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Rimessione processo: quando è inammissibile?

Un imputato ha richiesto la rimessione del processo, ovvero il suo trasferimento ad altra sede, sostenendo una presunta mancanza di imparzialità del tribunale locale. La Corte di Cassazione ha dichiarato la richiesta inammissibile, chiarendo che la rimessione del processo è un rimedio eccezionale. Non basta un semplice timore soggettivo o un conflitto con singoli magistrati; è necessaria la prova di una grave e oggettiva situazione ambientale che comprometta l’imparzialità dell’intero ufficio giudiziario.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione del processo: quando semplici sospetti non bastano

L’istituto della rimessione del processo rappresenta una deroga fondamentale al principio costituzionale del giudice naturale, consentendo di spostare la sede di un processo per garantire un giudizio sereno e imparziale. Tuttavia, proprio per il suo carattere eccezionale, i presupposti per la sua applicazione sono estremamente rigorosi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 28131/2024, ribadisce con forza questi principi, chiarendo quando una richiesta basata su presunte ostilità e complotti da parte dei magistrati debba essere considerata inammissibile.

I fatti del caso

Nel caso di specie, un imputato in un procedimento per lesioni personali pendente dinanzi al Giudice di Pace di Modena aveva presentato personalmente un’istanza di rimessione. A suo avviso, sussisteva un concreto pericolo per l’imparzialità del giudizio a causa di “gravi situazioni locali”. L’istante sosteneva l’esistenza di un’azione concertata contro di lui da parte di alcuni magistrati e avvocati delle sedi di Modena e Ancona, i quali avrebbero precostituito iniziative giudiziarie per delegittimarlo e ostacolare la sua attività professionale, anche in risposta a denunce che lui stesso aveva sporto nei loro confronti. La sua tesi era che questi procedimenti fossero strumentali a intimidirlo.

I rigidi presupposti per la rimessione del processo

La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile la richiesta, ha ripercorso il consolidato orientamento giurisprudenziale in materia. L’istituto della rimessione ha natura eccezionale e le norme che lo regolano devono essere interpretate in modo restrittivo. La richiesta non può fondarsi su mere congetture, illazioni o vaghi timori soggettivi dell’imputato.

Perché si possa parlare di “grave situazione locale”, è necessario che si verifichi un fenomeno:
1. Esterno alla dialettica processuale: Non deve derivare da normali contrasti tra le parti o da decisioni processuali sgradite.
2. Riguardante l’ambiente territoriale: Deve essere una situazione anomala che coinvolge il contesto in cui si svolge il processo.
3. Capace di incidere sull’intero ufficio giudiziario: Il pericolo per l’imparzialità deve riguardare il tribunale nel suo complesso e non solo singoli magistrati.

La Corte ha sottolineato che, qualora il sospetto di parzialità riguardi specifici giudici, gli strumenti corretti sono l’astensione e la ricusazione, non il trasferimento dell’intero processo.

La decisione della Cassazione sulla rimessione del processo

Applicando questi principi al caso concreto, i Giudici hanno ritenuto la richiesta manifestamente infondata. Le argomentazioni dell’imputato sono state definite “sostanzialmente autoreferenziali”, poiché basate quasi esclusivamente sulla sua percezione di essere vittima di un complotto, derivante dalle sue stesse denunce contro i magistrati.

Secondo la Corte, la presentazione di esposti contro i giudici non può, di per sé, creare automaticamente una situazione di imparzialità che giustifichi la rimessione del processo. È necessaria la dimostrazione di fatti oggettivi e concreti che provino un reale e attuale pericolo di condizionamento del processo. Nel caso esaminato, tale prova mancava del tutto.

Le motivazioni

La Corte ha evidenziato una contraddizione palese nell’argomentazione del richiedente. Egli stesso aveva ammesso in un passaggio della sua richiesta che la magistratura di Ancona, in un’altra vicenda, aveva accolto una sua opposizione contro la richiesta di archiviazione di una denuncia da lui sporta. Questo fatto, secondo la Suprema Corte, smentisce l’assunto di una compromissione sistematica e generalizzata dell’imparzialità dei tribunali di Modena e Ancona.
Di conseguenza, le accuse del richiedente sono state liquidate come mere illazioni e convinzioni personali, prive di quel fondamento oggettivo necessario a configurare una “grave situazione locale”. Attribuire un valore “sistematico” di dolosa parzialità alle condotte di singoli magistrati è apparso un esercizio arbitrario e congetturale.

Le conclusioni

La sentenza in commento offre un’importante lezione pratica: la richiesta di rimessione del processo è un’arma potente ma da utilizzare con estrema cautela. Per avere successo, non è sufficiente lamentare un presunto accanimento giudiziario o sentirsi perseguitati. È indispensabile fornire prove concrete, oggettive ed esterne al processo che dimostrino come l’intero ambiente giudiziario locale sia così inquinato da non poter più garantire un giudizio sereno e imparziale. In assenza di tali prove, la richiesta verrà dichiarata inammissibile per manifesta infondatezza, con conseguente condanna del richiedente al pagamento di una sanzione pecuniaria.

Quali sono i presupposti per ottenere la rimessione del processo?
La richiesta deve essere fondata su circostanze gravi e oggettive che dimostrino l’esistenza di una situazione ambientale anomala, esterna al processo, tale da compromettere seriamente la serenità e l’imparzialità del giudizio. Non sono sufficienti mere congetture, supposizioni o timori soggettivi dell’imputato.

Un conflitto personale con singoli magistrati giustifica la rimessione del processo?
No. La giurisprudenza chiarisce che se il problema riguarda il comportamento di singoli magistrati, gli strumenti appropriati sono l’astensione e la ricusazione. La rimessione è ammessa solo quando la situazione di parzialità investe l’ufficio giudiziario nel suo complesso e non può essere risolta con altri mezzi.

Cosa accade se la richiesta di rimessione viene giudicata manifestamente infondata?
Quando la richiesta viene dichiarata inammissibile per manifesta infondatezza, il richiedente viene condannato al pagamento di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende. Nel caso di specie, la condanna è stata di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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