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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e condanna

La Corte di Cassazione dichiara l’inammissibilità di un ricorso a seguito della sua formale rinuncia. Nonostante la rinuncia sia avvenuta per il venir meno dell’interesse ad agire, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, in applicazione dell’art. 616 c.p.p.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al ricorso: quali sono le conseguenze?

La rinuncia al ricorso è un atto processuale che può avere conseguenze significative, come evidenziato da una recente sentenza della Corte di Cassazione. Spesso si crede che ritirare un’impugnazione ponga fine alla questione senza ulteriori strascichi, ma la realtà giuridica è più complessa. Con questa decisione, la Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: la rinuncia conduce a una declaratoria di inammissibilità che, ai sensi del codice di procedura penale, comporta specifiche sanzioni economiche a carico del rinunciante.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame che confermava la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a carico di un soggetto, indagato per detenzione e ricettazione di un’arma da guerra. Contro tale provvedimento, l’indagato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la violazione di legge e vizi di motivazione.

Tuttavia, prima che la Corte potesse pronunciarsi, accadeva un fatto nuovo e decisivo: nel procedimento principale, l’imputato veniva condannato a una pena condizionatamente sospesa. Tale esito rendeva di fatto superflua la discussione sulla misura cautelare. Di conseguenza, il difensore, in qualità di procuratore speciale, depositava una formale dichiarazione di rinuncia al ricorso.

La Decisione della Cassazione sulla Rinuncia al Ricorso

La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione, preso atto della dichiarazione, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha osservato che la rinuncia era stata validamente formalizzata dal difensore munito di procura speciale, in conformità con quanto stabilito dalle Sezioni Unite. L’intervenuta condanna a pena sospesa aveva privato il ricorrente di ogni interesse a contestare la misura cautelare, legittimando la sua scelta di abbandonare l’impugnazione.

Le Motivazioni

Il cuore della pronuncia risiede nelle conseguenze economiche derivanti dalla declaratoria di inammissibilità. La Corte ha stabilito che, conformemente all’articolo 616 del codice di procedura penale, alla declaratoria di inammissibilità segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende. I giudici hanno sottolineato, richiamando una precedente giurisprudenza, che la norma non opera distinzioni tra le diverse cause di inammissibilità. Che si tratti di un vizio originario del ricorso o di una successiva rinuncia al ricorso, l’esito è il medesimo: l’applicazione della sanzione pecuniaria è un effetto automatico e inderogabile.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un importante chiarimento pratico: la rinuncia al ricorso, sebbene sia un atto volontario e spesso motivato da un’evoluzione favorevole del processo (come una condanna mite), non esonera il ricorrente dalle conseguenze economiche previste dalla legge in caso di inammissibilità. La decisione di rinunciare a un’impugnazione deve quindi essere ponderata attentamente, tenendo conto che, anche in assenza di un esame nel merito, si andrà incontro alla condanna al pagamento delle spese e di una somma a favore della cassa delle ammende, quantificata nel caso di specie in euro 500,00.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile. Questo significa che i giudici non entrano nel merito della questione sollevata.

La rinuncia al ricorso comporta sempre una condanna economica?
Sì, secondo la sentenza, la declaratoria di inammissibilità per rinuncia comporta automaticamente la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Perché l’imputato in questo caso ha rinunciato al ricorso?
Ha rinunciato perché, dopo aver presentato il ricorso contro la misura degli arresti domiciliari, è stato condannato nel processo principale a una pena sospesa. Questo ha fatto venir meno il suo interesse a contestare la misura cautelare, rendendo l’impugnazione di fatto inutile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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