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Rinuncia al ricorso: conseguenze e sanzioni pecuniarie

Una parte civile ha presentato ricorso in Cassazione, ma successivamente ha deciso di ritirarlo. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile a causa di questa “rinuncia al ricorso”. Di conseguenza, ha condannato la parte ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro, stabilendo che la legge non fa distinzioni tra le varie cause di inammissibilità ai fini dell’applicazione delle sanzioni.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso: Non Sempre una Scelta Indolore

La decisione di presentare un ricorso in Cassazione è un passo importante, ma lo è altrettanto quella di ritirarlo. Molti potrebbero pensare che la rinuncia al ricorso sia un atto neutro, una semplice marcia indietro senza conseguenze. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci ricorda, invece, che questa scelta processuale comporta effetti giuridici ed economici ben precisi, inclusa una sanzione pecuniaria.

La Vicenda Processuale in Breve

Il caso esaminato trae origine da un procedimento penale in cui la parte civile, dopo aver visto respinte le proprie richieste di risarcimento in appello, aveva deciso di impugnare la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione. Tuttavia, prima dell’udienza, il difensore della parte ricorrente ha comunicato formalmente la volontà di rinunciare al ricorso, senza specificarne le motivazioni. Questo atto ha cambiato radicalmente l’esito del procedimento.

La Decisione della Corte e gli Effetti della Rinuncia al Ricorso

La Corte di Cassazione, preso atto della volontà espressa dalla parte ricorrente, non ha potuto fare altro che dichiarare l’inammissibilità del ricorso. Questa decisione non è discrezionale, ma discende direttamente dall’applicazione dell’art. 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale, che prevede espressamente la rinuncia tra le cause di inammissibilità dell’impugnazione. La vera questione, però, riguardava le conseguenze economiche di tale declaratoria.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che, in caso di inammissibilità del ricorso, la parte che lo ha proposto deve essere condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

I giudici hanno chiarito che la legge non opera alcuna distinzione tra le diverse cause che portano all’inammissibilità. Che si tratti di un vizio di forma, della tardività della presentazione o, come in questo caso, della rinuncia, il risultato non cambia: scattano le sanzioni previste. La Corte ha sottolineato che non vi erano elementi per ritenere che la rinuncia fosse dovuta a una “sopravvenuta carenza d’interesse per causa non imputabile alla ricorrente”, unico caso che, secondo la giurisprudenza, potrebbe escludere la condanna. In assenza di prove in tal senso e non ravvisando un’assenza di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità, la condanna è diventata un atto dovuto.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la rinuncia al ricorso non è un atto privo di conseguenze. Sebbene ponga fine al contenzioso, essa attiva un meccanismo sanzionatorio automatico previsto dal codice di procedura penale. La parte che rinuncia viene considerata responsabile della causa di inammissibilità e, pertanto, tenuta a sostenere non solo le spese del procedimento che ha avviato e poi interrotto, ma anche una sanzione pecuniaria, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro. Questa decisione serve da monito: ogni scelta processuale, inclusa quella di abbandonare un’impugnazione, deve essere attentamente ponderata con l’assistenza del proprio legale per comprenderne appieno tutte le implicazioni, anche economiche.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
La rinuncia a un ricorso già proposto ne determina automaticamente la declaratoria di inammissibilità da parte della Corte, il che significa che il caso non verrà esaminato nel merito.

La rinuncia al ricorso comporta sempre il pagamento di spese e sanzioni?
Sì, secondo quanto stabilito dall’ordinanza, la dichiarazione di inammissibilità dovuta a rinuncia comporta la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

Esiste un modo per evitare la sanzione pecuniaria in caso di rinuncia?
L’ordinanza chiarisce che la sanzione può essere evitata solo se si dimostra che la rinuncia è stata determinata da una “sopravvenuta carenza d’interesse per causa non imputabile” al ricorrente. In mancanza di tale prova, la sanzione è applicata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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