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Rinuncia al ricorso: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato a seguito della sua rinuncia. L’imputato, legale rappresentante di una società di gestione di apparecchi da gioco, era stato condannato in appello ai soli fini civili per peculato. Prima della decisione della Cassazione, ha raggiunto un accordo transattivo con la parte civile, determinando la rinuncia al ricorso. La Suprema Corte, prendendo atto della rinuncia, ha chiuso il procedimento condannando il ricorrente al solo pagamento delle spese processuali.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi di una Sentenza Decisiva

La rinuncia al ricorso rappresenta un atto di fondamentale importanza nel processo penale, capace di determinare l’esito finale di una controversia. Con la sentenza n. 9155 del 2024, la Corte di Cassazione offre un chiaro esempio delle conseguenze processuali che derivano da tale scelta, soprattutto quando essa è preceduta da un accordo transattivo tra le parti. Questo articolo analizza la vicenda, partendo dai fatti fino ad arrivare alle implicazioni pratiche della decisione della Suprema Corte.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine con il rinvio a giudizio del legale rappresentante di una società esercente la gestione di macchine da gioco. Le accuse erano di peculato e appropriazione indebita, legate alla gestione e raccolta del denaro delle giocate per conto di una società concessionaria.

In primo grado, il Tribunale ha assolto l’imputato dal reato di peculato per insussistenza del fatto e da quello di appropriazione indebita perché il fatto non costituisce reato. Tuttavia, la situazione è cambiata nel giudizio di secondo grado. La Corte di Appello, pronunciandosi sull’impugnazione della sola parte civile (la società concessionaria), ha riformato la sentenza, dichiarando l’imputato responsabile ai soli effetti civili del reato di peculato. Di conseguenza, è stato condannato a risarcire la società per un importo di quasi 48.000 euro, oltre al danno morale e alle spese legali.

L’approdo in Cassazione e l’Accordo tra le Parti

Contro la sentenza d’appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando critiche di natura processuale e sulla qualificazione giuridica dei fatti. La svolta è avvenuta poco prima dell’udienza dinanzi alla Suprema Corte: il difensore dell’imputato ha comunicato la rinuncia al ricorso, motivata dal raggiungimento di un accordo transattivo con la parte civile. Questo atto ha di fatto posto fine alla controversia tra le parti private.

La Rinuncia al Ricorso e le Sue Conseguenze Processuali

L’atto di rinuncia al ricorso è un istituto che consente alla parte di porre fine al giudizio di impugnazione. Quando una parte rinuncia, il giudice non può entrare nel merito delle questioni sollevate, ma deve limitarsi a prendere atto di tale volontà e a dichiarare l’estinzione del procedimento o, come in questo caso, l’inammissibilità del ricorso stesso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha preso atto della nota con cui il difensore, in qualità di procuratore speciale, ha formalizzato la rinuncia al ricorso. Di conseguenza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha spiegato che la rinuncia preclude qualsiasi valutazione sul merito dell’impugnazione. Per questo motivo, pur condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali, come previsto dalla legge in caso di inammissibilità, non lo ha condannato al versamento di una somma alla Cassa delle ammende. Quest’ultima sanzione, infatti, è prevista solo quando l’inammissibilità deriva da vizi intrinseci del ricorso e la Corte ha la possibilità di valutarne, seppur sommariamente, la fondatezza, cosa che la rinuncia impedisce totalmente.

Conclusioni

La decisione in commento sottolinea l’importanza strategica dell’accordo transattivo e della conseguente rinuncia al ricorso nel contesto del processo penale. Questa scelta permette alle parti di definire la controversia in via stragiudiziale, evitando le incertezze e i costi di un giudizio di legittimità. La sentenza chiarisce che la rinuncia porta a una declaratoria di inammissibilità ‘pura’, che si limita a chiudere il procedimento senza entrare nel merito dei motivi di doglianza. Per l’imputato, ciò ha significato la cristallizzazione della condanna civile emessa in appello, ma anche la fine del contenzioso penale, con la sola condanna al pagamento delle spese del giudizio di cassazione.

Cosa comporta la rinuncia al ricorso per cassazione?
La rinuncia al ricorso per cassazione comporta la declaratoria di inammissibilità dello stesso. Il giudice non esamina il merito delle censure, ma si limita a chiudere il procedimento.

In caso di rinuncia, il ricorrente deve pagare una sanzione alla Cassa delle ammende?
No. Secondo la sentenza, la condanna al versamento di una somma alla Cassa delle ammende non si applica in caso di rinuncia, perché la Corte non può entrare nel merito dei motivi di impugnazione per valutarne l’eventuale infondatezza.

Perché il ricorrente è stato condannato solo al pagamento delle spese processuali?
La condanna al pagamento delle spese processuali è una conseguenza automatica della declaratoria di inammissibilità del ricorso. La rinuncia, pur essendo un atto volontario, non esonera il ricorrente da tale obbligo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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