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Rimessione in termini: no Riforma Cartabia retroattiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva la rimessione in termini per impugnare una sentenza del 2015. L’imputato sosteneva che il termine dovesse decorrere dall’entrata in vigore della Riforma Cartabia, ma la Corte ha stabilito che la nuova normativa non è retroattiva e che l’imputato era a conoscenza della condanna già dal 2019, rendendo la sua richiesta tardiva.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione in Termini e Riforma Cartabia: La Cassazione Chiarisce i Limiti Temporali

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, ha affrontato un’importante questione relativa all’istituto della rimessione in termini, specialmente alla luce delle novità introdotte dalla Riforma Cartabia. Questa decisione chiarisce i limiti di applicazione delle nuove norme per le sentenze emesse prima della loro entrata in vigore, offrendo un punto fermo sull’irretroattività della disciplina.

I Fatti del Caso

Un imputato, condannato in primo grado dal Tribunale di Tivoli nel 2015, presentava un’istanza di rimessione in termini per poter impugnare tale sentenza. La Corte d’Appello di Roma dichiarava l’istanza inammissibile perché tardiva. L’imputato ricorreva quindi in Cassazione, sostenendo che il termine di trenta giorni per presentare la richiesta dovesse decorrere non dalla scoperta della sentenza, ma dalla data di entrata in vigore della Riforma Cartabia (30 dicembre 2022). A suo avviso, la nuova formulazione dell’art. 175 cod. proc. pen. avrebbe creato una nuova finestra temporale per chi, giudicato in assenza, non aveva avuto conoscenza del processo senza propria colpa. Egli lamentava inoltre che la Corte d’Appello non avesse valutato nel merito la sua situazione, legata all’inadempienza del precedente difensore.

La Decisione della Corte e la non retroattività della Riforma Cartabia sulla rimessione in termini

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. I giudici hanno smontato la tesi del ricorrente, basando la loro decisione su due pilastri fondamentali: il principio di irretroattività sancito dalle disposizioni transitorie della Riforma Cartabia e la prova della conoscenza effettiva della sentenza da parte dell’imputato in data ben anteriore.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha qualificato il primo motivo di ricorso come manifestamente infondato. Ha spiegato che la stessa Riforma Cartabia, attraverso la disposizione transitoria contenuta nell’art. 89, comma 3, del D.Lgs. n. 150/2022, stabilisce chiaramente che le nuove norme sull’impugnazione dell’imputato assente si applicano solo alle sentenze pronunciate dopo l’entrata in vigore della riforma. La sentenza in questione, risalendo al 2015, era palesemente esclusa da questo ambito applicativo.

Inoltre, la Cassazione ha sottolineato un fatto decisivo e pacifico: il ricorrente era a conoscenza sia del processo che della sentenza di condanna almeno dal 10 ottobre 2019. In quella data, infatti, egli stesso aveva sporto querela contro il suo precedente difensore. Da quel momento, avrebbe dovuto attivarsi per richiedere la rimessione in termini secondo le regole allora vigenti (art. 175, comma 1, cod. proc. pen.), senza attendere una riforma legislativa successiva. L’istanza presentata nel 2023 è stata quindi correttamente giudicata tardiva dalla Corte d’Appello.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento: le riforme processuali, salvo espressa previsione contraria, non hanno effetto retroattivo. La Riforma Cartabia, pur avendo introdotto maggiori tutele per l’imputato giudicato in assenza, non può sanare situazioni pregresse per le quali i termini per agire erano già decorsi. La sentenza evidenzia l’importanza per l’imputato di attivarsi tempestivamente non appena viene a conoscenza di un procedimento o di una condanna a suo carico. L’attesa di modifiche legislative favorevoli non è una strategia processualmente valida e non interrompe né riapre i termini perentori previsti dalla legge. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua ammenda suggella la netta posizione della Corte sulla manifesta infondatezza del ricorso.

La Riforma Cartabia permette la rimessione in termini per sentenze emesse prima della sua entrata in vigore?
No. La sentenza chiarisce che, in base alle disposizioni transitorie (art. 89, comma 3, d.lgs. n. 150/2022), le nuove norme sulla rimessione in termini per l’imputato assente si applicano solo alle impugnazioni contro sentenze emesse dopo l’entrata in vigore della riforma.

Da quale momento decorre il termine per chiedere la rimessione in termini per impugnare una sentenza di condanna?
Il termine decorre dal momento in cui l’interessato ha avuto effettiva conoscenza del procedimento o del provvedimento di condanna. Nel caso di specie, la Corte ha stabilito che la conoscenza era provata almeno dal 10/10/2019, data in cui l’imputato aveva sporto querela contro il suo precedente avvocato.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, come previsto dall’art. 616 cod. proc. pen., il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisano profili di colpa, anche al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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