Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi di una Sentenza Decisiva
La rinuncia al ricorso rappresenta un atto di fondamentale importanza nel processo penale, capace di determinare l’esito finale di una controversia. Con la sentenza n. 9155 del 2024, la Corte di Cassazione offre un chiaro esempio delle conseguenze processuali che derivano da tale scelta, soprattutto quando essa è preceduta da un accordo transattivo tra le parti. Questo articolo analizza la vicenda, partendo dai fatti fino ad arrivare alle implicazioni pratiche della decisione della Suprema Corte.
I Fatti del Processo
La vicenda giudiziaria ha origine con il rinvio a giudizio del legale rappresentante di una società esercente la gestione di macchine da gioco. Le accuse erano di peculato e appropriazione indebita, legate alla gestione e raccolta del denaro delle giocate per conto di una società concessionaria.
In primo grado, il Tribunale ha assolto l’imputato dal reato di peculato per insussistenza del fatto e da quello di appropriazione indebita perché il fatto non costituisce reato. Tuttavia, la situazione è cambiata nel giudizio di secondo grado. La Corte di Appello, pronunciandosi sull’impugnazione della sola parte civile (la società concessionaria), ha riformato la sentenza, dichiarando l’imputato responsabile ai soli effetti civili del reato di peculato. Di conseguenza, è stato condannato a risarcire la società per un importo di quasi 48.000 euro, oltre al danno morale e alle spese legali.
L’approdo in Cassazione e l’Accordo tra le Parti
Contro la sentenza d’appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando critiche di natura processuale e sulla qualificazione giuridica dei fatti. La svolta è avvenuta poco prima dell’udienza dinanzi alla Suprema Corte: il difensore dell’imputato ha comunicato la rinuncia al ricorso, motivata dal raggiungimento di un accordo transattivo con la parte civile. Questo atto ha di fatto posto fine alla controversia tra le parti private.
La Rinuncia al Ricorso e le Sue Conseguenze Processuali
L’atto di rinuncia al ricorso è un istituto che consente alla parte di porre fine al giudizio di impugnazione. Quando una parte rinuncia, il giudice non può entrare nel merito delle questioni sollevate, ma deve limitarsi a prendere atto di tale volontà e a dichiarare l’estinzione del procedimento o, come in questo caso, l’inammissibilità del ricorso stesso.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha preso atto della nota con cui il difensore, in qualità di procuratore speciale, ha formalizzato la rinuncia al ricorso. Di conseguenza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha spiegato che la rinuncia preclude qualsiasi valutazione sul merito dell’impugnazione. Per questo motivo, pur condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali, come previsto dalla legge in caso di inammissibilità, non lo ha condannato al versamento di una somma alla Cassa delle ammende. Quest’ultima sanzione, infatti, è prevista solo quando l’inammissibilità deriva da vizi intrinseci del ricorso e la Corte ha la possibilità di valutarne, seppur sommariamente, la fondatezza, cosa che la rinuncia impedisce totalmente.
Conclusioni
La decisione in commento sottolinea l’importanza strategica dell’accordo transattivo e della conseguente rinuncia al ricorso nel contesto del processo penale. Questa scelta permette alle parti di definire la controversia in via stragiudiziale, evitando le incertezze e i costi di un giudizio di legittimità. La sentenza chiarisce che la rinuncia porta a una declaratoria di inammissibilità ‘pura’, che si limita a chiudere il procedimento senza entrare nel merito dei motivi di doglianza. Per l’imputato, ciò ha significato la cristallizzazione della condanna civile emessa in appello, ma anche la fine del contenzioso penale, con la sola condanna al pagamento delle spese del giudizio di cassazione.
Cosa comporta la rinuncia al ricorso per cassazione?
La rinuncia al ricorso per cassazione comporta la declaratoria di inammissibilità dello stesso. Il giudice non esamina il merito delle censure, ma si limita a chiudere il procedimento.
In caso di rinuncia, il ricorrente deve pagare una sanzione alla Cassa delle ammende?
No. Secondo la sentenza, la condanna al versamento di una somma alla Cassa delle ammende non si applica in caso di rinuncia, perché la Corte non può entrare nel merito dei motivi di impugnazione per valutarne l’eventuale infondatezza.
Perché il ricorrente è stato condannato solo al pagamento delle spese processuali?
La condanna al pagamento delle spese processuali è una conseguenza automatica della declaratoria di inammissibilità del ricorso. La rinuncia, pur essendo un atto volontario, non esonera il ricorrente da tale obbligo.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 9155 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 6 Num. 9155 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME NOME
Data Udienza: 13/02/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da
COGNOME NOME nato il DATA_NASCITA a Castellammare del Golfo avverso la sentenza del 15/09/2022 della Corte di appello di Palermo; visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;
sentita la relazione svolta dalla Consigliera NOME COGNOME; lette la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del AVV_NOTAIO Procuratore generale NOME COGNOME, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
NOME COGNOME è stato rinviato a giudizio dinanzi al Tribunale di Trapani per rispondere dei reati di peculato (capo A) e di appropriazione indebita (capo B) in qualità di legale rappresentante della società RAGIONE_SOCIALE, esercente la gestione, pe: – conto della concessionaria RAGIONE_SOCIALE, delle macchine da gioco e della raccoita del denaro delle giocate.
Il Tribunale di Trapani, con sentenza del 9 febbraio 2021, all’esito del giudizio abbreviato, ha assolto l’imputato dal delitto di peculato per insussistenza del fatto e dal delitto di appropriazione indebita perché il fatto non costituisce reato.
Con la sentenza impugnata la Corte di appello di Palermo, su appello della sola parte civile RAGIONE_SOCIALE, ha dichiarato NOME COGNOME responsabile, ai soli effetti civili, del reato di peculato condannandolo a pagare alla società RAGIONE_SOCIALE la somma di C 47.875,57, oltre al risarcimento del danno morale liquidato in C 1.000 e spese.
NOME COGNOME, con atto sottoscritto dal difensore, ha proposto ricorso per cassazione articolando censure di natura processuale, sull’omessa valutazione delle prove e sulla qualificazione giuridica dei fatti.
Successivamente, con nota del 13 febbraio 2024, il difensore, procuratore speciale del ricorrente, ha inviato rinuncia al ricorso per cassazione dando atto dell’accordo transattivo intercorso tra il proprio assistito e la costituita parte civil
La rinuncia determina la declaratoria di inammissibilità del ricorso con condanna di NOME COGNOME al pagamento delle spese del procedimento ma non anche al versamento di una somma alla Cassa delle ammende non potendosi entrare nel merito dell’impugnazione.
PQM
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali.
Così deciso il 13 febbraio 2024
La Consigliera estensora
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Il Pré idente