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Rinuncia al ricorso: conseguenze e inammissibilità

Un soggetto, sottoposto a custodia cautelare, ha presentato ricorso in Cassazione avverso l’ordinanza del Tribunale della Libertà. Successivamente, attraverso il proprio difensore, ha formalizzato una rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto della rinuncia, ha dichiarato il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della cassa delle ammende, poiché l’inammissibilità è riconducibile a una scelta della parte stessa.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia al Ricorso in Cassazione: Analisi delle Conseguenze Processuali

La presentazione di un’impugnazione in un procedimento penale è un diritto fondamentale, ma cosa accade quando la parte decide di fare un passo indietro? La rinuncia al ricorso è un atto processuale con effetti definitivi, come illustrato da una recente sentenza della Corte di Cassazione. Il caso analizzato riguarda un individuo che, dopo aver impugnato un’ordinanza di custodia cautelare, ha deciso di ritirare il proprio gravame, portando la Corte a dichiararne l’inammissibilità e a condannarlo a specifiche sanzioni economiche. Questo provvedimento offre un chiaro spaccato delle conseguenze legali di tale scelta.

I Fatti del Caso: Dall’Impugnazione alla Rinuncia

La vicenda ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Riesame che confermava la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto per un’ipotesi di reato associativo legato agli stupefacenti (art. 74 D.P.R. 309/90). Il difensore dell’indagato aveva presentato ricorso per cassazione, sollevando due motivi principali: la violazione di legge per la presunta mancanza di attualità delle esigenze cautelari e un vizio di motivazione nella scelta della misura detentiva, ritenuta sproporzionata.

Tuttavia, prima che la Corte potesse esaminare nel merito le questioni sollevate, è pervenuto un atto formale da parte del difensore, nominato anche procuratore speciale: una dichiarazione di rinuncia al ricorso, senza ulteriori specificazioni sulle ragioni.

L’Atto di Rinuncia al Ricorso e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che prendere atto della volontà espressa dalla parte. La rinuncia all’impugnazione è un istituto disciplinato dal codice di procedura penale che, una volta formalizzato, produce un effetto processuale netto e immediato: l’estinzione del giudizio di impugnazione.

La Natura della Rinuncia

La rinuncia è un atto unilaterale e irrevocabile. Una volta presentata validamente, essa preclude qualsiasi ulteriore discussione sul merito del ricorso. Il giudice dell’impugnazione non entra nel vivo delle censure mosse dalla parte, ma si limita a una pronuncia di carattere puramente processuale.

Le Conseguenze dell’Inammissibilità

Ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. d) del codice di procedura penale, il ricorso è dichiarato inammissibile quando vi è una rinuncia. Questa declaratoria, però, non è priva di conseguenze per il ricorrente. La legge prevede che la parte che ha dato causa all’inammissibilità sia condannata al pagamento delle spese del procedimento.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte è lineare e si fonda su una stretta applicazione delle norme procedurali. I giudici hanno constatato la ritualità della rinuncia pervenuta dal difensore e procuratore speciale. Di conseguenza, hanno dichiarato inammissibile il ricorso, senza alcuna possibilità di valutarne il contenuto.

Un punto cruciale della decisione riguarda la condanna non solo alle spese processuali, ma anche al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende. La Corte ha specificato che, trattandosi di una causa di inammissibilità riconducibile a ‘colpa del ricorrente’ (come indicato dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 186/2000), scatta automaticamente l’obbligo di pagare questa ulteriore sanzione pecuniaria. La scelta volontaria di rinunciare al ricorso è, infatti, considerata una forma di ‘colpa’ in senso processuale, che giustifica l’applicazione della sanzione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia al Ricorso

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: la rinuncia al ricorso è un atto che chiude definitivamente la porta a un grado di giudizio. Le implicazioni pratiche sono significative: chi decide di rinunciare deve essere consapevole che non solo il provvedimento impugnato diventerà definitivo (se non altrimenti appellato), ma che andrà incontro a precise conseguenze economiche. La condanna alle spese e alla sanzione a favore della cassa delle ammende non è una mera eventualità, ma una conseguenza diretta e obbligatoria di una scelta che pone fine al procedimento per volontà della parte stessa.

Cosa succede se si presenta una rinuncia al ricorso in Cassazione?
La Corte dichiara il ricorso inammissibile. Ciò significa che il caso non viene esaminato nel merito e il procedimento di impugnazione si conclude.

La rinuncia al ricorso comporta sempre delle spese per chi la presenta?
Sì, la sentenza chiarisce che la declaratoria di inammissibilità dovuta alla rinuncia comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, inoltre, al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende.

Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla cassa delle ammende?
Poiché l’inammissibilità del ricorso deriva da una scelta volontaria del ricorrente (la rinuncia), questa viene considerata una causa di inammissibilità per ‘colpa’. Secondo la giurisprudenza della Corte Costituzionale, in questi casi è obbligatoria l’applicazione di una sanzione pecuniaria aggiuntiva rispetto alle sole spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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