Rinuncia al Ricorso: Non è una Scelta Priva di Conseguenze Economiche
Decidere di presentare un ricorso in Cassazione è un passo importante, ma lo è altrettanto la scelta di ritirarlo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce in modo inequivocabile le conseguenze di una rinuncia al ricorso, dimostrando che non si tratta di un’azione a costo zero. L’analisi del provvedimento evidenzia come il ricorrente che desiste dall’impugnazione vada incontro a precise responsabilità economiche, tra cui il pagamento delle spese processuali e la rifusione dei costi sostenuti dalla controparte.
I Fatti del Caso: Una Decisione Strategica
Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione avverso una sentenza della Corte d’Appello di Roma. In un momento successivo alla presentazione dell’impugnazione, il ricorrente ha deciso di fare un passo indietro, manifestando formalmente la volontà di rinunciare al proseguimento del giudizio. Questo atto, sebbene ponga fine alla controversia, innesca una serie di meccanismi procedurali previsti dalla legge.
La Decisione della Corte: Inammissibilità e Condanna alle Spese
La Corte di Cassazione, preso atto della volontà del ricorrente, ha agito in conformità con quanto stabilito dal codice di procedura penale. La decisione è stata netta e ha prodotto tre effetti principali:
1. Dichiarazione di Inammissibilità: Il ricorso è stato dichiarato inammissibile. Questo significa che la Corte non è entrata nel merito della questione, ma ha fermato il processo a causa della rinuncia.
2. Condanna alle Spese Processuali e Ammenda: Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
3. Rifusione Spese alla Parte Civile: È stata inoltre disposta la condanna dell’imputato a rimborsare le spese di rappresentanza e difesa sostenute dalla parte civile, liquidate in duemila euro oltre accessori di legge.
Le Conseguenze della Rinuncia al Ricorso Analizzate
Questa ordinanza mette in luce un aspetto fondamentale della procedura: la rinuncia al ricorso non è un atto neutro. Se da un lato chiude la pendenza giudiziaria, dall’altro cristallizza la posizione del ricorrente come parte soccombente dal punto di vista procedurale, attivando l’obbligo di farsi carico dei costi generati dal procedimento.
Le Motivazioni della Decisione
La base giuridica della decisione della Suprema Corte risiede nell’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale. Questa norma prevede espressamente che il ricorso sia dichiarato inammissibile quando vi è una rinuncia da parte di chi lo ha proposto. La Corte non ha fatto altro che applicare pedissequamente questa disposizione. La condanna alle spese è una conseguenza diretta di tale declaratoria di inammissibilità. Poiché la parte civile aveva già depositato una comparsa conclusionale e una nota spese, partecipando attivamente al grado di giudizio, la Corte ha ritenuto giusto e doveroso liquidare in suo favore le spese legali sostenute.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche
L’ordinanza in esame serve come monito per chiunque intenda intraprendere un percorso giudiziario. La decisione di impugnare una sentenza deve essere ponderata, così come quella di rinunciare. La rinuncia al ricorso, sebbene possa apparire come una semplice via d’uscita, comporta conseguenze economiche certe e talvolta onerose. È fondamentale, quindi, che il ricorrente e il suo legale valutino attentamente non solo le probabilità di successo nel merito, ma anche i costi associati a un eventuale ritiro dell’impugnazione, specialmente quando nel processo è costituita una parte civile che ha sostenuto delle spese per difendersi.
Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
In base alla decisione esaminata, la rinuncia comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il che significa che la Corte non valuterà il caso nel merito.
Chi paga le spese processuali in caso di rinuncia al ricorso?
Il soggetto che rinuncia al ricorso viene condannato al pagamento delle spese processuali relative al grado di giudizio che ha attivato e poi abbandonato.
La rinuncia al ricorso comporta altre sanzioni economiche?
Sì. Oltre alle spese processuali, il ricorrente è stato condannato a versare una somma alla Cassa delle ammende e a rimborsare integralmente le spese legali sostenute dalla parte civile per difendersi nel giudizio di Cassazione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22376 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22376 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 16/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a ROMA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 21/06/2023 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
ritenuto che il ricorrente ha successivamente rinunciato al ricorso, sicché lo stesso deve essere dichiarato inammissibile ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. d) cod. proc. pen.;
che devono essere liquidate le spese del grado in favore della parte civile che ha partecipato al giudizio facendo pervenire comparsa conclusionale e nota spese; pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di rilevato, euro duemila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Condanna, inoltre, l’imputato alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute nel presente grado dalla parte civile NOME COGNOME che liquida in complessivi euro duemila, oltre accessori di legge.
Così deciso in Roma, il 16/04/2024
Il Consigliere Estensore