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Rimessione in termini: no se l’avvocato attende l’ultimo giorno

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un avvocato che aveva depositato un appello tardivamente, invocando la mancata connessione internet su un treno nell’ultimo giorno utile. La Corte ha stabilito che attendere l’ultimo momento per un adempimento processuale espone a rischi che ricadono sulla parte, e un impedimento temporaneo non costituisce forza maggiore tale da giustificare una rimessione in termini.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione in Termini: Il Rischio di Agire all’Ultimo Minuto

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nella gestione delle scadenze processuali: l’istituto della rimessione in termini non può essere invocato per rimediare a imprevisti che potevano essere evitati con una normale diligenza. Il caso in esame riguarda un avvocato che, a causa di un disservizio della rete internet su un treno ad alta velocità, non è riuscito a depositare telematicamente un atto di appello entro la scadenza, facendolo il giorno successivo. La Corte ha respinto le sue ragioni, sottolineando come la scelta di attendere le ultime ore dell’ultimo giorno utile sia una decisione che espone a rischi non tutelabili.

I Fatti del Caso: un Appello Depositato in Ritardo

Un difensore proponeva appello avverso una sentenza di condanna. Tuttavia, il deposito dell’atto avveniva un giorno dopo la scadenza del termine perentorio previsto dalla legge. La Corte d’Appello dichiarava, di conseguenza, l’inammissibilità dell’impugnazione. Successivamente, il legale presentava un’istanza per essere rimesso in termini, sostenendo di essere stato vittima di un impedimento dovuto a forza maggiore. In particolare, il difensore si trovava in viaggio su un treno ad alta velocità nell’ultimo giorno utile per il deposito e, a causa di un malfunzionamento della connessione Wi-Fi a bordo, non era stato in grado di inviare l’atto tramite PEC. La Corte d’Appello respingeva anche questa istanza. Contro entrambe le decisioni, il difensore ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Corte e la disciplina della rimessione in termini

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi manifestamente infondati, confermando le decisioni della Corte di merito. I giudici hanno chiarito che l’impedimento lamentato dal difensore non integrava i requisiti del caso fortuito o della forza maggiore necessari per ottenere la rimessione in termini.

Secondo la Suprema Corte, il difensore aveva avuto a disposizione un lungo periodo di tempo (45 giorni, oltre alla sospensione feriale di altri 30 giorni) per preparare e depositare l’appello. La scelta di attendere le ultime ore del giorno di scadenza, per di più durante un viaggio in treno, è stata considerata una condotta priva della necessaria diligenza professionale. L’imprevisto della mancata connessione, pur documentato, è stato ritenuto un ostacolo temporaneo e limitato, che un professionista attento avrebbe potuto prevedere e superare.

La tardività dell’istanza di rimessione in termini

Oltre a respingere la tesi della forza maggiore, la Cassazione ha evidenziato un ulteriore errore procedurale. L’istanza di rimessione in termini deve essere presentata entro dieci giorni dal momento in cui è cessato l’impedimento. Nel caso di specie, il disservizio si era verificato e concluso il 16 ottobre 2023. L’istanza, invece, era stata presentata solo il 27 gennaio 2024. Il difensore ha tentato di giustificare questo ritardo sostenendo di aver dovuto attendere la prova formale del disservizio da parte della compagnia ferroviaria, ricevuta solo il 30 gennaio. La Corte ha rigettato questa argomentazione, specificando che il termine decorre dalla cessazione del fatto impeditivo, non dal momento in cui se ne ottiene la prova documentale.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Per integrare un’ipotesi di forza maggiore rilevante ai sensi dell’art. 175 c.p.p., l’impedimento deve essere assoluto e protratto, non un semplice ostacolo temporaneo. L’incapacità di organizzare i propri impegni in modo da neutralizzare il rischio di imprevisti dell’ultimo momento è imputabile alla parte e non può giustificare deroghe ai termini perentori. La Corte ha sottolineato che il difensore avrebbe potuto avvalersi del personale del proprio studio o di un sostituto per la trasmissione dell’atto, oppure avrebbe potuto inviare l’appello una volta giunto a destinazione, avendo ancora tempo utile prima della mezzanotte.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce l’importanza del principio di autoresponsabilità del professionista legale. La gestione delle scadenze processuali richiede una pianificazione prudente, che tenga conto di possibili imprevisti. Affidarsi alle ultime ore disponibili per un adempimento cruciale come il deposito di un’impugnazione è una pratica rischiosa, le cui conseguenze negative, come l’inammissibilità dell’atto, non possono essere sanate attraverso l’istituto della rimessione in termini. La decisione serve da monito: la tecnologia offre strumenti potenti, ma la diligenza professionale impone di non dipendere esclusivamente da essa, soprattutto quando sono in gioco i diritti della difesa.

Un guasto alla connessione Internet nell’ultimo giorno utile costituisce forza maggiore per giustificare un ritardo nel deposito di un atto?
No. Secondo la Corte, un impedimento fisico o tecnico limitato al giorno di scadenza del termine non integra un’ipotesi di caso fortuito o forza maggiore, poiché è imputabile alla parte l’incapacità di organizzare i propri impegni in modo da neutralizzare il rischio di imprevisti dell’ultimo momento.

Perché la Corte ha ritenuto che il difensore non abbia agito con la normale diligenza?
Perché aveva usufruito di un lungo periodo (45 giorni più la sospensione feriale) per depositare l’appello e ha scelto di attendere le ultime ore dell’ultimo giorno utile, per di più durante un viaggio in treno. Un professionista diligente avrebbe dovuto prevedere e superare un ostacolo limitato nel tempo come un disservizio internet.

Da quale momento decorre il termine per chiedere la rimessione in termini?
Il termine di dieci giorni per presentare l’istanza di restituzione nel termine decorre dalla data in cui è cessato l’impedimento (nel caso specifico, il giorno stesso del viaggio in treno) e non dal momento in cui si ottiene la prova documentale dell’impedimento stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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