LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rimessione nei termini: decorrenza e conoscenza effettiva

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un cittadino straniero per la rimessione nei termini, stabilendo che il termine decorre dalla data di notifica del provvedimento (conoscenza effettiva), non dal momento in cui un legale ne spiega il contenuto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione nei termini: da quando decorre la conoscenza effettiva del provvedimento?

L’istituto della rimessione nei termini rappresenta un’ancora di salvezza nel processo penale, consentendo di porre rimedio a decadenze incolpevoli. Tuttavia, il suo corretto utilizzo dipende da un presupposto fondamentale: stabilire il momento esatto in cui il termine per agire inizia a decorrere. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale, chiarendo che la decorrenza del termine per la richiesta è legata alla conoscenza effettiva del provvedimento, e non alla sua successiva comprensione mediate un avvocato, anche nel caso di cittadini stranieri.

Il caso: la richiesta di un cittadino straniero

Un cittadino di nazionalità rumena si era visto notificare un provvedimento di revoca di un decreto di sospensione della pena. Decorsi i termini per l’impugnazione, presentava un’istanza di rimessione nei termini, sostenendo che, in quanto straniero, aveva potuto comprendere appieno il contenuto e le conseguenze dell’atto solo dopo che il suo legale di fiducia ne aveva ottenuto una copia e glielo aveva illustrato. Il giudice dell’esecuzione, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile per tardività, ritenendo che il ricorrente avesse avuto piena conoscenza del provvedimento già dal momento della notifica, avvenuta in data 10 febbraio 2024.

Contro questa decisione, l’interessato proponeva ricorso per cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge, proprio in relazione al concetto di ‘conoscenza’ per un soggetto straniero.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno confermato la correttezza della decisione del giudice dell’esecuzione, ribadendo un orientamento giurisprudenziale consolidato. Secondo la Suprema Corte, le doglianze del ricorrente erano manifestamente infondate, in quanto si limitavano a non condividere un principio di diritto correttamente applicato.

Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale in caso di inammissibilità del ricorso.

Le motivazioni: conoscenza effettiva e decorrenza dei termini per la rimessione nei termini

Il cuore della motivazione risiede nella definizione di “effettiva conoscenza” del provvedimento. La Corte richiama un precedente (Sez. 1, n. 27141 del 2024), secondo cui il termine per presentare la richiesta di restituzione nel termine decorre dal giorno in cui si ha una “sicura consapevolezza dell’esistenza” del decreto e una “precisa cognizione dei suoi estremi”.

Questo momento, chiarisce la Corte, può essere collegato a due eventi specifici:

1. La comunicazione di un atto formale (come la notifica).
2. Lo svolgimento di un’attività procedimentale che dimostri in modo inequivocabile che la conoscenza si è verificata.

Nel caso in esame, il giudice dell’esecuzione ha correttamente individuato il momento dell’effettiva conoscenza con la data della notifica della decisione di revoca. A partire da quella data, il ricorrente aveva tutti gli elementi per attivarsi e proporre impugnazione. L’argomentazione basata sulla nazionalità e sulla necessità di una traduzione o spiegazione da parte di un legale è stata ritenuta irrilevante ai fini del calcolo dei termini processuali. La notifica formale è, di per sé, l’atto che garantisce la conoscibilità legale del provvedimento.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale in materia di termini processuali e diritti della difesa. La decisione sottolinea che la certezza del diritto e la perentorietà dei termini non possono essere subordinate a fattori soggettivi come la comprensione linguistica individuale. La notifica di un atto giudiziario è il momento che fissa la presunzione di conoscenza legale, da cui scaturiscono oneri e facoltà per l’interessato. Per chi riceve un atto, soprattutto se straniero, è quindi essenziale attivarsi immediatamente per comprenderne il significato, rivolgendosi a un legale senza attendere, poiché il tempo per difendersi inizia a scorrere inesorabilmente dal momento della consegna formale del documento.

Da quale momento esatto inizia a decorrere il termine per chiedere la rimessione nei termini?
Il termine decorre dal giorno dell’effettiva conoscenza del provvedimento, che per la Corte coincide con il momento della notifica formale dello stesso, non con la successiva comprensione del suo contenuto tramite un legale.

Il fatto di essere un cittadino straniero e non comprendere la lingua italiana giustifica una decorrenza posticipata dei termini per impugnare?
No, secondo questa ordinanza. La Corte ha ritenuto che la conoscenza effettiva si realizza con la ricezione della notifica, indipendentemente dalla nazionalità del destinatario e dalla sua comprensione della lingua.

Cosa si intende per “effettiva conoscenza” di un provvedimento giudiziario ai fini della rimessione nei termini?
Per “effettiva conoscenza” si intende la sicura consapevolezza dell’esistenza del provvedimento e la precisa cognizione dei suoi elementi essenziali, che si presume avvenga con la comunicazione di un atto formale (come la notifica) o con lo svolgimento di un’attività processuale che ne dimostri la conoscenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati