Rinuncia al Ricorso: Una Scelta Definitiva nel Processo Penale
Nel complesso iter del processo penale, la fase di impugnazione rappresenta un momento cruciale per la difesa. Tuttavia, cosa accade quando l’imputato, dopo aver presentato un ricorso, decide di fare un passo indietro? Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione fa luce sulle conseguenze immediate e irrevocabili della rinuncia al ricorso, un atto che chiude definitivamente le porte a un ulteriore esame del caso.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine da un’accusa di falsità ideologica commessa da un privato in atto pubblico. In primo grado, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva assolto l’imputato. A seguito dell’appello del pubblico ministero, la Corte d’Appello aveva ribaltato completamente la decisione, dichiarando l’imputato colpevole e condannandolo a una pena di due mesi di reclusione (seppur sospesa).
Contro questa sentenza di condanna, l’imputato aveva proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione, in particolare la mancata “motivazione rafforzata” richiesta in caso di ribaltamento di una sentenza assolutoria (reformatio in peius), e un’errata applicazione dei principi sull’onere della prova. La questione sembrava destinata a un dibattito giuridico complesso dinanzi alla Suprema Corte.
La Rinuncia al Ricorso e la Decisione della Corte
Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare i motivi del ricorso, è intervenuto un fatto decisivo: il difensore dell’imputato ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, ritualmente sottoscritto anche dal suo assistito. Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del procedimento.
La Corte di Cassazione, preso atto della volontà espressa dal ricorrente, non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile. La rinuncia, infatti, è un atto che preclude al giudice qualsiasi valutazione nel merito delle doglianze presentate. Il processo si arresta su un piano puramente procedurale.
Le Motivazioni della Suprema Corte
Le motivazioni dell’ordinanza sono concise ma inequivocabili. La Corte rileva che la rinuncia è stata presentata ritualmente e proviene dalla parte legittimata. Questo è sufficiente a determinare la fine del giudizio di legittimità.
La conseguenza diretta della dichiarazione di inammissibilità è la condanna del rinunciante al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte lo ha condannato al versamento di una somma di cinquecento euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è una conseguenza prevista dalla legge per i casi di inammissibilità del ricorso, volta a scoraggiare impugnazioni presentate senza ponderazione o ritirate successivamente.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia al Ricorso
Questa ordinanza evidenzia le implicazioni pratiche e definitive della rinuncia al ricorso. Con tale atto, il ricorrente non solo impedisce alla Corte di Cassazione di pronunciarsi sui motivi di presunta illegittimità della sentenza impugnata, ma rende anche definitiva la condanna stabilita dalla Corte d’Appello.
La scelta di rinunciare, sebbene possa derivare da svariate valutazioni personali e strategiche, comporta conseguenze economiche immediate, come il pagamento delle spese e della sanzione alla Cassa delle ammende. Si tratta, in sostanza, di una chiusura tombale del percorso giudiziario, che cristallizza la situazione giuridica definita nel grado di giudizio precedente.
Cosa succede se un imputato presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile. Ciò significa che il caso non viene esaminato nel merito e la sentenza impugnata (in questo caso, quella di condanna della Corte d’Appello) diventa definitiva.
La rinuncia al ricorso comporta delle conseguenze economiche?
Sì, l’ordinanza stabilisce che il ricorrente che rinuncia deve essere condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria, in questo caso di 500 euro, in favore della Cassa delle ammende.
Dopo la rinuncia, la Corte può ancora valutare i motivi per cui il ricorso era stato presentato?
No. Una volta presentata la rinuncia formale, la Corte non può più entrare nel merito dei motivi di ricorso (come, nel caso specifico, il vizio di motivazione). Il suo compito si limita a prendere atto della rinuncia e a dichiarare l’inammissibilità.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 31388 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 7 Num. 31388 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 10/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a BELVEDERE MARITTIMO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 22/12/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RG 5317/24
Rilevato che l’imputato COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Milano che – su appello del pubblico ministero – ha riformato la sentenza del GIP del Tribunale di Como di assoluzione per il reato di falsità ideologica commessa dal privato in at pubblico, dichiarando l’imputato colpevole del reato ascrittogli e condannandolo alla pena d due mesi di reclusione, operata la riduzione per il rito, pena sospesa e non menzione;
Rilevato che l’imputato aveva proposto ricorso, lamentando vizio di motivazione quanto alla carenza di motivazione rafforzata in ipotesi di reformatio in peius della sentenza assolutoria di primo grado e «inversione dell’onere della prova»;
Rilevato che, in data 25 marzo 2024, l’AVV_NOTAIO, per il ricorrente, ha fatt pervenire rituale rinunzia al ricorso sottoscritta anche dall’imputato;
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro cinquecento in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro cinquecento in favore della Cassa delle ammende. Così deciso in Roma, 10 Aprile 2024.