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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un appello a seguito della rinuncia al ricorso da parte del procuratore speciale del ricorrente. Questa decisione, basata sull’art. 591 del codice di procedura penale, ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della cassa delle ammende, evidenziando le conseguenze definitive di tale atto processuale.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Quando l’Appello Diventa Inammissibile

L’ordinanza in esame, emessa dalla Corte di Cassazione, offre un chiaro esempio delle conseguenze processuali derivanti dalla rinuncia al ricorso. Questo atto, apparentemente semplice, pone fine in modo irrevocabile a un grado di giudizio, comportando specifiche conseguenze legali e finanziarie per la parte che lo compie. Analizziamo la decisione per comprendere appieno le sue implicazioni.

I Fatti del Caso

Un soggetto aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione avverso un’ordinanza emessa da un Tribunale di Sorveglianza. Prima che la Corte potesse discutere il caso, il procuratore speciale del ricorrente ha formalmente depositato un atto di rinuncia, manifestando la volontà di non proseguire con l’impugnazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

Di fronte a questo atto, la Corte Suprema non ha potuto fare altro che prenderne atto. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda su una precisa norma del codice di procedura penale, che elenca la rinuncia tra le cause di inammissibilità dell’impugnazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di cinquecento euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Conseguenze della Rinuncia al Ricorso

La motivazione della Corte è puramente processuale e si basa sull’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che l’impugnazione è inammissibile quando vi è rinuncia. La ratio di questa disposizione è chiara: una volta che la parte manifesta la volontà di non voler più una decisione sul proprio appello, il processo non ha più ragione di proseguire. La rinuncia è un atto dispositivo che estingue il diritto a ottenere una pronuncia sul merito del ricorso. La condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria è una conseguenza automatica prevista dalla legge per i casi di inammissibilità, volta a sanzionare l’utilizzo della macchina giudiziaria poi abbandonato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Ricorrenti

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la decisione di rinunciare a un ricorso è un atto serio e definitivo. Una volta formalizzata, non solo preclude qualsiasi esame delle proprie ragioni, ma comporta anche costi certi. Per i cittadini e i loro legali, ciò sottolinea l’importanza di ponderare attentamente la strategia processuale. La rinuncia può essere una scelta strategica valida, ma deve essere compiuta con la piena consapevolezza delle sue conseguenze: la chiusura del procedimento e l’addebito delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come chiaramente stabilito dalla Corte in questo caso.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso per cassazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte non esamina le questioni di merito sollevate, ma si limita a constatare la cessazione dell’interesse a proseguire il giudizio.

Chi paga le spese processuali in caso di rinuncia al ricorso?
Il ricorrente che rinuncia all’impugnazione è condannato a pagare sia le spese del procedimento sia una sanzione pecuniaria, in questo caso di cinquecento euro, da versare alla Cassa delle ammende.

La rinuncia al ricorso è un atto reversibile?
No, in base a quanto emerge dalla decisione, la rinuncia è un atto che definisce il procedimento in modo irrevocabile. Una volta formalizzata, non è possibile tornare indietro e chiedere alla Corte di esaminare il ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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