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Rinnovazione istruttoria: obbligo in appello

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per furto emessa in appello, che aveva ribaltato una precedente assoluzione. La decisione si fonda sul principio della rinnovazione istruttoria: il giudice d’appello non può condannare l’imputato basandosi su una diversa valutazione delle testimonianze senza prima aver riesaminato direttamente i testimoni decisivi. Questo obbligo tutela il diritto di difesa e il principio del ‘oltre ogni ragionevole dubbio’.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rinnovazione Istruttoria: Perché il Giudice d’Appello Deve Riascoltare i Testi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10878 del 2024, riafferma un principio cardine del giusto processo: l’obbligo di rinnovazione istruttoria in appello qualora si intenda ribaltare una sentenza di assoluzione basandosi su una diversa valutazione delle prove dichiarative. Questa decisione sottolinea l’importanza dei principi di oralità e immediatezza per una corretta valutazione dell’attendibilità dei testimoni. Analizziamo il caso per comprendere la portata di questa fondamentale garanzia difensiva.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un uomo accusato del reato di furto in abitazione, commesso all’interno dello spogliatoio di una fabbrica. In primo grado, il Tribunale lo aveva assolto. La decisione si basava sul dubbio che l’imputato avesse trovato casualmente il portafoglio della vittima, come da lui sostenuto, anziché averlo sottratto intenzionalmente.

Il Pubblico Ministero, non convinto dalla ricostruzione, proponeva appello. La Corte d’Appello, accogliendo il ricorso, riformava la sentenza e condannava l’imputato. La condanna si fondava su una rilettura e una diversa interpretazione delle testimonianze raccolte durante il primo giudizio.

Il Ricorso in Cassazione: il Ruolo della Rinnovazione Istruttoria

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, articolando tre motivi. Sebbene il primo motivo, relativo a una presunta genericità dell’appello del PM, sia stato respinto, è stato il secondo a rivelarsi decisivo.

Con il secondo motivo, la difesa ha lamentato la violazione dell’art. 603, comma 3-bis, del codice di procedura penale. La Corte d’Appello, infatti, era giunta a un verdetto di colpevolezza senza procedere alla rinnovazione istruttoria, ovvero senza riascoltare direttamente i testimoni le cui dichiarazioni erano state fondamentali per l’assoluzione in primo grado. La difesa ha richiamato i principi sanciti dalla celebre sentenza “Dasgupta” delle Sezioni Unite, che ha stabilito l’obbligo per il giudice d’appello di procedere a un nuovo esame dei testi prima di poter ribaltare un’assoluzione.

La Decisione della Cassazione: un Principio Intoccabile

La Suprema Corte ha accolto il secondo motivo di ricorso, annullando la sentenza di condanna e rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

La Corte ha evidenziato come la ricostruzione del fatto, che ha portato alla condanna, derivasse inevitabilmente dalle dichiarazioni dei testimoni sentiti in primo grado (la persona offesa e altri soggetti presenti al momento del ritrovamento del portafoglio). Il Tribunale, dopo averli ascoltati direttamente, aveva ritenuto non superato il dubbio sulla colpevolezza. La Corte d’Appello, invece, limitandosi a rileggere le trascrizioni, ha operato una diversa valutazione dell’attendibilità di tali testimonianze, giungendo a un giudizio di condanna.

Questo modo di procedere viola una regola fondamentale del giusto processo. La valutazione dell’attendibilità di un testimone non si basa solo sul contenuto verbale della sua deposizione, ma anche su elementi non verbali percepibili solo attraverso un esame diretto, in ossequio ai principi di oralità e immediatezza.

Le Motivazioni

La Cassazione ha ribadito che, quando una sentenza di assoluzione si fonda sulla valutazione di prove dichiarative, il giudice d’appello che intende condannare l’imputato non può limitarsi a una diversa interpretazione “cartolare” degli atti. Ha l’obbligo, anche d’ufficio, di disporre la rinnovazione istruttoria e di procedere a un nuovo esame dei soggetti le cui dichiarazioni sono considerate decisive. Questo obbligo, sancito dalla giurisprudenza nazionale (a partire dalla sentenza Dasgupta) e sovranazionale (in particolare dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo), è posto a presidio della presunzione di innocenza e del diritto di difesa.

Costituiscono prove “decisive” non solo quelle che hanno direttamente determinato l’assoluzione, ma anche quelle che, se espunte dal materiale probatorio, potrebbero incidere sull’esito del giudizio. Nel caso di specie, le testimonianze erano chiaramente decisive. Pertanto, l’imputato aveva il diritto di confrontarsi nuovamente con le fonti di prova prima che la sua posizione venisse aggravata.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un baluardo del sistema processuale penale: non si può essere condannati in appello sulla base di una semplice rilettura delle carte, quando in primo grado si è stati assolti grazie a un esame diretto dei testimoni. La rinnovazione istruttoria non è una facoltà, ma un preciso dovere del giudice d’appello in questi casi. Questa decisione garantisce che ogni condanna sia fondata su una valutazione probatoria completa e affidabile, nel pieno rispetto del principio che la colpevolezza debba essere provata “oltre ogni ragionevole dubbio” attraverso il metodo di acquisizione della prova più epistemologicamente affidabile: l’esame diretto.

Può un giudice d’appello condannare un imputato assolto in primo grado senza riascoltare i testimoni?
No. Secondo la sentenza, se la decisione di condanna si basa su una diversa valutazione di testimonianze che sono state decisive per l’assoluzione, il giudice d’appello ha l’obbligo di rinnovare l’istruttoria e riascoltare direttamente i testimoni.

Cosa si intende per ‘rinnovazione dell’istruttoria’ in appello?
Si intende la riapertura della fase di raccolta delle prove nel giudizio di secondo grado. Nel caso specifico, ciò significa convocare nuovamente i testimoni le cui dichiarazioni sono al centro della decisione, per poterli esaminare di persona e valutarne direttamente l’attendibilità.

Perché è così importante riascoltare i testimoni in appello prima di ribaltare un’assoluzione?
Perché la valutazione dell’attendibilità di un testimone si fonda non solo su ciò che dice, ma anche su come lo dice. I principi di oralità e immediatezza consentono al giudice di percepire elementi non verbali che si perdono nella semplice lettura delle trascrizioni. Per superare il ‘ragionevole dubbio’ e garantire il diritto di difesa, è necessario un confronto diretto con la fonte di prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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