LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rimessione in termini: annullata ordinanza GIP

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del GIP che negava la rimessione in termini a un imputato. Il GIP aveva erroneamente omesso di verificare la dedotta mancata conoscenza effettiva di un decreto penale, regolarmente notificato via PEC al difensore. La Corte ha chiarito che sull’imputato grava un onere di allegazione, non di prova, e che spetta al giudice verificare la veridicità delle sue affermazioni.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione in Termini: Il Dovere del Giudice di Verificare la Mancata Conoscenza dell’Atto

La notifica degli atti giudiziari è un momento cruciale nel processo penale, poiché da essa decorrono termini perentori per esercitare i propri diritti, come quello di impugnare una condanna. Ma cosa succede se l’imputato, pur essendo la notifica formalmente corretta, non viene a conoscenza del provvedimento in tempo utile? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i presupposti per la rimessione in termini e sottolinea il dovere del giudice di non fermarsi alle apparenze formali.

I Fatti del Caso: La Notifica al Difensore e l’Opposizione Tardiva

Il caso riguarda un imputato condannato con un decreto penale per guida in stato di ebbrezza. Il decreto veniva notificato via PEC all’indirizzo del difensore, sulla base di una precedente dichiarazione di domicilio effettuata dall’imputato presso lo studio legale. L’imputato, tuttavia, presentava opposizione al decreto oltre i termini di legge, chiedendo contestualmente la rimessione in termini.

A sostegno della sua richiesta, l’interessato spiegava di aver perso la possibilità di comunicare tempestivamente con il proprio avvocato a causa dell’abbandono del suo apparecchio telefonico e della conseguente interruzione dei contatti. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) respingeva l’istanza, ritenendo la notifica al difensore perfettamente valida e l’opposizione inammissibile, senza approfondire le ragioni addotte dall’imputato.

La Decisione della Cassazione: Il Principio della Conoscenza Effettiva

La Corte di Cassazione, investita del ricorso, ha annullato l’ordinanza del GIP, rinviando il caso per un nuovo esame. I giudici supremi hanno distinto due profili:

1. Validità della notifica: La Corte ha confermato che, secondo le recenti riforme (d.lgs. 150/2022), la notifica del decreto penale all’indirizzo PEC del difensore è legittima quando l’imputato ha dichiarato domicilio presso il suo studio.
2. Presupposti per la restituzione nel termine: Nonostante la regolarità formale della notifica, il GIP ha commesso un errore nel non valutare l’allegazione dell’imputato circa la sua mancata conoscenza effettiva e tempestiva del provvedimento.

Le Motivazioni: L’Onere di Allegazione dell’Imputato e il Dovere di Verifica del Giudice

Il punto centrale della motivazione della Cassazione risiede nell’interpretazione dell’art. 175, comma 2, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che l’imputato condannato con decreto penale, che non ne abbia avuto tempestiva ed effettiva conoscenza, è restituito nel termine per proporre opposizione. La Corte chiarisce che sull’imputato grava un onere di allegazione, non un onere di prova. Ciò significa che egli deve indicare le ragioni specifiche che gli hanno impedito di conoscere l’atto (nel caso di specie, la perdita del telefono e l’impossibilità di contattare l’avvocato), ma non è tenuto a provarle in modo rigoroso.

Di fronte a tali allegazioni, scatta il dovere del giudice di verificare la situazione rappresentata. Il giudice non può limitarsi a respingere l’istanza sulla base della sola regolarità formale della notifica. Deve, invece, attivarsi, anche con poteri officiosi, per accertare se l’imputato abbia effettivamente avuto conoscenza del decreto. Nel caso in esame, il GIP ha omesso completamente questa valutazione, assumendo erroneamente che l’imputato non avesse formulato alcun rilievo specifico, quando invece lo aveva fatto.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza riafferma un principio di garanzia fondamentale: la regolarità formale di una notifica non può prevalere sulla conoscenza effettiva dell’atto, quando sono in gioco diritti fondamentali come quello alla difesa e all’impugnazione. Per gli operatori del diritto, la decisione sottolinea che un’istanza di rimessione in termini deve essere sempre corredata da specifiche allegazioni fattuali che spieghino il motivo della mancata conoscenza. Per i giudici, essa costituisce un monito a non adottare decisioni sbrigative, ma a compiere una valutazione approfondita e concreta delle circostanze dedotte dalla parte, garantendo che i diritti processuali non siano sacrificati sull’altare del mero formalismo.

È valida la notifica del decreto penale di condanna all’indirizzo PEC del difensore se l’imputato ha solo dichiarato domicilio presso di lui?
Sì, secondo la sentenza, in base alle nuove normative la notifica del decreto penale presso l’indirizzo PEC del difensore è legittima se l’imputato ha precedentemente dichiarato domicilio presso lo studio del legale.

Cosa deve fare un imputato per ottenere la rimessione in termini se non ha avuto conoscenza del decreto penale notificato al suo avvocato?
L’imputato deve presentare un’istanza motivata in cui ‘allega’, cioè espone in modo specifico, le ragioni concrete che gli hanno impedito di avere tempestiva ed effettiva conoscenza del provvedimento (ad esempio, l’impossibilità di contattare il difensore). Non è richiesto che fornisca una prova piena di tali circostanze.

Qual è il dovere del giudice di fronte a una richiesta di rimessione in termini per mancata conoscenza del provvedimento?
Il giudice non può rigettare la richiesta basandosi unicamente sulla regolarità formale della notifica. Ha il dovere di prendere in esame le allegazioni dell’imputato e di verificare, anche usando i propri poteri d’ufficio, se effettivamente l’interessato non abbia avuto conoscenza del provvedimento, per poi decidere sulla base di tale accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati