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Rinnovazione istruttoria: obbligo in appello

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna emessa in appello per lesioni personali, poiché il giudice aveva ribaltato la precedente assoluzione senza procedere alla rinnovazione istruttoria. La Corte ha riaffermato il principio secondo cui, se la condanna si basa su una diversa valutazione dell’attendibilità di prove dichiarative decisive, è obbligatorio riascoltare i testimoni prima di modificare la decisione di primo grado.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinnovazione Istruttoria: Un Obbligo per il Giudice d’Appello

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21857 del 2024, torna a ribadire un principio cardine del giusto processo: l’obbligo di rinnovazione istruttoria per il giudice d’appello che intenda ribaltare una sentenza di assoluzione basandosi su una diversa valutazione di prove dichiarative. Questo caso, nato da un’accusa di lesioni personali, evidenzia come la valutazione della credibilità di un testimone non possa essere modificata “a tavolino” in appello, ma richieda un contatto diretto e orale con la fonte di prova.

I Fatti del Processo: Dall’Assoluzione alla Condanna

La vicenda processuale ha origine da un’imputazione per lesioni personali. In primo grado, il Giudice di Pace aveva assolto l’imputato, ritenendo non attendibili le dichiarazioni della persona offesa e, al contrario, credibili quelle fornite dalla moglie dell’imputato, che offriva una versione dei fatti diversa.

La parte civile, insoddisfatta della decisione, proponeva appello. Il Tribunale, in funzione di giudice di secondo grado, riformava completamente la sentenza: pur basandosi sulle stesse identiche testimonianze, giungeva a una conclusione diametralmente opposta. Il Tribunale riteneva “intrinsecamente attendibili” le parole della persona offesa e inattendibili quelle della teste a difesa, condannando così l’imputato. Il tutto, però, senza mai disporre una nuova audizione dei testimoni.

Il Ricorso in Cassazione e l’Obbligo di Rinnovazione Istruttoria

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando proprio la violazione delle norme processuali. Il motivo era chiaro e diretto: il giudice d’appello aveva ribaltato il giudizio assolutorio operando una diversa valutazione delle medesime prove dichiarative, senza però procedere alla loro rinnovazione in dibattimento, come previsto dall’articolo 603, comma 3-bis, del codice di procedura penale.

Questa norma, insieme a consolidati orientamenti giurisprudenziali (tra cui la fondamentale sentenza “Cremonini” delle Sezioni Unite), stabilisce che il passaggio da un’assoluzione a una condanna non può fondarsi su una mera rilettura delle carte processuali, quando il punto cruciale è la credibilità di chi ha reso dichiarazioni.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di condanna e rinviando il caso a un nuovo giudizio d’appello. I giudici hanno spiegato che l’obbligo di rinnovazione scatta quando sussistono congiuntamente quattro condizioni:

1. La prova deve essere stata posta a fondamento dell’assoluzione in primo grado.
2. Deve trattarsi di una prova dichiarativa (es. testimonianza).
3. La prova deve essere decisiva per il giudizio.
4. Il giudice d’appello deve voler compiere una diversa valutazione di tale prova.

Nel caso di specie, tutte queste condizioni erano presenti. Le testimonianze della persona offesa e della moglie dell’imputato erano orali, erano state decisive sia per l’assoluzione in primo grado sia per la condanna in appello, e il Tribunale ne aveva dato una valutazione di attendibilità completamente diversa rispetto al primo giudice. Di conseguenza, il Tribunale aveva l’obbligo di riascoltare direttamente i dichiaranti prima di poter riformare la sentenza.

Conclusioni

Questa pronuncia non è solo una lezione di procedura penale, ma una riaffermazione della centralità del principio dell’oralità e dell’immediatezza nel processo. La valutazione della credibilità di un testimone dipende da elementi non percepibili dalla sola lettura di un verbale, come il tono della voce, l’esitazione, la gestualità. Impedire al giudice d’appello di condannare sulla base di una diversa e “cartolare” valutazione di questi aspetti tutela il diritto di difesa e garantisce che ogni condanna sia fondata su un convincimento formatosi nel modo più completo e corretto possibile. La decisione della Cassazione impone, quindi, che il nuovo processo d’appello si svolga nel rispetto di queste fondamentali garanzie.

Quando un giudice d’appello è obbligato a riascoltare i testimoni prima di condannare un imputato assolto in primo grado?
È obbligato quando intende basare la sua decisione di condanna su una diversa valutazione dell’attendibilità di una prova dichiarativa (come una testimonianza) che era stata ritenuta decisiva per l’assoluzione in primo grado.

Cosa si intende per prova dichiarativa decisiva?
Si intende una testimonianza o una dichiarazione orale che è stata fondamentale per la decisione del primo giudice. Se, senza quella prova, la decisione sarebbe stata diversa, allora la prova è da considerarsi decisiva.

Qual è la conseguenza se il giudice d’appello non procede alla rinnovazione dell’istruttoria quando è obbligatorio?
La sentenza emessa in violazione di tale obbligo è viziata da una “violazione di legge” e, come avvenuto in questo caso, deve essere annullata dalla Corte di Cassazione con rinvio per un nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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