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Rinuncia all’impugnazione: inammissibilità del ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato a seguito della rinuncia all’impugnazione. La rinuncia è stata presentata dopo la revoca della misura cautelare domiciliare, determinando una sopravvenuta carenza di interesse a proseguire il giudizio. Di conseguenza, il ricorrente non è stato condannato al pagamento delle spese processuali.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia all’Impugnazione: La Cassazione chiarisce l’Inammissibilità del Ricorso

Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha ribadito un importante principio procedurale: la rinuncia all’impugnazione da parte del difensore, a seguito della revoca della misura cautelare, determina l’inammissibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse. Questo caso offre uno spaccato chiaro su come gli sviluppi fattuali possano influenzare l’esito di un procedimento giudiziario, anche ai massimi livelli.

Il Contesto Processuale: Dal Riesame alla Cassazione

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Napoli. Un soggetto, indagato per gravi reati tra cui il concorso esterno in associazione di tipo mafioso, si trovava agli arresti domiciliari. I suoi difensori avevano impugnato tale misura, chiedendone la revoca o, in subordine, la sostituzione con una meno afflittiva.

Il Tribunale del Riesame, anche a seguito di un precedente annullamento con rinvio da parte della stessa Corte di Cassazione, aveva rigettato l’appello, confermando la misura cautelare. Contro questa decisione, la difesa aveva proposto ricorso per cassazione, lamentando vizi di motivazione.

La Svolta Decisiva: La Rinuncia all’Impugnazione

Mentre il ricorso era pendente dinanzi alla Suprema Corte, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: la misura cautelare degli arresti domiciliari, oggetto del contendere, era stata revocata. Di conseguenza, il difensore dell’indagato, munito di procura speciale, ha depositato un atto di rinuncia all’impugnazione.

Questo atto ha cambiato radicalmente le carte in tavola. L’interesse che sorreggeva il ricorso – ovvero ottenere la liberazione dalla misura degli arresti domiciliari – era venuto meno, poiché l’obiettivo era già stato raggiunto per altre vie. La difesa, prendendo atto della nuova situazione, ha quindi deciso di non proseguire con il giudizio in Cassazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla Rinuncia all’Impugnazione

La Corte di Cassazione, nel prendere la sua decisione, ha applicato l’articolo 591, comma 1, lettera d) del codice di procedura penale. Questa norma prevede che l’impugnazione sia inammissibile quando vi è una rinuncia.

La Corte ha specificato che la rinuncia, validamente espressa dal ricorrente tramite il suo difensore, ha determinato una “sopravvenuta carenza di interesse”. In altre parole, il ricorrente non aveva più alcun vantaggio pratico da ottenere da una decisione sul merito del suo ricorso. Poiché lo scopo principale del processo è risolvere una controversia attuale e concreta, la scomparsa di tale interesse rende inutile la prosecuzione del giudizio.

Le Conclusioni: Nessuna Condanna alle Spese Processuali

Un aspetto di notevole rilevanza pratica della sentenza riguarda le conseguenze economiche della decisione. Generalmente, una dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (ammenda). Tuttavia, in questo caso, la Corte ha specificato che tale condanna non doveva essere applicata.

La ragione di questa scelta risiede proprio nella causa dell’inammissibilità: la rinuncia all’impugnazione è stata una conseguenza diretta del raggiungimento dell’obiettivo del ricorrente. Non si trattava di un ricorso infondato o presentato senza i requisiti di legge, ma di un’azione che aveva perso la sua ragion d’essere. Pertanto, la Corte ha ritenuto non equo sanzionare economicamente chi ha semplicemente preso atto di un esito a lui favorevole.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia, se validamente presentata, porta alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, impedendo alla Corte di esaminare la questione nel merito.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo specifico caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile a causa della “sopravvenuta carenza di interesse”, determinata dalla rinuncia all’impugnazione presentata dalla difesa dopo che la misura cautelare, oggetto del ricorso stesso, era stata revocata.

La rinuncia all’impugnazione comporta la condanna al pagamento delle spese processuali?
Non necessariamente. Come stabilito in questa sentenza, quando l’inammissibilità deriva da una rinuncia motivata dal venir meno dell’interesse (ad esempio, per revoca della misura contestata), la Corte può non condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali e dell’ammenda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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