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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e conseguenze

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in materia penale a seguito della formale rinuncia al ricorso presentata dal difensore di fiducia, munito di procura speciale. L’imputato, condannato per violazioni della legge sugli stupefacenti, vede così la sua condanna diventare definitiva e viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al ricorso: quando l’appello diventa inammissibile

La rinuncia al ricorso è un atto processuale che può avere conseguenze definitive sull’esito di un procedimento giudiziario. Come analizzato in una recente sentenza della Corte di Cassazione, la scelta di rinunciare a un’impugnazione, se effettuata correttamente tramite il proprio difensore, preclude qualsiasi ulteriore esame della questione da parte del giudice, portando a una declaratoria di inammissibilità e alla condanna alle spese. Questo caso offre uno spunto chiaro sugli effetti di tale atto e sull’importanza del mandato conferito al proprio legale.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Brescia nel 2015. Un soggetto era stato ritenuto responsabile di plurime violazioni della normativa sugli stupefacenti (art. 73 d.P.R. 309/1990). Successivamente, l’imputato aveva proposto ricorso per cassazione, chiedendo la rescissione del giudicato, ovvero l’annullamento della sentenza definitiva, lamentando una presunta violazione delle norme sulla sua partecipazione al processo (art. 420 bis cod. proc. pen.).

La Rinuncia al Ricorso come Causa di Inammissibilità

L’elemento decisivo che ha determinato l’esito del procedimento è intervenuto prima ancora che la Corte potesse esaminare il merito della questione. In una data specifica, il difensore di fiducia dell’imputato ha depositato un atto di rinuncia all’impugnazione. È fondamentale sottolineare che il legale era stato a ciò specificamente autorizzato dal suo assistito tramite una procura speciale. Questo documento conferiva al difensore il potere esplicito di compiere tale atto in nome e per conto del ricorrente. Di fronte a questa manifestazione di volontà, il Procuratore generale aveva già concluso per l’inammissibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto pienamente questa linea, dichiarando il ricorso inammissibile. La motivazione della Corte è lineare e si fonda su un principio cardine del diritto processuale: la rinuncia espressa a un mezzo di impugnazione ne determina l’improcedibilità. Poiché l’avvocato, in qualità di difensore di fiducia, era stato formalmente incaricato tramite procura speciale di compiere tale atto, la sua rinuncia è stata considerata valida ed efficace, riflettendo la volontà del suo assistito di non proseguire con l’azione legale.

Le Conclusioni

La decisione della Corte comporta due conseguenze dirette per il ricorrente. In primo luogo, la dichiarazione di inammissibilità rende definitiva la sentenza di condanna del 2015, senza che i motivi di ricorso siano stati esaminati. In secondo luogo, come previsto dalla legge in questi casi, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali. A queste si aggiunge la condanna al versamento di una somma, determinata in via equitativa in cinquecento euro, in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia ribadisce che la rinuncia a un ricorso è un atto giuridico serio, con effetti irreversibili, che chiude definitivamente la porta a un riesame della decisione impugnata.

Cosa succede se l’avvocato, munito di procura speciale, rinuncia al ricorso per cassazione?
La Corte dichiara il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito della questione. La sentenza impugnata diventa così definitiva.

Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità per rinuncia al ricorso?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, stabilita dal giudice secondo equità, in favore della Cassa delle ammende.

È sufficiente un normale mandato difensivo per rinunciare a un ricorso?
No, la sentenza specifica che il difensore ha agito perché ‘abilitato con procura speciale’, evidenziando la necessità di un’autorizzazione specifica da parte dell’assistito per compiere un atto così importante come la rinuncia a un’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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