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Rimessione pregiudiziale: inammissibile senza motivi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile la rimessione pregiudiziale sollevata da un Tribunale per risolvere una questione di competenza territoriale. La decisione si fonda sulla totale assenza di motivazione da parte del giudice remittente, il quale si era limitato a trasmettere gli atti senza effettuare alcuna analisi preliminare sulla fondatezza della questione. La Corte ha ribadito che il rinvio non può avere carattere meramente esplorativo e ha disposto la restituzione degli atti al Tribunale.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione Pregiudiziale: La Cassazione Chiarisce i Requisiti di Ammissibilità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30450 del 2024, ha fornito un’importante lezione sulla corretta applicazione dell’istituto della rimessione pregiudiziale per le questioni di competenza territoriale, introdotto dall’art. 24-bis del codice di procedura penale. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: il giudice che solleva la questione non può limitarsi a un mero rinvio, ma deve motivare adeguatamente la sua decisione, pena l’inammissibilità. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere i doveri del giudice e le garanzie procedurali nel processo penale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un procedimento penale per il reato di frode informatica (art. 640-ter c.p.). Durante un’udienza, la difesa dell’imputato ha sollevato un’eccezione di incompetenza territoriale, sostenendo che il processo dovesse svolgersi presso un altro Tribunale. Invece di decidere sulla questione, il Tribunale adito ha accolto la richiesta della difesa di inviare gli atti direttamente alla Corte di Cassazione per la risoluzione della controversia, ai sensi del nuovo art. 24-bis c.p.p.

Tuttavia, nell’ordinanza di trasmissione, il Tribunale si è limitato a richiamare la richiesta del difensore, senza aggiungere alcuna motivazione o analisi propria. Non ha illustrato le ragioni a sostegno dell’eccezione, non ha svolto una valutazione preliminare sulla sua non manifesta infondatezza e non ha ricostruito i fatti rilevanti per la decisione sulla competenza.

La Decisione della Corte: la Rimessione Pregiudiziale Esplorativa è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile la rimessione pregiudiziale disposta dal Tribunale. La Suprema Corte ha censurato duramente l’operato del giudice di merito, definendo il suo rinvio come “meramente esplorativo”.

Secondo gli Ermellini, il meccanismo previsto dall’art. 24-bis c.p.p. non è un automatismo che scatta alla semplice richiesta di una parte. Al contrario, esso impone al giudice un preciso onere di motivazione. Il giudice che intende sollevare la questione, sia su istanza di parte sia d’ufficio, deve compiere un’analisi preliminare e illustrare le ragioni che rendono la questione di competenza problematica e meritevole dell’intervento regolatore della Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su principi chiari e consolidati. In primo luogo, ha sottolineato che la funzione della rimessione pregiudiziale è quella di risolvere questioni complesse, non di demandare alla Corte di Cassazione una decisione che il giudice di merito potrebbe e dovrebbe prendere autonomamente. Il rinvio è ammissibile solo quando si prospetta l’impossibilità di risolvere la questione con gli ordinari strumenti normativi.

Nel caso specifico, mancava qualsiasi elemento che potesse consentire alla Cassazione di comprendere le problematiche sottostanti. Il Tribunale non aveva fornito:

1. Una illustrazione delle ragioni difensive a fondamento dell’eccezione.
2. Una sintetica ricostruzione dei fatti rilevanti per determinare la competenza.
3. Una delibazione preliminare sulla non manifesta infondatezza della questione.

In assenza di questi elementi, il rinvio si trasforma in una delega impropria di funzioni, snaturando lo scopo dell’istituto. La Corte ha richiamato precedenti pronunce (Sez. 1, n. 46466/2023 e Sez. 3, n. 11400/2023) per ribadire che il giudice remittente deve sempre motivare la propria determinazione.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio cardine del nostro ordinamento processuale: l’obbligo di motivazione dei provvedimenti giurisdizionali. La rimessione pregiudiziale è uno strumento utile per garantire la celere definizione delle questioni di competenza, ma non può diventare una scorciatoia per i giudici che intendono evitare di affrontare questioni complesse. La decisione della Cassazione serve da monito: ogni rinvio pregiudiziale deve essere supportato da un’analisi seria e approfondita, che dimostri la necessità dell’intervento della Suprema Corte. In caso contrario, come avvenuto in questa circostanza, gli atti verranno semplicemente restituiti al mittente, con un inevitabile allungamento dei tempi processuali che la norma mirava a ridurre.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile la richiesta del Tribunale?
La richiesta è stata dichiarata inammissibile perché il Tribunale ha trasmesso gli atti senza fornire alcuna motivazione. Non ha illustrato le ragioni dell’eccezione di incompetenza, non ha effettuato una valutazione preliminare sulla sua fondatezza né ha ricostruito i fatti, rendendo il rinvio “meramente esplorativo”.

Cosa deve fare un giudice per presentare una corretta rimessione pregiudiziale?
Il giudice deve motivare la propria determinazione, analizzando la questione di competenza. Deve compiere una delibazione preliminare sulla non manifesta infondatezza della stessa e illustrare perché non sia possibile risolverla con gli ordinari strumenti normativi, consentendo così alla Cassazione di comprendere le problematiche del caso.

Qual è lo scopo dell’istituto della rimessione pregiudiziale secondo la sentenza?
Lo scopo non è quello di demandare al giudice superiore decisioni che il giudice di merito può assumere, ma di fornire una funzione regolatrice per questioni di competenza particolarmente complesse. Non è uno strumento per evitare di decidere, ma per risolvere dubbi interpretativi che ostacolano la prosecuzione del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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