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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e condanna

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un appello a seguito della rinuncia al ricorso da parte dell’imputato. La decisione, basata sull’art. 591 c.p.p., sottolinea come la rinuncia, intervenuta dopo un vaglio preliminare di inammissibilità, comporti la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso: Quando e Perché Comporta l’Inammissibilità

La rinuncia al ricorso è un atto processuale che può avere conseguenze significative, specialmente quando interviene in una fase avanzata del giudizio. Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione chiarisce che la rinuncia, se effettuata dopo un vaglio preliminare di inammissibilità, non solo non sana il vizio originario ma cristallizza l’esito negativo del ricorso, comportando la condanna del ricorrente a sanzioni pecuniarie. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un imputato aveva presentato ricorso presso la Corte di Cassazione avverso un’ordinanza emessa dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria. Successivamente alla presentazione del ricorso, e dopo che era già stato effettuato un primo esame che ne evidenziava profili di inammissibilità, l’imputato decideva di ritirare la propria impugnazione. A tal fine, conferiva una procura speciale al suo difensore, il quale formalizzava la rinuncia al ricorso in data 26 gennaio 2024.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, preso atto della rinuncia formalizzata dal difensore, non si è limitata a chiudere il procedimento. Al contrario, ha dichiarato il ricorso inammissibile e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda sull’interpretazione combinata di diverse norme del codice di procedura penale, che disciplinano le conseguenze della rinuncia e dell’inammissibilità.

Le Motivazioni della Decisione sulla Rinuncia al Ricorso

La Corte ha basato la sua decisione su un ragionamento giuridico preciso. Il punto centrale è il momento in cui è intervenuta la rinuncia. Essendo avvenuta dopo il ‘preliminare vaglio di inammissibilità’, l’atto di rinuncia non è stato considerato come una semplice cessazione della materia del contendere, bensì come un fattore che consolida la causa di inammissibilità già rilevata.

Secondo l’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale, il ricorso è inammissibile in caso di rinuncia. A sua volta, l’articolo 616 dello stesso codice prevede che, in caso di inammissibilità del ricorso, la parte privata che lo ha proposto sia condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La Cassazione, quindi, applica questo principio in modo rigoroso: la rinuncia tardiva, ovvero quella che segue una valutazione preliminare negativa, non può eludere le conseguenze economiche previste per i ricorsi infondati o presentati senza i requisiti di legge. La sanzione di 3.000 euro è stata ritenuta ‘equa’ proprio in considerazione della causa di inammissibilità, che in questo caso è stata la stessa rinuncia, interpretata come una presa d’atto dell’impossibilità di successo dell’impugnazione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: le scelte processuali devono essere ponderate e tempestive. La rinuncia al ricorso è un diritto della parte, ma il suo esercizio tardivo può comportare le medesime conseguenze negative di un ricorso giudicato inammissibile nel merito. In pratica, tentare di ‘abbandonare la nave’ quando si profila un esito sfavorevole non esonera dalle responsabilità economiche. Questo orientamento serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi meramente dilatori o palesemente infondati, rafforzando l’efficienza del sistema giudiziario e sanzionando chi ne abusa.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso dopo che è stato avviato un controllo preliminare di inammissibilità?
La rinuncia intervenuta in questa fase non estingue semplicemente il procedimento, ma porta a una declaratoria di inammissibilità del ricorso stesso, come previsto dall’art. 591, comma 1, lett. d), del codice di procedura penale.

La rinuncia a un ricorso comporta sempre il pagamento di una sanzione?
Secondo questa ordinanza, quando la rinuncia segue un vaglio preliminare che ha evidenziato profili di inammissibilità, essa conduce alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, ai sensi dell’art. 616 c.p.p.

Perché la sanzione è stata fissata a 3.000 euro?
La Corte di Cassazione ha determinato tale somma ritenendola ‘equa’ in ragione della specifica causa di inammissibilità. La rinuncia tardiva è stata considerata il motivo scatenante, giustificando così l’importo della sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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