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Rinuncia al ricorso: conseguenze legali e costi

Una ricorrente, dopo aver impugnato un’ordinanza di sequestro preventivo per vizi procedurali, ha presentato una formale rinuncia al ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato l’impugnazione inammissibile, condannando la parte al pagamento delle spese processuali e di una somma pecuniaria alla Cassa delle ammende, poiché la rinuncia è considerata una causa di inammissibilità colpevole.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi di una Recente Sentenza

La decisione di impugnare un provvedimento giudiziario è un passo cruciale, ma altrettanto importante è la scelta di fare un passo indietro. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito le conseguenze legali ed economiche della rinuncia al ricorso, un atto che, sebbene ponga fine a una controversia, non è privo di implicazioni per chi lo compie. Questo caso offre uno spunto chiaro per comprendere cosa significhi rinunciare a un’impugnazione in ambito penale.

Il Caso in Esame: Dal Sequestro alla Cassazione

La vicenda ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari. La persona destinataria della misura ha prima presentato una richiesta di riesame al Tribunale competente, che l’ha però respinta. Non soddisfatta, ha deciso di proseguire la battaglia legale proponendo ricorso alla Corte di Cassazione.

Il motivo dell’impugnazione era puramente procedurale: si lamentava la violazione dei termini di legge per la trasmissione degli atti al Tribunale del riesame. Secondo la difesa, il ritardo di tre giorni avrebbe dovuto comportare la perdita di efficacia della misura cautelare, come previsto dal codice di procedura penale.

L’Atto Decisivo: La Rinuncia al Ricorso e le sue Implicazioni

Tuttavia, prima che la Corte potesse pronunciarsi sul merito della questione, la ricorrente, tramite il suo difensore, ha depositato un atto formale di rinuncia al ricorso. Questo gesto ha cambiato radicalmente il corso del procedimento, spostando l’attenzione della Corte dalla questione procedurale sollevata alle conseguenze dirette della rinuncia stessa.

La Decisione della Corte: Inammissibilità e Condanna alle Spese

Di fronte alla rinuncia, la Corte di Cassazione ha agito come da prassi consolidata. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. La legge, infatti, prevede che la rinuncia all’impugnazione sia una delle cause che impediscono al giudice di esaminare la fondatezza dei motivi presentati.

Ma la decisione non si è fermata qui. La Corte ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale, che disciplina le conseguenze economiche dell’inammissibilità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state lineari e basate su un principio consolidato, rafforzato da una precedente sentenza della Corte Costituzionale (n. 186/2000). Il ragionamento è il seguente: la rinuncia al ricorso è un atto volontario che determina la causa di inammissibilità. Di conseguenza, la parte che rinuncia è ritenuta responsabile di aver avviato un procedimento che non è giunto a una decisione nel merito per sua stessa scelta. Poiché non sono emersi elementi per dimostrare che la ricorrente avesse agito “senza colpa”, la legge impone una duplice sanzione economica:

1. Condanna al pagamento delle spese processuali: i costi sostenuti dallo Stato per la gestione del procedimento.
2. Condanna al versamento di una somma alla Cassa delle ammende: una sanzione pecuniaria, fissata in via equitativa dal giudice (in questo caso, 500 euro), che ha lo scopo di sanzionare l’uso non proficuo della giustizia.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce una lezione fondamentale: la rinuncia a un’impugnazione penale non è un atto neutro. Sebbene ponga fine al contenzioso, essa viene trattata come una causa di inammissibilità imputabile alla parte, con conseguente obbligo di sostenere non solo le spese del giudizio, ma anche una sanzione aggiuntiva. Chiunque intraprenda la via del ricorso in Cassazione deve essere consapevole che un eventuale ripensamento, formalizzato con una rinuncia, comporta costi certi e prevedibili, a meno che non si possano dimostrare circostanze eccezionali che escludano ogni colpa.

Cosa succede se si presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
L’atto di rinuncia determina la conclusione del procedimento. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile senza esaminare il merito dei motivi presentati.

La rinuncia al ricorso comporta delle spese?
Sì. Secondo la sentenza, la parte che rinuncia è condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, stabilita dal giudice, in favore della Cassa delle ammende.

È possibile evitare la condanna alle spese in caso di rinuncia?
La condanna può essere evitata solo se si dimostra che la causa di inammissibilità (in questo caso, la rinuncia) è avvenuta “senza colpa” da parte del ricorrente, una circostanza che nel caso di specie non è stata riscontrata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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