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Rinuncia all’impugnazione: il ricorso è inammissibile

Un soggetto, condannato in appello per furto e altri reati, propone ricorso in Cassazione. Prima dell’udienza, il suo difensore deposita un atto di rinuncia all’impugnazione. La Suprema Corte, di conseguenza, dichiara il ricorso inammissibile, senza esaminare i motivi, e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia all’Impugnazione: Quando e Perché un Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

Nel complesso iter del processo penale, la presentazione di un ricorso rappresenta un momento cruciale per la difesa. Tuttavia, esistono atti che possono interrompere bruscamente questo percorso. Uno di questi è la rinuncia all’impugnazione, un istituto giuridico che, come illustra una recente ordinanza della Corte di Cassazione, ha effetti definitivi e irrevocabili sul destino del processo. Analizziamo come una scelta strategica della difesa possa portare alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, chiudendo di fatto la porta a un ulteriore esame del caso.

Il Percorso Giudiziario: Dal Furto alla Cassazione

Il caso trae origine da una sentenza della Corte d’Appello che, riformando parzialmente una decisione di primo grado, aveva riqualificato i fatti contestati da ricettazione a furto aggravato. All’imputato venivano inoltre contestati altri reati, e la pena era stata rideterminata in dieci mesi di reclusione e 240 euro di multa.

Contro questa decisione, il difensore dell’imputato aveva proposto ricorso per cassazione, sollevando una questione procedurale di notevole importanza: la presunta mancanza di una querela valida. Secondo la difesa, infatti, la persona offesa aveva sporto denuncia solo per l’indebito utilizzo delle carte di pagamento sottratte, ma non per il furto del portafoglio in sé, per il quale era stata presentata una semplice denuncia di smarrimento. Questo vizio, a detta del ricorrente, avrebbe dovuto invalidare la condanna per furto.

L’Atto di Rinuncia all’Impugnazione e le sue Conseguenze

Il colpo di scena processuale si è verificato prima ancora che la Suprema Corte potesse entrare nel merito della questione. Con un atto trasmesso formalmente, il difensore dell’imputato, munito di procura speciale, ha dichiarato di voler rinunciare all’impugnazione.

Questo atto ha cambiato radicalmente le sorti del procedimento. La rinuncia all’impugnazione, disciplinata dall’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale, è una dichiarazione unilaterale con cui la parte che ha proposto il ricorso manifesta la volontà di non proseguirlo. Tale dichiarazione, una volta formalizzata, preclude al giudice la possibilità di esaminare i motivi del ricorso.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, preso atto della formale rinuncia, non ha potuto fare altro che applicare la legge. L’ordinanza è molto chiara: il ricorso deve essere dichiarato inammissibile. Questa decisione non si basa su una valutazione dei motivi di ricorso (la questione sulla querela non è stata nemmeno discussa), ma è una conseguenza diretta e automatica dell’atto di rinuncia.

La Corte ha specificato che l’inammissibilità deriva proprio dalla “intervenuta rinuncia all’impugnazione”. Come conseguenza di questa dichiarazione, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di cinquecento euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista per i ricorsi inammissibili.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sulle strategie processuali. La rinuncia all’impugnazione è uno strumento che può essere utilizzato per vari motivi, come un accordo tra le parti o una riconsiderazione delle possibilità di successo del ricorso. Tuttavia, le sue conseguenze sono drastiche.

La principale implicazione pratica è che la sentenza impugnata diventa definitiva. Nel caso di specie, la condanna inflitta dalla Corte d’Appello è passata in giudicato, senza alcuna possibilità di revisione da parte della Cassazione. In secondo luogo, la rinuncia comporta oneri economici per il ricorrente, che deve sostenere non solo le spese del giudizio ma anche una sanzione aggiuntiva. Questo caso dimostra in modo esemplare come un atto procedurale possa avere un impatto più decisivo del merito stesso della controversia, cristallizzando l’esito del processo.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso per cassazione già presentato?
In base alla legge, la rinuncia all’impugnazione comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso da parte della Corte, la quale non procede all’esame dei motivi presentati.

Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità per rinuncia?
La parte che ha rinunciato al ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per l’inammissibilità.

La Corte di Cassazione ha esaminato i motivi del ricorso in questo caso?
No, la Corte non ha esaminato nel merito i motivi del ricorso (relativi alla mancanza di querela) perché la rinuncia all’impugnazione è un atto che impedisce qualsiasi valutazione sulla fondatezza delle censure mosse alla sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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