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Rinuncia al ricorso in Cassazione: le conseguenze

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da due imputati avverso una sentenza di patteggiamento. La decisione si fonda sulla formale rinuncia al ricorso presentata dagli stessi imputati prima dell’udienza. A seguito della rinuncia, la Corte non ha esaminato il merito delle questioni sollevate, ma ha proceduto a dichiarare l’inammissibilità e a condannare i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, evidenziando le conseguenze automatiche derivanti dall’atto di rinuncia.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al ricorso in Cassazione: le conseguenze legali

La rinuncia al ricorso è un atto processuale dalle conseguenze nette e immediate. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5916 del 2024, offre un chiaro esempio di come tale atto determini l’esito del giudizio, precludendo ogni discussione sul merito delle questioni sollevate. Analizziamo insieme questo caso per comprendere le implicazioni pratiche di questa scelta difensiva.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Due soggetti, a seguito di una sentenza di patteggiamento per reati legati agli stupefacenti, avevano presentato ricorso per Cassazione. Le loro doglianze si concentravano su due punti principali:

1. La mancata declaratoria di incompetenza territoriale, già riconosciuta per un altro coimputato.
2. La richiesta di sollevare una questione di legittimità costituzionale riguardo la mancata applicazione di una riduzione di pena per chi rinuncia al ricorso in Cassazione.

I motivi di ricorso, dunque, toccavano aspetti procedurali e di diritto sostanziale di notevole rilevanza.

La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso

Prima che la Corte Suprema potesse esaminare le argomentazioni della difesa, è intervenuto un fatto decisivo: gli stessi imputati hanno formalmente presentato una dichiarazione di rinuncia al ricorso. Questo atto unilaterale, compiuto prima dell’udienza di discussione, ha cambiato radicalmente la natura del procedimento pendente dinanzi alla Corte.

L’Analisi della Corte e le Motivazioni

La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, non è entrata nel merito delle questioni sollevate. La motivazione della decisione è puramente processuale e si fonda sull’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che l’impugnazione è inammissibile quando vi è rinuncia.

Il ragionamento dei giudici è lineare: la volontà dell’imputato di non proseguire con l’impugnazione è sovrana e produce un effetto estintivo immediato sul procedimento. Di conseguenza, il compito della Corte non è più quello di valutare se i motivi di ricorso fossero fondati o meno, ma solo di prendere atto della rinuncia e dichiarare, come conseguenza diretta e inevitabile, l’inammissibilità del ricorso stesso.

Le Conseguenze Pratiche della Rinuncia: le Conclusioni

La decisione della Corte chiarisce in modo inequivocabile le conseguenze della rinuncia al ricorso. La prima è la dichiarazione di inammissibilità, che rende definitiva la sentenza impugnata. La seconda, non meno importante, è di natura economica. Con la stessa pronuncia, la Corte ha condannato i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è una conseguenza tipica dell’inammissibilità e serve a sanzionare l’utilizzo dello strumento processuale che non è giunto a una decisione di merito per volontà della parte stessa. In conclusione, la scelta di rinunciare, sebbene legittima, comporta oneri economici e la cristallizzazione della sentenza precedente, senza alcuna possibilità di riesame.

Cosa succede se un imputato rinuncia al ricorso presentato in Cassazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte non esamina le questioni sollevate, ma si limita a prendere atto della rinuncia e a chiudere il procedimento.

La rinuncia al ricorso comporta delle spese per chi la effettua?
Sì. Secondo la sentenza in esame, la dichiarazione di inammissibilità conseguente alla rinuncia ha comportato la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende.

Perché la Corte non ha valutato i motivi del ricorso, come l’incompetenza territoriale?
Perché la rinuncia al ricorso è un atto che precede e assorbe qualsiasi valutazione sul merito. Una volta formalizzata la rinuncia, l’unica decisione possibile per la Corte è dichiarare l’inammissibilità, come previsto dall’art. 591 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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