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Rinuncia al ricorso e inammissibilità: la guida

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato da un terzo interessato avverso un provvedimento di sequestro preventivo, a seguito dell’intervenuta rinuncia al ricorso. La Suprema Corte ha chiarito che la rinuncia determina una carenza di interesse che porta all’inammissibilità, senza necessità di forme sacramentali, purché la volontà sia chiara e provenga dal soggetto legittimato.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso: Quando l’Appello si Ferma Prima del Giudizio

Nel complesso iter del processo penale, la rinuncia al ricorso rappresenta un atto di fondamentale importanza, capace di definire l’esito di un procedimento prima ancora che si giunga a una discussione nel merito. Con la sentenza n. 3154 del 2024, la Corte di Cassazione torna a ribadire i principi cardine che governano questo istituto, chiarendo le conseguenze dirette che derivano dalla volontà di una parte di non proseguire con l’impugnazione. Questo caso specifico offre lo spunto per analizzare come e perché un ricorso possa essere dichiarato inammissibile per carenza di interesse.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dal ricorso presentato da una terza interessata avverso un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale. Dopo aver visto rigettata la sua richiesta di riesame dal Tribunale, la parte decideva di proporre ricorso per cassazione, affidandosi al proprio difensore. Tuttavia, in una fase successiva e prima della celebrazione dell’udienza dinanzi alla Suprema Corte, la stessa ricorrente, insieme al suo legale, depositava presso la cancelleria un atto formale di rinuncia al ricorso. Questo atto unilaterale modificava radicalmente lo scenario processuale, ponendo la Corte di fronte alla necessità di valutarne gli effetti giuridici.

La Decisione della Corte di Cassazione e la rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione, preso atto della documentazione depositata, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato del diritto processuale penale: la rinuncia all’impugnazione fa venire meno l’interesse della parte a ottenere una decisione nel merito, presupposto indispensabile per la prosecuzione di qualsiasi giudizio. Di conseguenza, l’organo giudicante non può fare altro che prendere atto di questa volontà e chiudere il procedimento con una declaratoria di inammissibilità.

Le Motivazioni della Sentenza

Nelle sue motivazioni, la Suprema Corte ha richiamato l’articolo 591 del codice di procedura penale, che elenca tra le cause di inammissibilità dell’impugnazione la carenza di interesse. La rinuncia al ricorso è qualificata come una “dichiarazione abdicativa, irrevocabile e recettizia”.

* Abdicativa, perché con essa la parte dismette volontariamente il proprio diritto a contestare il provvedimento.
* Irrevocabile, in quanto una volta manifestata, non può essere ritirata.
* Recettizia, poiché produce i suoi effetti nel momento in cui giunge a conoscenza dell’autorità giudiziaria.

La Corte ha inoltre specificato che le forme previste dall’articolo 589 del codice di procedura penale per la rinuncia non sono prescritte a pena di inammissibilità. Ciò significa che non è richiesta una formula sacramentale o una procedura rigida: è sufficiente che l’atto provenga con certezza dal soggetto legittimato (la parte o il suo difensore) e che esprima una volontà chiara e inequivocabile di abbandonare l’impugnazione. Infine, un aspetto rilevante riguarda le spese processuali: considerate le ragioni che hanno condotto alla rinuncia, la Corte ha stabilito di non disporre nulla in merito alle spese.

Le Conclusioni

La sentenza in esame conferma un principio di economia processuale e di rispetto della volontà delle parti. La rinuncia al ricorso è uno strumento efficace per porre fine a una controversia quando la parte ricorrente non ha più interesse a portarla avanti. La decisione della Cassazione sottolinea la flessibilità delle forme richieste per tale atto, privilegiando la sostanza (la chiara volontà della parte) rispetto a un rigido formalismo. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questo significa che la decisione di abbandonare un’impugnazione, se comunicata chiaramente, determinerà la rapida conclusione del procedimento, in questo caso senza nemmeno un addebito di spese.

Cosa succede se si presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile per carenza di interesse, poiché la parte manifesta la volontà di non voler più una decisione sul merito della questione.

La rinuncia al ricorso deve seguire una forma particolare per essere valida?
No, la legge non stabilisce forme rigide a pena di inammissibilità. È sufficiente che la dichiarazione di rinuncia provenga in modo sicuro dal soggetto che ha il diritto di presentarla e che la sua volontà di rinunciare sia espressa in modo chiaro e inequivocabile.

In caso di rinuncia al ricorso, chi paga le spese del procedimento?
Nella decisione specifica, la Corte di Cassazione ha deciso di non disporre alcun provvedimento riguardo alle spese, tenendo conto delle motivazioni che hanno portato alla rinuncia da parte della terza interessata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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