Rinuncia al Ricorso: Quando un Passo Indietro Costa Caro
La decisione di presentare un ricorso in Cassazione è un passo cruciale in un procedimento penale, ma altrettanto importante è la scelta di ritirarlo. La rinuncia al ricorso non è un atto privo di conseguenze, come dimostra una recente ordinanza della Suprema Corte. Questo provvedimento chiarisce in modo inequivocabile gli effetti automatici di tale scelta, che si traducono nell’inammissibilità dell’impugnazione e in sanzioni economiche a carico del rinunciante.
I Fatti del Caso: La Decisione di Ritirare l’Impugnazione
Il caso in esame ha origine dal ricorso presentato da un imputato avverso un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Napoli. Tuttavia, in una fase successiva del procedimento, e in particolare dopo un primo vaglio preliminare che aveva evidenziato profili di inammissibilità, l’imputato decideva di fare un passo indietro. Tramite una procura speciale, conferiva al proprio difensore il mandato di rinunciare formalmente al ricorso, cosa che l’avvocato faceva in data 16 gennaio 2024. La Corte di Cassazione, quindi, non è stata chiamata a decidere nel merito della questione, ma a prendere atto di questa nuova volontà processuale.
Le Conseguenze Giuridiche della Rinuncia al Ricorso
L’esito del procedimento dinanzi alla Suprema Corte era, a questo punto, segnato. La rinuncia ha innescato una serie di conseguenze procedurali ed economiche previste in modo tassativo dal codice di procedura penale.
La Dichiarazione di Inammissibilità
In base all’articolo 591, comma 1, lettera d), del codice di procedura penale, la rinuncia all’impugnazione è una delle cause che portano all’inammissibilità della stessa. Si tratta di un esito automatico: il giudice non può entrare nel merito delle doglianze sollevate, ma deve limitarsi a chiudere il procedimento con una declaratoria di inammissibilità.
La Condanna alle Spese e alla Sanzione Pecuniaria
La dichiarazione di inammissibilità, a sua volta, attiva le disposizioni dell’articolo 616 del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che la parte che ha proposto un ricorso dichiarato inammissibile debba essere condannata al pagamento delle spese del procedimento. Inoltre, la legge prevede il versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, un ente che finanzia progetti di reinserimento per i detenuti. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto equo determinare tale somma in 3.000,00 euro.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Corte di Cassazione, nella sua ordinanza, ha seguito un ragionamento lineare e fondato su precisi riferimenti normativi. I giudici hanno semplicemente rilevato l’avvenuta e rituale rinuncia al ricorso da parte dell’imputato. Hanno poi applicato il combinato disposto degli articoli 589 e 591 del codice di procedura penale, che disciplina la forma e gli effetti della rinuncia, portando inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Di conseguenza, è stata applicata la sanzione prevista dall’articolo 616 del medesimo codice. La quantificazione della somma in 3.000,00 euro è stata motivata come ‘equa’ in considerazione della specifica causa di inammissibilità, ovvero la rinuncia stessa, avvenuta dopo una valutazione preliminare non favorevole.
Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Rinuncia al Ricorso
Questa decisione ribadisce un principio fondamentale: la rinuncia a un’impugnazione non è una scelta neutra o priva di costi. Se da un lato può rappresentare una strategia processuale per evitare una pronuncia di merito potenzialmente sfavorevole, dall’altro comporta conseguenze economiche certe e significative. La condanna alle spese processuali e al pagamento di una sanzione pecuniaria è un effetto automatico dell’inammissibilità derivante dalla rinuncia. Pertanto, la scelta di ritirare un ricorso deve essere attentamente ponderata con il proprio difensore, tenendo ben presenti non solo gli aspetti procedurali, ma anche i risvolti economici che essa comporta.
Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
Se si rinuncia a un ricorso, la Corte di Cassazione lo dichiara inammissibile, senza entrare nel merito della questione.
La rinuncia a un ricorso comporta delle spese?
Sì, la rinuncia comporta la condanna a pagare le spese processuali e una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata a 3.000 euro.
Perché il ricorrente è stato condannato a pagare una somma alla Cassa delle ammende?
La condanna al pagamento della somma è una conseguenza prevista dall’articolo 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità del ricorso, e la misura è stata ritenuta equa in ragione della causa stessa di inammissibilità (la rinuncia).
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14503 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 14503 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 22/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a AVELLINO il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 04/04/2023 del TRIB. SORVEGLIANZA di NAPOLI
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Visti gli atti e l’ordinanza impugnata;
letti i motivi del ricorso;
rilevato che l’imputato ha ritualmente rinunziato al ricorso, rilasci procura speciale al difensore che, il 16 gennaio 2024, ha adempiuto al mandat conferitogli;
che alla rinunzia – intervenuta dopo il preliminare vaglio di inammissibili del ricorso – consegue, in forza del combinato disposto degli artt. 589, commi e 3, e 591, comma 1, lett. d), cod. proc. pen., l’inammissibilità del ricorso e, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende nella misura che, in ragione della causa d’inammissibilità, si stima determinare in euro 3.000,00;
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento del spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa de ammende.
Così deciso il 22/02/2024.