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Rinnovazione misura cautelare: quando è possibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di custodia cautelare, chiarendo i principi sulla rinnovazione misura cautelare. La Corte stabilisce che un annullamento per vizi formali, come la carenza di motivazione, non impedisce la riemissione del provvedimento, poiché non viola il principio del ‘ne bis in idem’ cautelare, che opera solo in caso di annullamento nel merito per insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinnovazione Misura Cautelare: la Cassazione fa Chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15094/2025, è intervenuta su un tema cruciale della procedura penale: la rinnovazione misura cautelare a seguito di un annullamento per vizi formali. La decisione offre un’analisi approfondita del bilanciamento tra le esigenze di garanzia dell’indagato e quelle di tutela della collettività, stabilendo chiari confini per l’applicazione del principio del ne bis in idem in ambito cautelare.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame che confermava la misura della custodia in carcere per una persona indagata per partecipazione a un’associazione criminale. Tale provvedimento era stato emesso dopo che una precedente ordinanza cautelare era stata annullata dallo stesso Tribunale per un vizio di “carenza assoluta di motivazione” riguardo alla partecipazione dell’indagata all’associazione.

La difesa, ritenendo la nuova misura illegittima, ha proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso: Quattro Punti Chiave

Il ricorso si fondava su quattro principali motivi:

1. Vizio di motivazione procedurale: La difesa lamentava che il Tribunale avesse fatto riferimento, nella sua decisione, alle motivazioni di un’altra ordinanza depositate in una data successiva alla pronuncia del provvedimento impugnato.
2. Violazione dell’obbligo di autonoma valutazione: Si sosteneva che il Tribunale avesse basato la sua decisione su elementi relativi ad altri capi di imputazione per i quali era già stata esclusa la gravità indiziaria, mancando di una valutazione autonoma.
3. Carenza di motivazione sulle esigenze cautelari: Il ricorso contestava la sussistenza e l’attualità del pericolo di reiterazione del reato e del pericolo di fuga, nonché la mancata valutazione dell’idoneità degli arresti domiciliari con controllo elettronico.
4. Violazione del divieto di rinnovazione: Il motivo centrale del ricorso era la presunta violazione del principio del ne bis in idem cautelare (art. 309, comma 10, c.p.p.), sostenendo che una misura annullata, anche se per vizi di motivazione, non potesse essere riemessa.

L’Analisi della Corte e la Legittimità della Rinnovazione Misura Cautelare

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi sollevati dalla difesa. La Corte ha chiarito che il riferimento a un’ordinanza depositata successivamente era irrilevante, in quanto utilizzato solo per confermare un punto non controverso.

Sul merito, i giudici hanno ritenuto la motivazione del Tribunale del riesame completa, persuasiva e del tutto autonoma. La decisione si basava su una pluralità di fonti di prova convergenti, tra cui dichiarazioni, analisi di dispositivi informatici e chat, che delineavano in modo chiaro il ruolo attivo dell’indagata all’interno del sodalizio criminale. La valutazione delle esigenze cautelari è stata giudicata accurata, evidenziando la pericolosità sociale dell’indagata, la sua piena integrazione nel gruppo criminale e un concreto rischio di fuga.

Il Principio del Ne Bis in Idem Cautelare

Il punto più significativo della sentenza riguarda l’interpretazione del divieto di rinnovazione misura cautelare. La Cassazione ha riaffermato un principio consolidato: l’annullamento di un’ordinanza cautelare per motivi formali, come la mancanza di un’autonoma valutazione o la carenza di motivazione, non impedisce la riemissione della misura.

Il divieto di cui all’art. 309, comma 10, c.p.p. si applica solo quando l’annullamento avviene nel merito, ossia quando il Tribunale del riesame accerta l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. In tal caso, si forma un “giudicato cautelare interno” che preclude una nuova valutazione degli stessi elementi. Un vizio formale, invece, non attiene alla sostanza dell’accusa ma alla forma del provvedimento, e può essere “sanato” con una nuova ordinanza che rispetti i requisiti di legge.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando la differenza sostanziale tra un annullamento per vizi di forma e uno per vizi di merito. Un provvedimento privo di motivazione non esprime una valutazione sulla fondatezza dell’accusa, ma rappresenta un’omissione del giudice che deve essere corretta. Permettere la rinnovazione della misura in questi casi garantisce che un errore procedurale non si traduca in un’ingiustificata liberazione di un soggetto potenzialmente pericoloso, a condizione che la nuova ordinanza sia, questa volta, immune da vizi e adeguatamente motivata sulla base dei gravi indizi e delle esigenze cautelari.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale per l’equilibrio del sistema processuale: un errore formale del giudice non crea un diritto all’impunità per l’indagato. La possibilità di una rinnovazione misura cautelare dopo un annullamento per difetto di motivazione serve a correggere l’errore procedurale senza pregiudicare le esigenze di giustizia. Questa decisione rafforza l’importanza per i giudici di fornire motivazioni complete, autonome e persuasive, poiché solo una valutazione negativa nel merito può precludere definitivamente l’applicazione di una misura restrittiva basata sugli stessi elementi.

È possibile emettere una nuova misura cautelare dopo che la prima è stata annullata?
Sì, è possibile se l’annullamento è avvenuto per un vizio formale, come la mancanza o la carenza di motivazione. Non è possibile, invece, se l’annullamento è avvenuto nel merito, ossia per l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza.

Cosa si intende per ‘vizio formale’ in un’ordinanza cautelare?
Un vizio formale riguarda la struttura e i requisiti procedurali del provvedimento, non la sostanza dell’accusa. Un esempio tipico è la mancanza di un’autonoma valutazione da parte del giudice o una motivazione assente, apparente o illogica sui gravi indizi o sulle esigenze cautelari.

Il principio del ‘ne bis in idem’ (divieto di un secondo giudizio) si applica alle misure cautelari?
Sì, ma in modo circoscritto. Il cosiddetto ‘giudicato cautelare interno’ opera solo quando una misura è stata annullata nel merito per mancanza di gravi indizi. In questo caso, non si può emettere una nuova misura basata sugli stessi elementi. Non opera, invece, in caso di annullamento per vizi formali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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