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Rimessione del processo: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile la richiesta di rimessione del processo presentata da un’imputata, la quale lamentava una forte pressione mediatica e un clima ostile nella città sede del Tribunale. La Corte ha ribadito che, per giustificare il trasferimento del processo, non bastano le campagne stampa, ma occorrono prove concrete di una “grave situazione locale” esterna al processo, in grado di minare realmente l’imparzialità dei giudici, prova che in questo caso è mancata. La richiesta si basava su motivi ritenuti puramente interni alla dinamica processuale.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione del processo: quando la pressione mediatica non basta

L’istituto della rimessione del processo rappresenta una deroga eccezionale al principio costituzionale del giudice naturale precostituito per legge. Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione torna a delineare i confini di applicazione di questo strumento, chiarendo in quali casi una richiesta di trasferimento del processo debba essere considerata manifestamente infondata e quindi inammissibile. Il caso esaminato riguarda una richiesta basata su una presunta e feroce campagna mediatica che, secondo la ricorrente, avrebbe compromesso la serenità e l’imparzialità del giudizio.

I Fatti del Caso

Una persona imputata per reati gravi, tra cui la diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite, presentava due distinte istanze di rimessione del processo pendente a suo carico presso il Tribunale di una città del Sud Italia. A sostegno della richiesta, l’imputata denunciava l’esistenza di una “grave situazione locale” che turbava lo svolgimento del processo.

Questa situazione sarebbe stata causata da:
1. Una feroce “gogna mediatica” locale, orchestrata da un giornalista, che avrebbe creato un clima di pregiudizio e turbamento in tutta la città e all’interno degli uffici giudiziari.
2. La diffusione virale di video e immagini, anche tramite note applicazioni di messaggistica, che avrebbe generato aggressioni verbali pubbliche ai suoi danni.
3. Presunte illegittimità e omissioni da parte della polizia giudiziaria e del Pubblico Ministero durante le indagini.

Nonostante la presentazione della prima istanza, il Tribunale procedeva con il processo e pronunciava una sentenza di condanna. Di conseguenza, l’imputata chiedeva alla Cassazione non solo la rimessione, ma anche la declaratoria di nullità di tale sentenza.

La Decisione della Cassazione sulla rimessione del processo e le Motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato, seguendo un consolidato orientamento giurisprudenziale. Le motivazioni della decisione si articolano su punti chiari e distinti.

La Nozione di “Grave Situazione Locale”

Il presupposto fondamentale per la rimessione del processo, secondo l’art. 45 cod. proc. pen., è l’esistenza di una “grave situazione locale” tale da pregiudicare la libera determinazione delle persone che partecipano al processo o l’imparzialità del giudice. La Corte ribadisce che questa situazione deve essere un fenomeno esterno all’ambiente processuale. Non può consistere in vicende “endoprocessuali”, cioè in eventi, pur se ritenuti illegittimi, che appartengono alla dialettica interna del procedimento (come le scelte investigative del PM o gli atti della polizia giudiziaria). Le doglianze dell’imputata su questi aspetti sono state ritenute irrilevanti ai fini della rimessione.

L’Irrilevanza della Campagna Stampa

Un punto cruciale della sentenza riguarda il peso della pressione mediatica. La Cassazione chiarisce che ripetuti articoli giornalistici o una vera e propria campagna stampa, per quanto continui e animosi, non sono di per sé sufficienti a integrare una “grave situazione locale”. Per giustificare la translatio iudicii, è necessario dimostrare con elementi concreti che tale campagna abbia effettivamente minato l’imparzialità dei giudici locali. Nel caso di specie, mancava qualsiasi prova di un reale rischio di parzialità del collegio giudicante.

Sulla Nullità della Sentenza di Primo Grado

La Corte ha respinto anche la richiesta di dichiarare nulla la sentenza di condanna emessa dal Tribunale. L’art. 47, comma 2, cod. proc. pen. stabilisce che il giudice deve sospendere il processo solo quando riceve notizia dalla Corte di Cassazione che l’istanza di rimessione è stata assegnata a una sezione diversa da quella preposta al filtro di inammissibilità.
Nel caso in esame, il Tribunale ha emesso la sentenza il 23 luglio, mentre la comunicazione dell’assegnazione da parte della Cassazione è pervenuta alla cancelleria del Tribunale il giorno successivo, il 24 luglio. Pertanto, al momento della decisione, il giudice non era tenuto a sospendere il processo, rendendo infondata ogni doglianza sul punto.

Le Conclusioni

La sentenza consolida il principio secondo cui la rimessione del processo è un rimedio eccezionale, da interpretare in modo restrittivo per non violare il principio del giudice naturale. La Corte di Cassazione ha stabilito che le critiche all’operato degli inquirenti o la presenza di una forte campagna mediatica non sono, da sole, sufficienti a dimostrare l’esistenza di una “grave situazione locale”. È onere di chi richiede la rimessione fornire elementi concreti e specifici che provino un reale e attuale pericolo per l’imparzialità del giudizio, un onere che nel caso di specie non è stato assolto. La decisione, pertanto, ha portato alla condanna della ricorrente al pagamento di una somma in favore della cassa delle ammende.

Una forte campagna mediatica contro un imputato giustifica la rimessione del processo?
No, secondo la Corte di Cassazione, una campagna stampa, anche se continua e animosa, non è di per sé sufficiente a giustificare la rimessione. È necessario fornire elementi concreti che dimostrino una reale compromissione dell’imparzialità dei giudici locali a causa di tale campagna.

Cosa si intende per ‘grave situazione locale’ ai fini della rimessione del processo?
Per ‘grave situazione locale’ si intende un fenomeno esterno alla dialettica processuale, legato all’ambiente territoriale in cui si svolge il processo, così anomalo da creare un rischio concreto di parzialità del giudice o di lesione della libera determinazione delle parti. Non rientrano in questa nozione le questioni interne al processo (vicende endoprocessuali), come presunte irregolarità nelle indagini.

Il giudice deve sospendere il processo non appena viene a conoscenza di un’istanza di rimessione?
No. L’art. 47, comma 2, cod. proc. pen. stabilisce che l’obbligo di sospensione scatta solo quando il giudice ha avuto notizia dalla Corte di Cassazione che la richiesta di rimessione è stata assegnata alle sezioni unite o a una sezione diversa da quella che si occupa dei ricorsi inammissibili. Una mera comunicazione della pendenza dell’istanza non è sufficiente a imporre la sospensione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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