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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e sanzioni

Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze della rinuncia al ricorso. A seguito della formale rinuncia presentata dall’imputato, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di tremila euro. La decisione sottolinea che la sanzione pecuniaria si applica a tutte le cause di inammissibilità, inclusa la rinuncia volontaria all’impugnazione.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al ricorso: quali sono le conseguenze economiche?

La rinuncia al ricorso per Cassazione è un atto che pone fine al procedimento di impugnazione, ma quali sono le sue reali conseguenze? Un’ordinanza recente della Suprema Corte di Cassazione chiarisce che tale decisione non è priva di implicazioni, soprattutto dal punto di vista economico. L’imputato che rinuncia, infatti, non solo vede il suo ricorso dichiarato inammissibile, ma viene anche condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

I Fatti del Caso

Il caso in esame ha origine da un ricorso presentato dall’avvocato difensore di un imputato avverso una sentenza della Corte di Appello. Successivamente alla presentazione del ricorso, l’imputato, detenuto presso un istituto penitenziario, ha manifestato formalmente la propria volontà di rinunciare all’impugnazione. Questa dichiarazione è stata trasmessa dalla direzione del carcere direttamente alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sulla rinuncia al ricorso

Preso atto della dichiarazione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sul presupposto che la volontà dell’imputato di non proseguire con l’impugnazione prevale, determinando la cessazione del procedimento. Tuttavia, la Corte non si è limitata a questa declaratoria, ma ha applicato le conseguenze previste dalla legge per i casi di inammissibilità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e si basano sull’interpretazione dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Secondo i giudici, questa norma impone la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende ogni qualvolta un ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte ha specificato, richiamando un precedente orientamento giurisprudenziale (Cass. Pen., Sez. 5, n. 28691/2016), che la legge non opera alcuna distinzione tra le diverse cause che possono portare a una pronuncia di inammissibilità. Che si tratti di un vizio formale, della tardività dell’atto o, come in questo caso, di una rinuncia al ricorso, la conseguenza economica rimane la stessa. La finalità della norma è quella di sanzionare l’inutile attivazione della macchina giudiziaria, e la rinuncia successiva alla presentazione del ricorso rientra in questa casistica. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese e di una somma di tremila euro.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la rinuncia a un’impugnazione penale non è un atto neutro. Sebbene sia un diritto dell’imputato, esso comporta conseguenze economiche significative. La decisione di impugnare una sentenza deve essere ponderata attentamente, poiché un successivo ripensamento formalizzato in una rinuncia non esime dal pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La pronuncia serve come monito sull’importanza di una gestione strategica e consapevole del processo penale, evitando di adire la Suprema Corte senza una solida convinzione di voler proseguire fino in fondo.

Cosa succede se un imputato rinuncia a un ricorso per Cassazione già presentato?
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, ponendo fine al procedimento di impugnazione.

La rinuncia al ricorso comporta dei costi per chi la effettua?
Sì, la persona che rinuncia al ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, che nel caso specifico è stata fissata in tremila euro.

Perché si viene condannati a pagare una sanzione anche in caso di rinuncia volontaria?
Secondo la Corte, l’articolo 616 del codice di procedura penale non distingue tra le diverse cause di inammissibilità. La sanzione si applica in ogni caso per aver messo in moto la macchina giudiziaria con un ricorso che poi non è stato portato a termine, inclusa l’ipotesi di rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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