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Rinuncia al ricorso: inammissibilità e condanna

La Corte di Cassazione analizza un caso di rinuncia al ricorso presentato da un imputato avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La Corte dichiara il ricorso inammissibile a seguito della rinuncia e, di conseguenza, condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 500 euro, applicando i principi procedurali che equiparano la rinuncia all’inammissibilità dell’impugnazione.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Conseguenze e Costi

La decisione di impugnare un provvedimento giudiziario è un passo importante, ma altrettanto significativa è la scelta di fare un passo indietro. L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze dirette e inevitabili della rinuncia al ricorso, un atto che, sebbene volontario, comporta precise responsabilità procedurali e pecuniarie per chi lo compie.

I Fatti del Caso

Un soggetto aveva presentato ricorso per cassazione contro un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza di Palermo. Tuttavia, in un momento successivo alla proposizione del gravame, lo stesso ricorrente ha deciso di ritirare la propria impugnazione. Questa volontà è stata formalizzata attraverso un atto di rinuncia, firmato personalmente dall’interessato e autenticato dal suo difensore di fiducia, nominato anche procuratore speciale per questo specifico atto.

La Decisione della Corte di Cassazione

Di fronte a questo atto formale, la Corte di Cassazione ha agito in conformità con le chiare disposizioni del codice di procedura penale. I giudici hanno dichiarato il ricorso inammissibile. Questa declaratoria non è stata una valutazione nel merito delle ragioni dell’impugnazione, ma una diretta conseguenza procedurale della rinuncia. Inoltre, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di cinquecento euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Gli Effetti Automatici della Rinuncia al Ricorso

La motivazione della Corte si fonda su un meccanismo normativo preciso. La legge, attraverso il combinato disposto degli articoli 589 e 591 del codice di procedura penale, equipara la rinuncia al ricorso a una causa di inammissibilità. In pratica, l’atto di rinuncia impedisce al giudice di procedere con l’esame del merito dell’impugnazione.

Una volta stabilita l’inammissibilità, scatta l’applicazione dell’articolo 616 dello stesso codice. Questa norma prevede che, in caso di inammissibilità del ricorso, la parte che lo ha proposto sia condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende. La Corte ha ritenuto equo, data la natura della causa di inammissibilità (la rinuncia, appunto), determinare tale somma in euro cinquecento. La decisione è quindi un’applicazione automatica e vincolata di principi procedurali che mirano a definire celermente i procedimenti e a sanzionare l’utilizzo dello strumento impugnatorio quando questo viene poi abbandonato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la rinuncia al ricorso è un atto formale con conseguenze giuridiche non trascurabili. Chi decide di impugnare un provvedimento e poi cambia idea deve essere consapevole che il ritiro dell’impugnazione non è un’azione neutra, ma comporta l’obbligo di sostenere i costi del procedimento attivato. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di ponderare attentamente la decisione di presentare un ricorso, poiché anche la successiva marcia indietro ha un costo, stabilito dalla legge a tutela dell’efficienza del sistema giudiziario. La condanna non è una punizione per il ripensamento, ma una conseguenza procedurale volta a responsabilizzare le parti processuali.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso per cassazione già presentato?
In base alla normativa processuale penale, la rinuncia a un ricorso già depositato ne determina l’inammissibilità, impedendo alla Corte di esaminare il caso nel merito.

La rinuncia al ricorso comporta delle conseguenze economiche per chi la effettua?
Sì, la dichiarazione di inammissibilità derivante dalla rinuncia comporta la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria in favore della Cassa delle ammende, il cui importo è determinato dal giudice.

Qual è il fondamento normativo per la condanna alle spese in caso di rinuncia?
Il fondamento risiede nel combinato disposto degli artt. 589 e 591 del codice di procedura penale, che equiparano la rinuncia a una causa di inammissibilità, e nell’art. 616 dello stesso codice, che stabilisce le conseguenze economiche (pagamento delle spese e di una sanzione) per l’inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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