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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e conseguenze

Un imputato, dopo aver presentato ricorso in Cassazione contro una condanna per furto, decide di ritirarlo. La Suprema Corte, a seguito della formale rinuncia al ricorso, dichiara l’impugnazione inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e a versare una somma alla Cassa delle Ammende.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso: Le Conseguenze Pratiche di una Decisione Processuale

La presentazione di un ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel sistema giuridico italiano, ma cosa accade se, dopo averlo proposto, si cambia idea? La rinuncia al ricorso è un atto processuale dalle conseguenze nette e immediate, come illustrato da una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Analizziamo un caso concreto per comprendere la portata di questa scelta e le sue implicazioni economiche per chi la compie.

La Vicenda Processuale in Analisi

Il caso ha origine da una sentenza della Corte di Appello che, riformando parzialmente una decisione di primo grado, aveva condannato un individuo per i reati di furto pluriaggravato e tentato furto aggravato. La pena complessiva era stata determinata in tre anni e otto mesi di reclusione, oltre a 1.400 euro di multa, anche in virtù della continuazione con reati oggetto di una precedente sentenza.

Avverso tale decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, aveva presentato ricorso per cassazione, lamentando un unico motivo: l’erronea applicazione della legge penale in relazione al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.

L’Atto Decisivo: La Comunicazione di Rinuncia

Il colpo di scena processuale si è verificato con il deposito di una comunicazione, firmata dall’imputato stesso, con la quale dichiarava espressamente di voler rinunciare al ricorso presentato. Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del procedimento davanti alla Suprema Corte.

Le Conseguenze Giuridiche della Rinuncia al Ricorso

La legge processuale penale è chiara su questo punto. La rinuncia all’impugnazione, una volta formalizzata, costituisce una causa di inammissibilità del ricorso. Ciò significa che i giudici non entrano nel merito delle questioni sollevate (in questo caso, il mancato riconoscimento delle attenuanti), ma si fermano a una valutazione preliminare che chiude il processo.

La Procedura Semplificata ‘de plano’

La Corte ha constatato che la rinuncia era stata ritualmente presentata e, di conseguenza, ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse. La decisione è stata presa con una procedura accelerata, detta de plano, che non richiede un’udienza pubblica, ma si basa solo sugli atti depositati, come previsto dal codice di procedura penale per casi come questo.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la propria decisione su basi normative precise. L’articolo 591, comma 1, lettera D) del codice di procedura penale elenca la rinuncia all’impugnazione tra le cause di inammissibilità. Poiché il ricorrente ha manifestato in modo formale e inequivocabile la volontà di non proseguire con l’impugnazione, è venuto meno l’interesse stesso che sorreggeva il ricorso. La Corte, citando anche un precedente delle Sezioni Unite (sentenza n. 12603/2016), ha ribadito che tale situazione impone una declaratoria di inammissibilità, senza alcuna valutazione dei motivi originariamente proposti. La scelta di utilizzare la procedura de plano, prevista dall’articolo 610, comma 5-bis c.p.p., è una diretta conseguenza della natura non contenziosa della questione, essendo la rinuncia un atto unilaterale che definisce il procedimento.

le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza dichiara inammissibile il ricorso. Questa declaratoria, tuttavia, non è priva di conseguenze economiche. Ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la parte che ha presentato un ricorso dichiarato inammissibile è tenuta per legge a sostenere i costi del procedimento. La Corte ha quindi condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, lo ha condannato al versamento di una somma in favore della Cassa delle Ammende, un ente che finanzia progetti di reinserimento per i detenuti. L’importo, fissato discrezionalmente dal giudice in base a criteri di equità, è stato stabilito in 500,00 euro. La decisione sottolinea che abbandonare un’impugnazione non è un atto neutro, ma comporta precise responsabilità economiche.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso già presentato in Cassazione?
La rinuncia causa l’inammissibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse, impedendo alla Corte di esaminare il caso nel merito.

La rinuncia al ricorso comporta delle spese?
Sì, la declaratoria di inammissibilità che segue la rinuncia comporta per legge la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

Qual è l’importo che il ricorrente ha dovuto versare alla Cassa delle Ammende in questo caso?
In questo caso specifico, la Corte ha stabilito che la somma da versare alla Cassa delle Ammende fosse di 500,00 euro, ritenendola equa e congrua.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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