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Rimessione del processo: quando è inammissibile

Un imputato ha richiesto la rimessione del processo, ovvero il suo trasferimento ad altra sede, a causa di una presunta ‘grave situazione locale’. La Corte di Cassazione ha dichiarato la richiesta inammissibile per due ragioni fondamentali: la mancata notifica della richiesta alle altre parti processuali entro i termini di legge e il fatto che le lamentele riguardavano il comportamento interno del giudice, non un fenomeno esterno di parzialità come richiesto dalla normativa. Di conseguenza, il richiedente è stato condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Rimessione del processo: quando la richiesta è inammissibile

L’istituto della rimessione del processo rappresenta una garanzia fondamentale per l’imputato, volta ad assicurare un giudizio sereno e imparziale. Tuttavia, la sua attivazione è subordinata a requisiti procedurali e sostanziali molto stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 5198/2024) offre un chiaro esempio di come il mancato rispetto di tali requisiti porti inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con conseguenze economiche per il richiedente.

I Fatti del Caso

Un imputato presentava un’istanza alla Corte di Cassazione chiedendo la rimessione del processo in cui era coinvolto, sostenendo l’esistenza di una ‘grave situazione locale’ che, a suo dire, avrebbe minato la serenità e l’imparzialità del giudizio presso la Corte d’Assise d’Appello competente. La richiesta era basata sulla percezione di un ambiente ostile e potenzialmente condizionante per il corretto svolgimento del dibattimento.

La Decisione della Corte sulla Rimessione del processo

La Corte di Cassazione ha esaminato l’istanza e l’ha dichiarata inammissibile. La decisione si fonda su una duplice argomentazione: una di carattere procedurale e una di carattere sostanziale. La Corte ha ritenuto che la richiesta mancasse dei presupposti minimi per poter essere valutata nel merito, condannando di conseguenza il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato le ragioni della sua decisione evidenziando due profili di criticità insuperabili.

Il Vizio Procedurale: la Mancata Notifica

Il primo motivo di inammissibilità è di natura puramente formale, ma di importanza cruciale. Ai sensi dell’art. 46 del codice di procedura penale, la parte che chiede la rimessione ha l’onere di notificare la propria richiesta a tutte le altre parti del processo, compreso il Pubblico Ministero, entro sette giorni. Questo adempimento è considerato una ‘condizione indefettibile di ammissibilità’. Nel caso di specie, non vi era prova che il richiedente avesse provveduto a tale notifica. La giurisprudenza costante, richiamata dalla Corte, stabilisce che questa omissione non ammette alternative o equipollenti e determina automaticamente l’inammissibilità dell’istanza.

Il Vizio Sostanziale: la Natura delle Lamentele

Il secondo motivo attiene al merito della richiesta. L’imputato lamentava comportamenti e provvedimenti del giudice (‘endoprocedimentali’) che, a suo avviso, sarebbero stati sintomatici di parzialità. La Corte ha ribadito un principio consolidato: le decisioni o il comportamento del giudice all’interno del processo non possono, da soli, costituire motivo di rimessione. Essi possono assumere rilevanza solo se sono la conseguenza diretta di una ‘grave situazione locale’, intesa come un fenomeno esterno alla dialettica processuale (es. pressioni ambientali, minacce, campagne mediatiche ostili) che incide sull’imparzialità dell’organo giudicante. Le lamentele del ricorrente, essendo confinate alla dinamica interna del processo, non integravano i presupposti di legge.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza la natura eccezionale dell’istituto della rimessione del processo. La decisione della Cassazione sottolinea che il ricorso a tale strumento non può essere utilizzato per contestare genericamente l’operato del giudice. Per ottenere il trasferimento di un processo, è necessario non solo rispettare scrupolosamente le regole procedurali, come la tempestiva notifica a tutte le parti, ma anche dimostrare l’esistenza di una situazione esterna oggettivamente grave, capace di compromettere l’imparzialità del giudizio. In assenza di tali elementi, la richiesta è destinata a essere respinta, con l’ulteriore aggravio di sanzioni pecuniarie per il richiedente a causa della presentazione di un’impugnazione irrituale.

Qual è un requisito procedurale obbligatorio perché una richiesta di rimessione del processo sia ammissibile?
La richiesta deve essere notificata, a cura del richiedente, a tutte le altre parti processuali, incluso il Pubblico Ministero, entro il termine di sette giorni. L’omissione di questa notifica rende l’istanza immediatamente inammissibile.

Il comportamento o le decisioni di un giudice durante il processo possono giustificare una richiesta di rimessione?
Di norma, no. Secondo la giurisprudenza consolidata, i provvedimenti e i comportamenti del giudice interni al processo (endoprocedimentali) non costituiscono motivo di rimessione, a meno che non siano la manifestazione di una mancanza di imparzialità causata da una ‘grave situazione locale’, intesa come un fenomeno esterno e oggettivo che turba la serenità del giudizio.

Cosa succede se un ricorso per rimessione viene dichiarato inammissibile per colpa del richiedente?
Il richiedente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, il cui importo viene determinato dal giudice in base alla natura delle questioni sollevate e al grado di colpa nell’aver presentato un ricorso non conforme alla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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