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Rinuncia a presenziare in udienza: ricorso inammissibile

Un individuo, condannato per lesioni aggravate, ricorre in Cassazione lamentando la violazione del suo diritto a partecipare all’udienza d’appello. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile poiché risulta dagli atti processuali una sua esplicita rinuncia a presenziare in udienza, rendendo il motivo del ricorso manifestamente infondato.

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Pubblicato il 10 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinuncia a Presenziare in Udienza: Quando il Ricorso Diventa Inammissibile

Il diritto dell’imputato a partecipare attivamente al proprio processo è un cardine fondamentale del sistema giudiziario. Tuttavia, questo diritto non è assoluto e può essere oggetto di una scelta volontaria. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce le conseguenze di una rinuncia a presenziare in udienza da parte dell’imputato detenuto, dimostrando come tale atto possa rendere un successivo ricorso inammissibile.

Il Caso in Esame: Dall’Appello al Ricorso per Cassazione

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di lesioni volontarie aggravate dall’uso di un’arma. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado, aveva rideterminato la pena in cinque anni, tre mesi e venti giorni di reclusione, oltre a una multa e alla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a un unico motivo: la presunta violazione del suo diritto a essere presente durante la celebrazione del processo d’appello, svoltosi mentre si trovava detenuto in regime di custodia cautelare per altra causa.

La Tesi Difensiva: Violazione del Diritto di Partecipazione

Il ricorrente lamentava una violazione degli articoli 127 e 599 del codice di procedura penale. Secondo la sua tesi, la celebrazione dell’udienza in sua assenza avrebbe viziato il procedimento, ledendo il suo diritto di difesa e di partecipazione attiva al processo che lo vedeva coinvolto. Questo singolo motivo costituiva il fondamento della sua richiesta di annullamento della sentenza d’appello.

La Decisione della Suprema Corte: La Prova della Rinuncia

La Corte di Cassazione, esaminando il ricorso, lo ha dichiarato inammissibile. La decisione si basa su un elemento fattuale decisivo, emerso direttamente dagli atti processuali. Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, la sua assenza non era dovuta a un errore procedurale o a una mancata traduzione, bensì a una sua scelta esplicita e documentata.

L’Importanza della Dichiarazione a Matricola

La Corte ha rilevato che l’imputato, il giorno precedente all’udienza, aveva reso una dichiarazione formale alla Matricola della Casa Circondariale dove era detenuto. Con tale atto, egli aveva espressamente rinunciato a partecipare all’udienza fissata dinanzi alla Corte di Appello. Questa dichiarazione, messa agli atti, costituiva la prova inconfutabile della sua volontà di non presenziare.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha qualificato il ricorso come “manifestamente infondato”. La motivazione è lineare e si basa sulla palese contraddizione tra quanto lamentato dal ricorrente e quanto provato documentalmente. La denuncia di una violazione di norme procedurali è stata smentita “dagli atti processuali”, dai quali risultava in modo inequivocabile la rinuncia a presenziare in udienza. L’assenza dell’imputato, pertanto, non è stata una violazione del suo diritto, ma l’esercizio di una sua facoltà. Di conseguenza, il motivo di ricorso era privo di qualsiasi fondamento giuridico e fattuale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio procedurale di fondamentale importanza: non può essere lamentata la violazione di un diritto al quale si è volontariamente e formalmente rinunciato. Una volta che l’imputato esprime la sua volontà di non partecipare al dibattimento, non può successivamente impugnare la sentenza sostenendo che la sua assenza abbia viziato il processo. Le conseguenze di un ricorso basato su premesse smentite dagli atti sono severe: l’inammissibilità, la condanna al pagamento delle spese processuali e il versamento di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende.

Un imputato detenuto può rinunciare a partecipare alla propria udienza di appello?
Sì, l’ordinanza dimostra che un imputato detenuto può validamente rinunciare a partecipare all’udienza, come avvenuto nel caso specifico attraverso una dichiarazione resa alla Matricola della Casa Circondariale.

Cosa succede se un imputato presenta ricorso lamentando la propria assenza in udienza, ma aveva precedentemente rinunciato a parteciparvi?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile perché manifestamente infondato. La rinuncia formale a presenziare smentisce la presunta violazione del diritto di essere presente, rendendo il motivo del ricorso privo di fondamento.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile in Cassazione?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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