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Rinnovazione Istruzione Appello: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso basato sulla mancata rinnovazione istruzione in appello. L’ordinanza chiarisce che la riapertura delle prove è un’eccezione, limitata a prove nuove, e che la valutazione sull’entità della pena è di competenza esclusiva del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivata.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinnovazione Istruzione Appello: Limiti e Inammissibilità secondo la Cassazione

Il processo d’appello non è un secondo primo grado. Questo principio fondamentale del nostro sistema processuale penale trova costante conferma nelle pronunce della Corte di Cassazione. Una recente ordinanza si è soffermata sui limiti della rinnovazione istruzione in appello, chiarendo in quali casi una richiesta in tal senso possa essere respinta e quando un ricorso fondato su tale diniego sia destinato all’inammissibilità. Analizziamo la decisione per comprendere meglio i confini del potere discrezionale del giudice d’appello.

Il Caso in Analisi

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello. I motivi del ricorso erano principalmente due:
1. La contestazione per la mancata ammissione di una prova ritenuta decisiva, con conseguente richiesta di rinnovazione istruzione in appello ai sensi dell’art. 603 del codice di procedura penale.
2. La lamentela per l’eccessività della pena inflitta.

La Suprema Corte ha rigettato entrambe le censure, dichiarando il ricorso inammissibile e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Le Motivazioni sulla Rinnovazione Istruzione Appello

La Corte di Cassazione ha ritenuto il primo motivo di ricorso inammissibile per diverse ragioni concorrenti.

In primo luogo, i motivi presentati erano una mera e ‘pedissequa reiterazione’ di quelli già avanzati e respinti nel giudizio d’appello. Un ricorso per cassazione, per essere ammissibile, deve contenere una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata, non limitarsi a riproporre le stesse doglianze.

In secondo luogo, e questo è il punto centrale, la Corte ha ribadito un orientamento consolidato: la violazione di legge per mancata rinnovazione dell’istruzione si verifica solo in relazione a prove ‘sopravvenute o scoperte dopo la sentenza di primo grado’. Nel caso di specie, la richiesta non riguardava prove nuove, rendendo la doglianza infondata in radice.

Infine, è stato richiamato il principio secondo cui il giudice d’appello è tenuto a motivare esplicitamente solo quando accoglie la richiesta di rinnovazione. In caso di rigetto, la motivazione può essere anche implicita e desumibile dalla struttura argomentativa della sentenza, laddove emerga che gli elementi già acquisiti erano considerati sufficienti per decidere. Il principio di presunzione di completezza dell’istruttoria di primo grado impone che la rinnovazione sia un’eccezione, non la regola.

La Questione dell’Eccessività della Pena

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo all’eccessività della pena, è stato dichiarato manifestamente infondato. La Corte ha ricordato che la graduazione della pena, nel rispetto dei limiti edittali e dei principi fissati dagli artt. 132 e 133 del codice penale, rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Questo potere non è sindacabile in sede di legittimità, a meno che la motivazione sia assente, contraddittoria o manifestamente illogica. Nel caso esaminato, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua, rendendo la censura inammissibile.

Le Conclusioni della Suprema Corte

L’ordinanza in esame è un’importante conferma dei paletti procedurali che regolano il giudizio d’appello e il ricorso per cassazione. La rinnovazione istruzione in appello non è un diritto dell’imputato, ma uno strumento eccezionale, il cui utilizzo è rimesso alla valutazione discrezionale del giudice, con un obbligo di accoglimento solo in presenza di prove effettivamente nuove e potenzialmente decisive. Allo stesso modo, le valutazioni di merito, come la quantificazione della pena, sfuggono al controllo della Cassazione se sorrette da una motivazione adeguata. Questa decisione sottolinea la necessità per la difesa di formulare ricorsi specifici, critici e fondati su vizi di legittimità, evitando la semplice riproposizione di argomenti già esaminati.

Quando è obbligatorio per il giudice d’appello disporre la rinnovazione dell’istruzione dibattimentale?
Secondo la pronuncia, la rinnovazione dell’istruzione dibattimentale in appello costituisce una violazione di legge, se negata, solo nel caso di prove sopravvenute o scoperte dopo la sentenza di primo grado.

Il giudice d’appello deve sempre motivare esplicitamente il rigetto di una richiesta di rinnovazione probatoria?
No. Il giudice è tenuto a fornire una motivazione esplicita solo quando accoglie la richiesta. In caso di rigetto, la motivazione può essere anche implicita e desumibile dalla struttura argomentativa della sentenza, che dimostra la sufficienza degli elementi già acquisiti per decidere.

È possibile contestare l’eccessività della pena davanti alla Corte di Cassazione?
No, la graduazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito. Tale valutazione non è consentita in sede di legittimità, a meno che la motivazione a supporto sia totalmente assente o manifestamente illogica, cosa che non è avvenuta nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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