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Rinuncia all’impugnazione: inammissibilità e costi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato a seguito della sua formale rinuncia all’impugnazione. La sentenza chiarisce che tale atto, essendo abdicativo e irrevocabile, determina una situazione di “soccombenza” che giustifica la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende. Il caso riguardava un ricorso contro un’ordinanza che aveva sostituito la custodia in carcere con gli arresti domiciliari.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia all’impugnazione: le conseguenze secondo la Cassazione

La rinuncia all’impugnazione è un atto processuale dalle conseguenze definitive e talvolta onerose. Con la recente sentenza n. 23286 del 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: chi rinuncia al proprio ricorso non solo ne causa l’inammissibilità, ma si espone anche alla condanna al pagamento delle spese processuali. Analizziamo insieme questa importante decisione per comprenderne la portata pratica.

Il Contesto Processuale

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale della Libertà che, in sede di riesame, aveva parzialmente accolto il ricorso di un imputato. Nello specifico, la misura della custodia in carcere era stata sostituita con quella, meno afflittiva, degli arresti domiciliari. Nonostante questo risultato parzialmente favorevole, l’imputato, tramite il proprio difensore, aveva deciso di presentare ricorso per Cassazione, contestando la sussistenza degli indizi e la proporzionalità della misura applicata.

Tuttavia, in un momento successivo, il procuratore speciale del ricorrente depositava una formale dichiarazione di rinuncia all’impugnazione, motivata dalla carenza di interesse a proseguire, alla luce di un successivo provvedimento del Tribunale.

La Rinuncia all’impugnazione e l’Inammissibilità del Ricorso

La Corte ha innanzitutto chiarito la natura giuridica della rinuncia all’impugnazione. Si tratta di una dichiarazione abdicativa, irrevocabile e recettizia. Questo significa che, una volta manifestata, non può essere ritirata e produce i suoi effetti nel momento in cui giunge a conoscenza dell’autorità giudiziaria.

L’articolo 589 del codice di procedura penale regola le forme della rinuncia, ma la giurisprudenza ha costantemente affermato che tali forme non sono previste a pena di inammissibilità. Ciò che conta è la sicura provenienza dell’atto dal soggetto legittimato (l’imputato o il suo procuratore speciale) e la chiara espressione della volontà di abbandonare il ricorso. Nel caso di specie, questi requisiti erano pienamente soddisfatti, portando inevitabilmente alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso per carenza di interesse, come previsto dall’art. 591 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni della Corte: Soccombenza e Condanna alle Spese

Il punto cruciale della sentenza risiede nella qualificazione delle conseguenze economiche della rinuncia. La Cassazione ha precisato che l’inammissibilità derivante da una rinuncia all’impugnazione integra una situazione di “soccombenza”.

Questo avviene perché la causa dell’inammissibilità non è legata a fattori sopravvenuti e imprevedibili successivi alla presentazione del ricorso, ma a una scelta volontaria della parte. Di conseguenza, il ricorrente che rinuncia viene considerato come la parte che “perde” il giudizio di impugnazione. Tale soccombenza comporta, come logica conseguenza, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma, ritenuta equa in 500,00 euro, in favore della Cassa delle Ammende. La Corte ha supportato questa interpretazione richiamando precedenti conformi, sottolineando la coerenza del proprio orientamento giurisprudenziale.

Le Conclusioni

La decisione in esame offre un importante monito per gli operatori del diritto e i loro assistiti. La scelta di presentare un ricorso deve essere ponderata, così come quella di rinunciarvi. La rinuncia all’impugnazione, sebbene possa essere una strategia processuale valida in determinate circostanze, non è un atto neutro. Esso chiude definitivamente la porta a un ulteriore esame del caso in quella sede e, come chiarito dalla Suprema Corte, comporta conseguenze economiche dirette per il rinunciante, equiparandolo a tutti gli effetti a una parte soccombente.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia porta la Corte a dichiarare il ricorso inammissibile per carenza di interesse, senza esaminarlo nel merito.

La rinuncia a un’impugnazione comporta sempre il pagamento delle spese?
Sì, secondo questa sentenza, la rinuncia volontaria integra una situazione di “soccombenza”, che giustifica la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

Quali sono le caratteristiche della dichiarazione di rinuncia all’impugnazione?
La rinuncia è una dichiarazione abdicativa (si abbandona un diritto), irrevocabile (non si può tornare indietro) e recettizia (produce effetti quando viene conosciuta dal giudice). Non richiede forme particolari, purché la volontà sia espressa chiaramente dal soggetto legittimato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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