuare la rinuncia all’impugnazione. La Corte Suprema di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia all’Impugnazione: Conseguenze e Costi di una Scelta Processuale

La decisione di contestare una sentenza attraverso un’impugnazione è un momento cruciale nel percorso processuale. Tuttavia, altrettanto significativa è la scelta successiva di desistere da tale azione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze dirette della rinuncia all’impugnazione, un atto che determina l’immediata chiusura del procedimento di gravame con specifici oneri economici per chi lo compie. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per comprendere meglio la natura e gli effetti di tale istituto processuale.

Il Caso in Esame: Dal Ricorso alla Desistenza

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un’imputata, pronunciata in primo grado e parzialmente riformata in appello, per il reato di omicidio colposo. La Corte d’Appello aveva ridotto la pena a otto mesi di reclusione. Contro questa sentenza, l’imputata, tramite il suo difensore, aveva presentato ricorso per cassazione, lamentando vizi di motivazione riguardo all’affermazione della sua responsabilità penale. Tuttavia, prima che la Corte Suprema potesse esaminare il merito del ricorso, è pervenuto un atto formale con cui la ricorrente ha dichiarato di voler rinunciare all’impugnazione stessa.

La Natura Giuridica della Rinuncia all’Impugnazione

La Corte di Cassazione, nel prendere atto della volontà della ricorrente, coglie l’occasione per delineare le caratteristiche fondamentali della rinuncia all’impugnazione. Viene definita come un atto processuale con precise connotazioni:

* Formale: Deve essere espressa nelle forme previste dalla legge.
* Abdicativo: Comporta l’abbandono della pretesa di ottenere una riforma della sentenza impugnata.
* Irrevocabile: Una volta validamente presentata, non può essere ritirata.
Recettizio: Produce i suoi effetti nel momento in cui perviene alla cancelleria del giudice competente a decidere l’impugnazione (il cosiddetto giudice ad quem*).

Inoltre, si tratta di un atto strettamente personale, che può essere compiuto direttamente dalla parte interessata o dal suo difensore, a condizione che quest’ultimo sia munito di una procura speciale che lo autorizzi specificamente a tale atto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha stabilito che la rinuncia presentata nel caso di specie era stata effettuata in conformità con le norme procedurali. Di conseguenza, l’effetto inevitabile di tale atto è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa conseguenza è prevista espressamente dall’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale.

L’inammissibilità non è però l’unica conseguenza. La legge prevede che alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso segua la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento. Oltre a ciò, la Corte ha ravvisato nella rinuncia la sussistenza di profili di colpa che giustificano l’imposizione di un’ulteriore sanzione pecuniaria. Pertanto, ha condannato la ricorrente al pagamento di una somma, fissata in via equitativa a 500,00 euro, in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda sulla considerazione che l’attivazione del meccanismo giudiziario di legittimità, seguita da un ritiro, genera comunque costi e impegni per il sistema giudiziario che devono essere sanzionati.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: la rinuncia all’impugnazione è una scelta che pone fine irrevocabilmente al giudizio di gravame. Sebbene possa rappresentare una strategia processuale ponderata, è essenziale essere consapevoli delle sue conseguenze automatiche. La declaratoria di inammissibilità comporta non solo il passaggio in giudicato della sentenza impugnata, ma anche l’addebito delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questa decisione serve da monito sull’importanza di valutare attentamente ogni passo del percorso processuale, poiché anche un atto di desistenza ha implicazioni giuridiche ed economiche ben precise.

Cosa succede se si decide di rinunciare a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il che significa che la Corte non esaminerà il merito della questione e la sentenza impugnata diventerà definitiva.

Chi può presentare la dichiarazione di rinuncia all’impugnazione?
La rinuncia è un atto personale che può essere proposto direttamente dalla parte interessata oppure dal suo avvocato difensore, a condizione che quest’ultimo sia in possesso di una procura speciale apposita.

Ci sono conseguenze economiche per chi rinuncia all’impugnazione?
Sì. La dichiarazione di inammissibilità derivante dalla rinuncia comporta la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, poiché si ritiene che la presentazione di un ricorso poi abbandonato costituisca un atto colposo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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