LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rimessione processo: quando il sospetto non basta

Un imputato per diffamazione chiedeva la rimessione del processo, sostenendo l’ostilità della Procura locale. La Corte di Cassazione ha dichiarato la richiesta inammissibile, specificando che l’istituto della rimessione del processo richiede una ‘grave situazione locale’ oggettiva e non può basarsi su mere supposizioni di parzialità o sulle normali attività processuali del Pubblico Ministero, contestabili all’interno del dibattimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione del Processo: Quando il Sospetto di Parzialità Non Basta

L’istituto della rimessione del processo rappresenta una deroga fondamentale al principio del giudice naturale precostituito per legge, consentendo il trasferimento di un procedimento ad un’altra sede giudiziaria. Ma quali sono i limiti di questo strumento? Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 31708/2024, offre chiarimenti cruciali, stabilendo che il mero sospetto di ostilità da parte della Procura non è sufficiente a integrare quella ‘grave situazione locale’ richiesta dalla legge.

I Fatti del Caso: Accuse di Diffamazione e Sospetti sulla Procura

Il caso trae origine da un procedimento per diffamazione pluriaggravata a carico di un cittadino. L’imputato era accusato di aver affisso manifesti con frasi offensive nei confronti del precedente sindaco della sua città. In questi stessi manifesti, tuttavia, l’uomo muoveva accuse anche nei confronti della Procura della Repubblica locale, rea, a suo dire, di aver omesso di procedere contro lo stesso ex sindaco per un’ipotesi di appropriazione indebita.

Inizialmente, il procedimento era stato trasferito a un altro Tribunale, competente per i reati in cui sono coinvolti magistrati della sede originaria. Tale Tribunale, però, si era dichiarato incompetente, non ravvisando una specifica accusa di diffamazione contro magistrati individuabili. Il processo era quindi tornato nella sua sede naturale, dove la Procura aveva richiesto e ottenuto un decreto penale di condanna. L’imputato, opponendosi al decreto, ha presentato istanza di rimessione, lamentando la palese ostilità della Procura, dimostrata, a suo parere, dalla perseveranza nell’accusarlo, contestando persino l’aggravante dell’offesa a un corpo giudiziario.

L’Inammissibilità della Richiesta di Rimessione del Processo

L’imputato sosteneva che l’insistenza della Procura nel perseguirlo, nonostante fosse essa stessa oggetto delle critiche nei manifesti, dimostrasse una mancanza di imparzialità che condizionava l’intero ufficio giudiziario. A suo avviso, questa situazione creava un legittimo sospetto sulla serenità del giudizio.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha respinto categoricamente questa tesi, dichiarando la richiesta inammissibile. I giudici hanno ribadito la natura eccezionale della rimessione, che impone un’interpretazione restrittiva dei suoi presupposti.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte si fonda su principi consolidati. In primo luogo, la ‘grave situazione locale’ idonea a giustificare la rimessione del processo deve essere un fenomeno:
1. Esterno alla dialettica processuale.
2. Concreto, effettivo e attuale, non basato su mere congetture, illazioni o timori soggettivi.
3. Così abnorme da rappresentare un pericolo concreto per l’imparzialità del giudice o per la libertà di chi partecipa al processo.

Nel caso di specie, secondo la Corte, le lamentele dell’imputato non descrivono una situazione esterna e anomala, ma si risolvono in una critica all’operato del Pubblico Ministero. La formulazione del capo d’imputazione, inclusa la contestazione di un’aggravante, è espressione dell’esercizio dell’azione penale. L’imputato ha la piena facoltà di contestare la fondatezza di tali accuse nel corso del processo, ma non può utilizzare questa dinamica processuale come prova di una presunta parzialità che giustifichi il trasferimento della sede.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che i motivi di legittimo sospetto devono investire l’ufficio giudiziario nel suo complesso. Qualora il presunto difetto di imparzialità riguardi un singolo magistrato (giudice o pubblico ministero), gli strumenti corretti previsti dall’ordinamento sono l’astensione e la ricusazione, non la rimessione dell’intero processo.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cardine della procedura penale: la rimessione del processo è un rimedio estremo, da attivare solo in presenza di circostanze oggettivamente gravi e pervasive che minano la credibilità della giustizia in una determinata sede territoriale. Le normali dinamiche processuali, incluse le scelte della pubblica accusa, non costituiscono, di per sé, un sintomo di parzialità. Un’interessante nota finale riguarda le spese: la Corte ha deciso di non condannare il ricorrente al pagamento delle spese processuali, aderendo all’orientamento secondo cui la richiesta di rimessione, non avendo natura di mezzo di impugnazione, non è soggetta all’applicazione dell’art. 616 c.p.p. in caso di inammissibilità.

Quando è possibile chiedere la rimessione del processo?
La rimessione del processo può essere richiesta solo in presenza di una ‘grave situazione locale’, ovvero un fenomeno esterno al processo, concreto e attuale, che possa pregiudicare la libertà di determinazione delle persone che vi partecipano o l’imparzialità del giudice.

Il sospetto di ostilità da parte del Pubblico Ministero è sufficiente per ottenere la rimessione del processo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il mero sospetto di parzialità o le critiche verso le scelte processuali del Pubblico Ministero non sono sufficienti. Tali questioni rientrano nella normale dialettica processuale e devono essere affrontate all’interno del dibattimento. Per la rimessione serve una situazione che investa l’intero ufficio giudiziario, non un singolo magistrato.

In caso di inammissibilità della richiesta di rimessione, si viene sempre condannati al pagamento delle spese processuali?
No. La sentenza in esame, seguendo un orientamento ormai prevalente, ha stabilito che alla declaratoria di inammissibilità della richiesta di rimessione non consegue la condanna al pagamento delle spese, poiché tale richiesta non ha la natura di un mezzo di impugnazione e quindi non si applica l’art. 616 c.p.p.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati