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Rimessione del processo: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un’istanza di rimessione del processo presentata da un imputato che lamentava la presunta parzialità del giudice e del pubblico ministero. La Suprema Corte ha chiarito che la rimessione del processo è un istituto eccezionale, applicabile solo in presenza di una ‘grave situazione locale’ che mini l’imparzialità dell’intero ufficio giudiziario. Le doglianze relative a singoli magistrati devono essere fatte valere con gli strumenti dell’astensione e della ricusazione, non con il trasferimento del procedimento.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione del processo: quando il sospetto di parzialità non basta?

La rimessione del processo è uno strumento di garanzia fondamentale nel nostro ordinamento, ma il suo utilizzo è strettamente circoscritto a situazioni eccezionali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13633/2024, ha ribadito i confini di questo istituto, chiarendo che le lamentele sulla presunta parzialità di singoli magistrati non sono sufficienti a giustificare il trasferimento di un intero procedimento a un’altra sede giudiziaria.

I fatti del caso

Un ex maresciallo dei Carabinieri, imputato in un processo per diffamazione a mezzo social presso il Tribunale di Bari, ha presentato un’istanza per la rimessione del processo ad altro ufficio giudiziario. A suo dire, sussisteva un concreto pericolo per l’imparzialità del giudizio. Le sue accuse si concentravano su due figure chiave: il giudice monocratico e il pubblico ministero titolare del fascicolo.

L’imputato sosteneva che entrambi i magistrati fossero incompatibili a causa di precedenti procedimenti a suo carico, di presunti rapporti personali tra loro, e di una serie di condotte che, a suo avviso, dimostravano una palese ostilità nei suoi confronti, definita come un vero e proprio “stalking giudiziario”. Lamentava inoltre specifiche decisioni processuali del giudice, come il divieto di escutere testi della difesa o di porre determinate domande, interpretandole come prove di un atteggiamento prevenuto.

La questione giuridica: i limiti della rimessione del processo

Il cuore della questione sottoposta alla Cassazione era stabilire se le doglianze dell’imputato, per quanto gravi, potessero integrare i presupposti richiesti dall’art. 45 del codice di procedura penale per la rimessione del processo. Questo istituto rappresenta una deroga al principio costituzionale del giudice naturale (art. 25 Cost.), secondo cui ogni cittadino ha diritto a essere giudicato dal tribunale precostituito per legge. Proprio per il suo carattere eccezionale, la sua applicazione è soggetta a un’interpretazione molto restrittiva.

La legge prevede che la rimessione possa essere disposta solo in presenza di “gravi situazioni locali” tali da pregiudicare la libera determinazione delle persone che partecipano al processo oppure l’imparzialità stessa del giudice. La giurisprudenza ha costantemente interpretato questa nozione come un fenomeno esterno alla dialettica processuale, che riguarda l’ambiente territoriale in cui si svolge il processo e che investe l’ufficio giudiziario nel suo complesso, non i singoli magistrati.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza inammissibile perché manifestamente infondata, seguendo il suo consolidato orientamento. I Giudici hanno sottolineato una distinzione cruciale:

* Le vicende interne al processo: I presunti errori o vizi delle decisioni assunte dal giudice durante il dibattimento (come l’ammissione di prove o la gestione dell’esame dei testimoni) fanno parte della normale dialettica processuale. Per contestarle, l’ordinamento prevede specifici mezzi di impugnazione, ma non giustificano il trasferimento del procedimento.

* Il sospetto di parzialità dei singoli magistrati: Le accuse, anche gravi, rivolte a un singolo giudice o a un pubblico ministero non configurano quella “grave situazione locale” richiesta dalla legge. Se così non fosse, si aprirebbe la porta a un uso strumentale della rimessione per scegliere un giudice più gradito. La Corte ha ribadito che, per garantire l’imparzialità in questi casi, esistono altri rimedi: l’astensione, con cui il magistrato stesso si ritira dal caso, e la ricusazione, con cui le parti possono chiederne la sostituzione.

La Cassazione ha inoltre osservato che lo stesso ricorrente aveva ammesso di aver ottenuto in passato decisioni favorevoli da altri giudici dello stesso Tribunale di Bari (nello specifico, il Tribunale del Riesame). Questo fatto smentiva l’esistenza di un pregiudizio generalizzato da parte dell’intero ufficio giudiziario, confermando che le lamentele erano circoscritte a specifici magistrati.

Conclusioni: le implicazioni della sentenza

Questa pronuncia rafforza un principio cardine della procedura penale: la rimessione del processo non è uno strumento per sindacare l’operato dei singoli magistrati o per risolvere presunte incompatibilità personali. È un rimedio estremo, una extrema ratio, da attivare solo quando l’intero contesto ambientale e giudiziario di una sede è talmente compromesso da non poter garantire un processo sereno e imparziale. Per le questioni relative alla presunta parzialità di un giudice o di un PM, le vie da percorrere sono quelle, ben definite, dell’astensione e della ricusazione. La decisione della Corte serve a preservare l’eccezionalità dell’istituto e a garantire il corretto funzionamento della giustizia, evitando abusi e strumentalizzazioni.

Quando è possibile chiedere la rimessione del processo a un altro tribunale?
La rimessione è possibile solo in presenza di una ‘grave situazione locale’, cioè un fenomeno esterno al processo che riguarda l’intero ambiente territoriale e giudiziario, tale da compromettere l’imparzialità del giudice o la libertà di chi partecipa al processo.

La presunta parzialità di un singolo giudice o PM è sufficiente per ottenere la rimessione del processo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, i motivi di legittimo sospetto devono riguardare l’ufficio giudiziario nel suo complesso. Le doglianze contro singoli magistrati non integrano la ‘grave situazione locale’ e devono essere affrontate con altri strumenti.

Quali sono i rimedi corretti se si dubita dell’imparzialità di un giudice?
L’ordinamento prevede due strumenti specifici: l’astensione, con cui è il giudice stesso a farsi da parte, e la ricusazione, con cui una delle parti processuali può chiederne formalmente la sostituzione per gravi ragioni di convenienza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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