Rinuncia al Ricorso: La Cassazione chiarisce l’Inammissibilità
La rinuncia al ricorso è un atto processuale con cui una parte decide volontariamente di abbandonare un’impugnazione già presentata. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su un caso specifico, chiarendo le conseguenze di tale atto quando è motivato da un cambiamento favorevole nella situazione del ricorrente. Vediamo insieme cosa ha stabilito la Suprema Corte.
Il Contesto del Caso: Dalla Misura Cautelare alla Rinuncia
Il caso in esame riguarda un individuo sottoposto a una misura custodiale particolarmente restrittiva. A seguito della conferma di tale misura da parte del Tribunale, la difesa aveva proposto ricorso per Cassazione. Tuttavia, in un momento successivo alla presentazione del ricorso, al soggetto è stata concessa una misura meno afflittiva: gli arresti domiciliari.
Di fronte a questo mutamento di circostanze, il ricorrente ha formalmente comunicato alla Corte la propria rinuncia al ricorso, evidenziando proprio l’ottenimento della nuova e più favorevole misura. Questo atto ha spostato il focus della questione giuridica: non più la legittimità della misura originaria, ma le conseguenze processuali della rinuncia stessa.
La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso
La Corte di Cassazione ha preso atto della volontà espressa dal ricorrente e ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non si basa su un difetto originario dell’atto di impugnazione, ma su un evento successivo che ha privato il ricorso della sua stessa ragione d’essere: l’interesse ad agire.
Le Motivazioni: La Sopravvenuta Mancanza di Interesse
Il cuore della motivazione risiede nel concetto di “sopravvenuta mancanza di interesse”. La Corte ha osservato che, con la concessione degli arresti domiciliari, l’obiettivo principale che il ricorrente si prefiggeva con l’impugnazione era, di fatto, venuto meno. Non aveva più un interesse concreto e attuale a ottenere una pronuncia sulla legittimità della misura più grave, essendo questa già stata sostituita.
La sua stessa dichiarazione di rinuncia ha confermato questa carenza di interesse. Un aspetto rilevante della decisione riguarda le conseguenze economiche. L’articolo 616 del codice di procedura penale prevede, in caso di inammissibilità del ricorso, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Tuttavia, in questo specifico scenario, la Corte ha stabilito che tali pronunce non dovevano essere applicate. La ragione è che l’inammissibilità non derivava da un errore o da un vizio dell’impugnazione, ma da una scelta consapevole del ricorrente basata su un legittimo venir meno del suo interesse.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
Questa sentenza offre un’importante lezione pratica. La rinuncia al ricorso, se motivata da un’evoluzione favorevole della posizione dell’imputato, conduce a una declaratoria di inammissibilità per sopravvenuta mancanza di interesse. Tale esito, a differenza di altre forme di inammissibilità, può evitare al ricorrente l’imposizione di sanzioni economiche, poiché la rinuncia è vista come una logica conseguenza del raggiungimento di un risultato positivo per altra via.
Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione dopo aver ottenuto una misura meno restrittiva?
In base a questa sentenza, il ricorso viene dichiarato inammissibile per sopravvenuta mancanza di interesse, poiché lo scopo principale dell’impugnazione è venuto meno.
Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il ricorrente, avendo ottenuto gli arresti domiciliari in sostituzione di una misura detentiva più grave, non aveva più un interesse concreto a una decisione nel merito del suo ricorso originario.
La rinuncia al ricorso in questo caso ha comportato delle sanzioni?
No, la Corte ha specificato che le sanzioni previste dall’art. 616 c.p.p. non si applicano, perché l’inammissibilità deriva da una rinuncia motivata da ragioni che hanno legittimamente fatto cessare l’interesse a proseguire l’impugnazione.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 6 Num. 6082 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 6 Num. 6082 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 01/10/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a AUBAGNE (FRANCIA) il 26/08/1968 avverso l’ordinanza del 22/04/2024 del TRIB. LIBERTA’ di Palermo Udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME; lette le conclusioni del Sostituto Procuratore generale NOME COGNOME che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso
RITENUTO IN FATTO E DIRITTO
Rilevato che la difesa di NOME COGNOME ha interposto ricorso avverso l’ordinanza descritta in epigrafe con la quale il Tribunale di Palermo, rigettando il riesame proposto nell’interesse dell’indagato, ha confermato la misura custodiale di maggior rigore applicata al predetto per la ritenuta gravità indiziaria dell’ipotesi di reato allo stes contestata; rilevato che con dichiarazione ritualmente resa e trasmessa a questa Corte, il ricorrente ha rinunziato al ricorso evidenziando l’intervenuta concessione degli arresti domiciliari in sostituzione della misura in origine applicata, con conseguente, affermata, carenza di interesse allo scrutinio dei motivi di impugnazione; ritenuto che alla inammissibilità del ricorso, conseguente alla rinunzia, non conseguono nel caso le pronunce di cui all’art 616 comma 1 cpp per le ragioni sottese alla rinunzia stessa.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso per sopravvenuta mancanza di interesse.
Così è deciso, 01/10/2024