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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e spese

Un soggetto, condannato per bancarotta, aveva impugnato in Cassazione il provvedimento che gli negava l’affidamento in prova ai servizi sociali. Successivamente, ha presentato una formale rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, sottolineando come la rinuncia sia un atto che preclude l’esame nel merito dell’impugnazione.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso: Quando un Atto Formale Determina l’Esito del Processo

Nel complesso mondo della procedura penale, ogni atto ha un peso e delle conseguenze precise. Tra questi, la rinuncia al ricorso rappresenta una scelta processuale definitiva che chiude irrevocabilmente le porte a un ulteriore esame della questione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio pratico degli effetti di tale atto, evidenziando come esso conduca all’inammissibilità dell’impugnazione e a specifiche conseguenze economiche per il ricorrente.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dalla decisione di un Tribunale di Sorveglianza. Un individuo, condannato a una pena di tre anni per reati di bancarotta, aveva richiesto di poter accedere alla misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale. Il Tribunale, tuttavia, aveva ritenuto più adeguata la misura della detenzione domiciliare, dichiarando inammissibile la richiesta principale.
Le motivazioni del Tribunale si basavano su una serie di valutazioni: l’età avanzata del condannato, l’assenza di un’attività lavorativa, il mancato risarcimento del danno e un’assunzione di responsabilità giudicata solo superficiale. Ritenendo errata questa valutazione, il condannato aveva presentato ricorso in Cassazione, contestando punto per punto le argomentazioni del Tribunale.

La Svolta Processuale: l’Intervenuta Rinuncia al Ricorso

Il percorso del giudizio ha subito una svolta decisiva e inaspettata. Prima che la Corte potesse esaminare il merito dei motivi di impugnazione, il difensore del ricorrente ha depositato in cancelleria una procura speciale. Questo documento, con sottoscrizione autenticata, conferiva al legale un mandato specifico ed esplicito: quello di rinunciare all’impugnazione in nome e per conto del suo assistito. Questo atto ha di fatto interrotto l’iter processuale, spostando l’attenzione della Corte dalla valutazione dei motivi di ricorso alla presa d’atto della volontà del ricorrente di non proseguire.

La Decisione sulla Rinuncia al Ricorso

Di fronte a un atto così formale e inequivocabile, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prenderne atto. Il comportamento del difensore, che ha adempiuto al mandato ricevuto, e il contenuto della procura speciale hanno reso evidente e rituale la volontà del ricorrente di abbandonare l’impugnazione.

le motivazioni

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fondando la sua decisione sull’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che l’impugnazione è inammissibile quando vi è rinuncia. La rinuncia al ricorso, essendo un atto dispositivo della parte, preclude al giudice qualsiasi valutazione sul merito delle doglianze sollevate.
Oltre alla declaratoria di inammissibilità, la Corte ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale. Ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, richiamando un principio consolidato dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 186 del 2000), ha disposto il versamento di una somma alla cassa delle ammende, avendo ravvisato profili di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. In sostanza, la presentazione di un ricorso cui segue una rinuncia è considerata un’attività processuale che, pur lecita, genera costi per il sistema giudiziario, i quali devono essere posti a carico della parte che vi ha dato causa.

le conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: la rinuncia al ricorso è un atto processuale dalle conseguenze nette e definitive. Chi decide di impugnare un provvedimento deve essere consapevole che una successiva rinuncia non solo renderà l’impugnazione inammissibile, ma comporterà anche l’addebito delle spese del procedimento. Questa decisione strategica, pertanto, deve essere ponderata attentamente con il proprio difensore, poiché segna la fine del percorso giudiziario e cristallizza la decisione impugnata, con l’aggiunta di un onere economico.

Cosa succede se si presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia, se presentata ritualmente attraverso una procura speciale come nel caso di specie, determina la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Di conseguenza, il giudice non esamina il merito della questione.

Rinunciare a un ricorso comporta sempre il pagamento delle spese processuali?
Sì, secondo la sentenza, all’inammissibilità del ricorso per rinuncia consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte può condannare al versamento di una somma alla cassa delle ammende se ravvisa profili di colpa nell’aver causato il procedimento poi abbandonato.

Come deve essere presentata la rinuncia al ricorso per essere valida?
Dal provvedimento emerge che la rinuncia deve essere inequivocabile e presentata formalmente. Nel caso specifico, è stata trasmessa in cancelleria tramite una procura speciale con sottoscrizione debitamente autenticata, rilasciata dal ricorrente al proprio difensore al solo fine di rinunciare all’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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