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Rinuncia al ricorso in Cassazione: conseguenze

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a seguito della rinuncia formale presentata sia dal difensore che personalmente dall’imputata. Il caso riguarda un’istanza di differimento pena respinta dal Tribunale di Sorveglianza. A seguito della rinuncia al ricorso, la Corte condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla cassa delle ammende, evidenziando le conseguenze processuali di tale atto.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al ricorso in Cassazione: Analisi della Sentenza n. 509/2024

La decisione di presentare un ricorso per Cassazione è un passo cruciale nel percorso giudiziario, ma cosa accade quando, in un secondo momento, si decide di fare marcia indietro? La rinuncia al ricorso è un atto formale con conseguenze ben precise, come illustrato dalla recente sentenza della Corte di Cassazione. Questo articolo analizza il caso, le motivazioni della Corte e le implicazioni pratiche per chi si trova in una situazione simile.

I fatti del caso

Una donna, condannata per un grave reato commesso anni prima, si era vista respingere dal Tribunale di Sorveglianza la richiesta di differimento facoltativo della pena. La richiesta era motivata dall’attesa di un provvedimento di grazia da parte del Presidente della Repubblica.

Contro questa decisione, il suo difensore aveva presentato ricorso per Cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio di motivazione da parte del Tribunale. Tuttavia, prima che l’udienza si tenesse, è accaduto un fatto determinante: sia il difensore che l’imputata stessa hanno formalmente presentato una dichiarazione di rinuncia al ricorso.

Le conseguenze della rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione, una volta ricevute le dichiarazioni di rinuncia, ha agito in conformità con quanto previsto dal Codice di procedura penale. La rinuncia è un atto che estingue il diritto di impugnazione e impedisce al giudice di esaminare il merito della questione.

La declaratoria di inammissibilità

L’esito processuale è stato inevitabile: il ricorso è stato dichiarato inammissibile. L’articolo 591, comma 1, lettera d) del codice di procedura penale, stabilisce chiaramente che l’inammissibilità dell’impugnazione è una delle conseguenze dirette della rinuncia. Di fronte a una manifestazione di volontà così chiara, espressa sia dal legale che personalmente dalla parte, la Corte non ha potuto fare altro che prenderne atto e chiudere il procedimento.

Le motivazioni della decisione

Le motivazioni della Corte sono state lineari e strettamente ancorate alla normativa processuale. La presenza di una rituale rinuncia al ricorso, trasmessa prima dal difensore e poi confermata personalmente dalla ricorrente, ha reso superfluo ogni esame nel merito delle doglianze originariamente sollevate.

La Corte ha quindi applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale, che disciplina le conseguenze economiche della declaratoria di inammissibilità. Poiché la causa di inammissibilità (la rinuncia) è direttamente imputabile alla ricorrente e non sono emersi profili che potessero escludere una sua colpa, è stata condannata al pagamento delle spese processuali. Inoltre, è stata disposta la condanna al versamento di una somma determinata in 500 Euro in favore della cassa delle ammende, in linea con la giurisprudenza della Corte Costituzionale (sentenza n. 186/2000), che richiede di valutare l’assenza di colpa per escludere tale sanzione.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale penale: la rinuncia al ricorso è un atto definitivo che preclude qualsiasi valutazione di merito da parte del giudice dell’impugnazione. Comporta l’immediata declaratoria di inammissibilità e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, salvo che non si dimostri l’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. È una lezione importante sulla ponderazione necessaria prima di intraprendere e, successivamente, abbandonare un’azione legale in sede di legittimità.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia comporta la declaratoria di inammissibilità del ricorso. Ciò significa che la Corte non entra nel merito della questione e il provvedimento impugnato diventa definitivo.

Chi rinuncia al ricorso deve pagare delle spese?
Sì. Secondo la sentenza, chi rinuncia è condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende, a meno che non si dimostri l’assenza di colpa nel determinare la causa di inammissibilità.

È sufficiente la rinuncia del solo avvocato?
Nel caso specifico, la rinuncia è stata presentata sia dal difensore sia personalmente dalla ricorrente. Questo ha reso l’atto inequivocabile, anche se la legge prevede modalità specifiche per la validità della rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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