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Rinuncia al ricorso: conseguenze su spese e sanzioni

Un imputato rinuncia al proprio ricorso per cassazione alla vigilia dell’udienza. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile a causa della rinuncia al ricorso, ma condanna comunque l’individuo al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, non ravvisando motivi di esonero.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Pagamento delle Spese Processuali Sempre Dovuto?

La rinuncia al ricorso rappresenta un atto con cui la parte che ha impugnato una decisione giudiziaria manifesta la volontà di non proseguire nel giudizio. Ma quali sono le conseguenze economiche di tale scelta, specialmente se comunicata a ridosso dell’udienza? Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale chiarisce che la rinuncia non è una via d’uscita per evitare il pagamento delle spese processuali e di eventuali sanzioni.

I Fatti del Caso Processuale

Il caso in esame ha origine dal ricorso per cassazione presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. Quest’ultima, in accoglimento di una specifica istanza, aveva già rideterminato la pena inflittagli in primo grado. Successivamente alla presentazione del ricorso, e in particolare alla vigilia della data fissata per l’udienza in Cassazione, lo stesso imputato ha depositato una dichiarazione formale di rinuncia all’impugnazione. La Suprema Corte si è quindi trovata a dover decidere non sul merito del ricorso, ma sulle conseguenze procedurali ed economiche di tale rinuncia.

La Decisione della Corte sulla rinuncia al ricorso

La Corte di Cassazione, con la sentenza numero 10210 del 2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso. La decisione, tuttavia, non si è limitata a prendere atto della volontà del ricorrente di abbandonare l’impugnazione. I Giudici hanno infatti condannato l’imputato al pagamento di due diverse somme:

1. Il pagamento delle spese processuali maturate fino al momento della rinuncia.
2. Il versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.

Questa pronuncia sottolinea un principio fondamentale: l’attivazione della macchina giudiziaria ha un costo, e la rinuncia tardiva non può neutralizzare le conseguenze economiche che ne derivano.

Le Motivazioni della Sentenza: perché la rinuncia al ricorso non esonera dai costi

La Corte ha basato la propria decisione su un’analisi chiara e lineare degli effetti della rinuncia nel processo penale. Le motivazioni possono essere suddivise in due punti principali.

La Rinuncia Tardiva e le Spese Processuali

Il primo punto affrontato dalla Corte riguarda le spese processuali. I Giudici hanno specificato che la rinuncia, sebbene ponga fine al procedimento di impugnazione, non può avere un effetto retroattivo sui costi già generati. L’atto di ricorso ha messo in moto l’apparato della giustizia, comportando attività di cancelleria, notifiche e la preparazione dell’udienza. La Corte ha stabilito che la rinuncia, soprattutto se pervenuta “alla vigilia dell’udienza”, non esclude la condanna del ricorrente al pagamento di tali spese. In sostanza, chi rinuncia è comunque responsabile dei costi che la sua iniziativa processuale ha causato fino al momento del ritiro.

La Condanna alla Cassa delle Ammende

Il secondo aspetto, forse meno scontato per i non addetti ai lavori, è la condanna al pagamento di una somma alla Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria è prevista in caso di inammissibilità del ricorso. La Corte ha ritenuto che la rinuncia all’impugnazione conduca a una dichiarazione di inammissibilità. Di conseguenza, ha applicato la relativa sanzione. È importante notare che la somma di 3.000 euro è stata “equitativamente fissata”, tenendo conto delle circostanze, e che i Giudici hanno esplicitamente dichiarato di non aver ravvisato “alcuna ragione di esonero”. Ciò implica che solo in casi eccezionali e motivati si potrebbe evitare tale condanna, ma la semplice rinuncia non costituisce di per sé una valida giustificazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La sentenza in esame offre un importante monito per chi intende impugnare un provvedimento. La decisione di presentare un ricorso per cassazione deve essere ponderata attentamente, poiché un successivo ripensamento, formalizzato con una rinuncia al ricorso, non è privo di conseguenze economiche. Anzi, comporta l’obbligo di farsi carico sia delle spese del procedimento avviato, sia di una sanzione pecuniaria che può essere anche significativa. Questa pronuncia riafferma il principio di responsabilità processuale, scoraggiando impugnazioni dilatorie o presentate senza un’adeguata valutazione delle possibilità di successo.

Rinunciare al ricorso per cassazione elimina l’obbligo di pagare le spese processuali?
No, secondo la sentenza, la rinuncia al ricorso, anche se pervenuta prima dell’udienza, non esclude la condanna al pagamento delle spese processuali che il ricorso ha generato fino a quel momento.

Oltre alle spese, si può essere condannati a pagare una sanzione anche in caso di rinuncia?
Sì, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende, fissata equitativamente, poiché la rinuncia porta a una dichiarazione di inammissibilità e non sono state ravvisate ragioni per un esonero.

Qual è l’esito processuale di un ricorso a cui si è rinunciato?
L’esito è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso da parte della Corte. Ciò significa che il procedimento di impugnazione si chiude senza che i giudici esaminino il merito della questione sollevata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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