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Rimessione processo: quando la richiesta è inammissibile

Un imputato ha richiesto il trasferimento del proprio processo (rimessione del processo) a causa di una presunta campagna mediatica. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza inammissibile per due motivi: la mancata notifica alle altre parti del processo e la natura infondata della richiesta, poiché una campagna stampa non basta, da sola, a dimostrare la parzialità dei giudici. L’imputato è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione del processo: Inammissibilità per vizi procedurali e di merito

La richiesta di rimessione del processo è uno strumento eccezionale previsto dal nostro ordinamento per garantire un giusto processo quando fattori esterni rischiano di comprometterne la serenità e l’imparzialità. Tuttavia, la sua attivazione è soggetta a rigidi requisiti procedurali e sostanziali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4149/2024) ci offre un chiaro esempio di come la mancanza di tali presupposti conduca a una declaratoria di inammissibilità, con conseguenze economiche per il richiedente.

I fatti del caso: la richiesta di trasferimento del giudizio

Nel caso in esame, un imputato aveva presentato personalmente un’istanza alla Corte di Cassazione per ottenere il trasferimento del proprio processo, in corso presso la Corte d’Assise, a un altro ufficio giudiziario. La ragione addotta a sostegno della richiesta era la presenza di una presunta e continua campagna di stampa, che, a suo dire, avrebbe minato l’imparzialità del collegio giudicante.

La decisione della Cassazione sulla rimessione del processo

La Suprema Corte ha dichiarato l’istanza palesemente inammissibile, basando la propria decisione su due distinti profili di criticità: uno di natura procedurale e l’altro di merito.

Il vizio procedurale: la mancata notifica alle altre parti

Il primo ostacolo, insormontabile, è stato di natura formale. L’articolo 46 del codice di procedura penale stabilisce chiaramente che la richiesta di rimessione deve essere notificata, a pena di inammissibilità, a tutte le altre parti del processo entro sette giorni dalla sua presentazione. Tra queste parti rientrano, ovviamente, anche le parti civili costituite.

Nel caso di specie, il richiedente non ha fornito alcuna prova di aver effettuato tale notifica. La Corte ha ribadito che questo adempimento è una “condizione indefettibile di ammissibilità”, la cui omissione comporta automaticamente il rigetto dell’istanza senza neanche entrare nel merito delle argomentazioni.

L’infondatezza nel merito: la campagna stampa non basta

Anche superando l’ostacolo procedurale, la Corte ha specificato che la richiesta sarebbe stata comunque respinta per manifesta infondatezza. Secondo il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, la semplice esistenza di articoli di giornale o di una campagna mediatica, per quanto intensa e continua, non è di per sé sufficiente a giustificare la rimessione del processo.

Perché una tale richiesta possa essere accolta, è necessario che il richiedente fornisca elementi concreti e specifici che dimostrino come tale pressione mediatica abbia effettivamente compromesso o possa potenzialmente compromettere l’imparzialità dell’ufficio giudiziario locale. Nel caso analizzato, l’imputato non ha illustrato né documentato tali elementi, limitandosi a lamentare la campagna di stampa in sé.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione richiamando principi consolidati. In primo luogo, ha sottolineato come le regole procedurali, come quella sulla notifica, non siano meri formalismi, ma garanzie essenziali per il corretto svolgimento del contraddittorio tra le parti. La mancata comunicazione alle altre parti impedisce loro di esercitare il proprio diritto di difesa rispetto all’istanza di rimessione.

In secondo luogo, sul merito, ha ribadito la necessità di un nesso causale concreto tra il fattore esterno (la campagna mediatica) e la potenziale menomazione dell’imparzialità del giudice. In assenza di prove specifiche che dimostrino questo legame, la richiesta si traduce in una mera congettura, non sufficiente a giustificare uno spostamento eccezionale della competenza territoriale.

Infine, la Corte ha applicato l’articolo 616 del codice di procedura penale, che prevede la condanna alle spese processuali e al pagamento di una somma in favore della Cassa delle ammende in caso di inammissibilità. La condanna è stata giustificata dalla presenza di profili di colpa nel comportamento del richiedente, che ha attivato un procedimento incidentale senza rispettare i requisiti minimi di legge.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della decisione

L’ordinanza in esame conferma due principi fondamentali in materia di rimessione del processo. Primo, il rispetto rigoroso degli adempimenti procedurali è cruciale: omettere la notifica alle altre parti rende l’istanza immediatamente inammissibile. Secondo, non basta denunciare un clima mediatico ostile; è indispensabile provare con fatti concreti che tale clima abbia generato una reale e potenziale menomazione dell’imparzialità del giudice. Chi intende avvalersi di questo strumento deve quindi preparare un’istanza ben documentata non solo sulle cause esterne di turbativa, ma soprattutto sui loro effetti diretti sull’organo giudicante.

Perché la richiesta di rimessione del processo è stata dichiarata inammissibile?
La richiesta è stata dichiarata inammissibile per due ragioni principali: in via procedurale, perché il richiedente non ha notificato l’istanza alle altre parti del processo entro sette giorni come previsto dalla legge; nel merito, perché è stata ritenuta manifestamente infondata, non avendo fornito prove concrete del fatto che la campagna mediatica avesse compromesso l’imparzialità dei giudici.

Una campagna di stampa ostile è sufficiente per ottenere il trasferimento di un processo?
No. Secondo la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, una campagna di stampa, anche se continua e intensa, non è di per sé motivo sufficiente per la rimessione del processo. È necessario dimostrare con elementi concreti che tale campagna abbia causato una potenziale compromissione dell’imparzialità dell’ufficio giudiziario.

Quali sono le conseguenze per chi presenta una richiesta di rimessione inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta, ai sensi degli artt. 616 e 48 cod. proc. pen., la condanna del richiedente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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