Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza
L’esito di un procedimento giudiziario non è sempre una sentenza che decide nel merito della questione. A volte, il percorso si interrompe a causa di scelte processuali delle parti. Un caso emblematico è quello della rinuncia al ricorso, un atto che, seppur semplice, porta con sé conseguenze legali ben precise. In questo articolo, analizzeremo un’ordinanza della Corte di Cassazione che illustra chiaramente cosa accade quando un imputato decide di fare un passo indietro.
Il Contesto Processuale: Dal Ricorso alla Rinuncia
Il caso in esame ha origine da un ricorso presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Milano. L’imputato, dopo aver impugnato la decisione di secondo grado, ha successivamente cambiato idea. Con una comunicazione formale, ha manifestato la sua volontà di non proseguire con l’azione legale intrapresa, effettuando così una rinuncia al ricorso.
Questo atto unilaterale ha modificato radicalmente il corso del procedimento dinanzi alla Suprema Corte, spostando l’attenzione dal merito della vicenda alla valutazione delle conseguenze procedurali di tale scelta.
Le Conseguenze della Rinuncia al Ricorso
La legge processuale penale disciplina in modo specifico gli effetti della rinuncia. La Corte di Cassazione, prendendo atto della comunicazione dell’imputato, non ha fatto altro che applicare la normativa vigente, giungendo a due conclusioni inevitabili.
L’Inammissibilità come Sanzione Processuale
Il primo e più diretto effetto della rinuncia è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Ai sensi dell’articolo 591, comma 1, del codice di procedura penale, l’impugnazione è inammissibile quando vi è rinuncia. Non si tratta di una valutazione discrezionale del giudice, ma di un esito automatico previsto dalla legge. Il procedimento si chiude senza che i giudici esaminino i motivi per cui il ricorso era stato presentato.
La Condanna alle Spese e alla Cassa delle Ammende
La seconda conseguenza è di natura economica. La chiusura del procedimento non avviene a costo zero per chi rinuncia. L’ordinanza, infatti, condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali. In aggiunta, viene disposta la condanna al versamento di una somma, in questo caso quantificata in mille euro, in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a ristorare l’amministrazione della giustizia per l’attività svolta e a disincentivare impugnazioni presentate in modo avventato.
Le Motivazioni della Decisione della Corte
Le motivazioni dell’ordinanza sono concise e dirette, basandosi su una logica puramente procedurale. La Corte si è limitata a constatare l’avvenuta rinuncia al ricorso. Una volta verificata la validità di tale atto, il collegio ha applicato pedissequamente la disposizione dell’art. 591 cod. proc. pen. La decisione non entra nel merito dei fatti contestati nella sentenza d’appello, poiché la rinuncia preclude qualsiasi valutazione di questo tipo. La ratio della norma è chiara: garantire la certezza dei rapporti giuridici e l’efficienza del sistema giudiziario, ponendo fine a un contenzioso che la stessa parte interessata ha deciso di non voler più coltivare. La condanna alle spese e alla sanzione pecuniaria rafforza il principio di responsabilità processuale, attribuendo le conseguenze economiche della scelta a chi l’ha compiuta.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza
L’ordinanza in esame offre un importante spunto di riflessione sulle scelte processuali. La rinuncia al ricorso è un diritto della parte, ma è un atto che va ponderato con attenzione. Le implicazioni sono definitive: il procedimento si chiude in rito con una declaratoria di inammissibilità, rendendo irrevocabile la sentenza impugnata. Inoltre, comporta oneri economici non trascurabili. Questa decisione ribadisce che ogni azione processuale, inclusa quella di ritirarsi, ha un peso e delle conseguenze che la legge predetermina in modo rigoroso per tutelare il corretto funzionamento della giustizia.
Cosa accade se un imputato decide di rinunciare al proprio ricorso in Cassazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte. Ciò significa che i giudici non esamineranno il merito della questione e il procedimento si concluderà in quella sede.
La rinuncia al ricorso comporta delle conseguenze economiche per chi la effettua?
Sì, la parte che rinuncia al ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per l’attivazione del meccanismo giudiziario poi abbandonato.
Qual è il fondamento normativo per dichiarare inammissibile un ricorso a seguito di rinuncia?
Il fondamento normativo, come indicato nell’ordinanza, è l’articolo 591, comma 1, del codice di procedura penale, che elenca la rinuncia tra le cause di inammissibilità dell’impugnazione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22067 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22067 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 23/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a CARATE BRIANZA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 20/09/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
ritenuto che con successiva comunicazione del 15 aprile u.s. l’imputato ha rinunciato al ricorso e che pertanto ai sensi dell’art. 591 comma 1 cod.proc.pen. deve dichiararsi l’inammissibilità del ricorso;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro mille in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro mille in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 23/04/2024
I Consiglier COGNOME st nsore