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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e condanna spese

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a seguito della rinuncia al ricorso da parte del proponente. La decisione, basata sull’art. 591 cod. proc. pen., comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quali sono le Conseguenze?

La decisione di presentare un ricorso in Cassazione è un passo importante nel percorso giudiziario. Tuttavia, cosa accade se, dopo aver avviato l’impugnazione, si decide di fare un passo indietro? Una recente sentenza della Suprema Corte chiarisce le conseguenze dirette della rinuncia al ricorso, un atto che chiude definitivamente la porta all’esame di merito e comporta precise responsabilità economiche.

I Fatti del Caso

Un individuo aveva proposto ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Lecce. Durante il procedimento, prima che la Corte potesse entrare nel merito delle questioni sollevate, è intervenuta la rinuncia all’impugnazione da parte dello stesso ricorrente. Il Procuratore generale, preso atto della rinuncia, ha quindi formulato le sue conclusioni richiedendo alla Corte di dichiarare l’inammissibilità del ricorso stesso.

La Decisione della Corte e la Rinuncia al Ricorso

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione, con la sentenza numero 30615 del 2025, ha accolto la richiesta del Procuratore generale. La Corte non ha analizzato le ragioni originarie del ricorso, in quanto l’atto di rinuncia ha reso superfluo ogni esame nel merito. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza è netta e si fonda su una precisa disposizione normativa. La decisione si basa sull’articolo 591, comma 1, lettera d) del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che il ricorso è inammissibile, tra le altre cause, “per intervenuta rinuncia”. La rinuncia è un atto dispositivo della parte che estingue il rapporto processuale relativo all’impugnazione, impedendo al giudice di pronunciarsi sulla fondatezza dei motivi. La Corte, pertanto, non ha fatto altro che applicare la legge, prendendo atto della volontà del ricorrente di non proseguire con l’azione legale intrapresa.

Le Conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa decisione sono significative. La declaratoria di inammissibilità per rinuncia al ricorso non è un atto privo di conseguenze. La sentenza ha stabilito due condanne a carico del ricorrente:
1. Pagamento delle spese processuali: Il soggetto che rinuncia deve farsi carico dei costi sostenuti dalla macchina della giustizia fino a quel momento.
2. Versamento di una somma alla Cassa delle Ammende: La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro. Questa somma, che si aggiunge alle spese, serve a sanzionare l’inutile attivazione del sistema giudiziario e a finanziare programmi di riabilitazione.
In conclusione, la rinuncia all’impugnazione è un diritto, ma il suo esercizio comporta responsabilità precise, finalizzate a scoraggiare ricorsi presentati con leggerezza e a compensare l’impegno di risorse pubbliche.

È possibile rinunciare a un ricorso penale già presentato in Cassazione?
Sì, la sentenza conferma che è possibile rinunciare a un ricorso già proposto, e tale atto processuale ne determina l’esito.

Cosa accade processualmente se si rinuncia a un ricorso in ambito penale?
La rinuncia porta a una declaratoria di inammissibilità del ricorso. Ciò significa che la Corte non esamina il merito della questione, ma si limita a dichiarare il procedimento estinto per volontà della parte.

La rinuncia al ricorso comporta conseguenze economiche per chi la effettua?
Sì, la sentenza stabilisce che il ricorrente che rinuncia è condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma a titolo di sanzione pecuniaria, in questo caso determinata in tremila euro, da versare alla Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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