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Rinuncia al ricorso: conseguenze sulle spese

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso a seguito della rinuncia presentata dal difensore. Il caso riguardava la richiesta di modifica di una misura cautelare in un procedimento di estradizione. A seguito della rinuncia al ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali, ma non a una sanzione pecuniaria, poiché la sua misura cautelare era stata nel frattempo sostituita con una meno afflittiva.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso: Conseguenze su Spese e Sanzioni

La rinuncia al ricorso è un atto processuale che pone fine a un’impugnazione prima che il giudice possa esaminarne il merito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26192 del 2025, offre un’importante delucidazione sulle conseguenze economiche di tale scelta, distinguendo tra il pagamento delle spese processuali e l’applicazione di un’ulteriore sanzione pecuniaria.

I Fatti del Caso: Estradizione e Misure Cautelari

Il caso ha origine da un procedimento di estradizione avviato dalle autorità brasiliane nei confronti di un individuo per reati di frode commerciale, associazione a delinquere e frode ai danni dello Stato. In attesa della decisione, all’uomo era stata applicata la misura cautelare della custodia in carcere.

Il soggetto, tramite il suo legale, aveva richiesto alla Corte di Appello di Venezia la modifica o la sostituzione di tale misura. La Corte di Appello aveva rigettato l’istanza, confermando la detenzione in carcere.

Contro questa decisione, il difensore aveva proposto ricorso per cassazione, lamentando principalmente due vizi procedurali: la violazione del contraddittorio su un documento acquisito dalla Corte territoriale dopo l’udienza e una motivazione carente sulla valutazione del pericolo di fuga.

La Svolta Processuale: La Rinuncia al Ricorso

Prima che la Corte di Cassazione potesse pronunciarsi sulle questioni sollevate, il difensore ha depositato un atto di rinuncia al ricorso, munito di procura speciale. Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del procedimento, spostando l’attenzione dai motivi dell’impugnazione alle conseguenze procedurali della rinuncia stessa.

Di fronte a tale atto, la Suprema Corte non ha potuto fare altro che prenderne atto e dichiarare il ricorso inammissibile, come previsto dall’articolo 591 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni: Le Conseguenze Economiche della Rinuncia

La parte più interessante della sentenza risiede nella gestione delle conseguenze economiche derivanti dalla declaratoria di inammissibilità. La Corte ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale, che prevede la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali in caso di inammissibilità. Citando un precedente (Cass. n. 45850/2023), i giudici hanno chiarito che la legge non fa distinzioni tra le diverse cause di inammissibilità: che essa derivi da vizi formali o da una rinuncia al ricorso, la condanna alle spese è una conseguenza diretta.

Tuttavia, la Corte ha deciso di non disporre anche la condanna al pagamento della sanzione pecuniaria, spesso associata all’inammissibilità. La motivazione di questa scelta risiede in un fatto avvenuto dopo la presentazione del ricorso: la misura cautelare della custodia in carcere, applicata al ricorrente, era stata nel frattempo sostituita con una meno afflittiva. Questo cambiamento favorevole nella condizione del ricorrente è stato considerato una circostanza sufficiente per giustificare la non applicazione della sanzione aggiuntiva.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

La sentenza chiarisce un importante principio procedurale con rilevanti implicazioni pratiche:
1. La rinuncia è un atto tombale: Presentare una rinuncia al ricorso determina automaticamente la sua inammissibilità, impedendo qualsiasi esame nel merito delle questioni sollevate.
2. Le spese sono sempre dovute: La condanna al pagamento delle spese processuali è una conseguenza quasi automatica dell’inammissibilità, indipendentemente dalla sua causa.
3. La sanzione pecuniaria non è automatica: La condanna a un’ulteriore sanzione pecuniaria non è una conseguenza inevitabile. Il giudice può decidere di non applicarla valutando le circostanze specifiche del caso, come un successivo miglioramento della posizione processuale del ricorrente.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia porta alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il che significa che la Corte non esamina i motivi dell’impugnazione ma si limita a chiudere il procedimento.

La rinuncia al ricorso comporta sempre la condanna al pagamento delle spese processuali?
Sì, secondo la sentenza, la declaratoria di inammissibilità per rinuncia comporta la condanna della parte che ha rinunciato al pagamento delle spese del procedimento, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

Perché in questo caso non è stata disposta anche la condanna a una sanzione pecuniaria?
La Corte ha deciso di non applicare la sanzione pecuniaria perché, dopo la presentazione del ricorso, la misura cautelare del ricorrente era stata modificata in una meno grave (dalla custodia in carcere a un’altra misura). Questa circostanza favorevole ha giustificato la non applicazione della sanzione aggiuntiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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